giovedi , 04 ottobre 2001
RELIGIONE MUSULMANA

L' Islam e la paura di sfidare il «fanatismo»
ALLA RICERCA DEI MODERATI

 

 
Ernesto Galli Della Loggia 

  Sì, dobbiamo assolutamente, dobbiamo con tutte le nostre forze credere che esistano gli Stati arabi «moderati» e in genere un Islam «moderato». Ce lo impongono, nel momento in cui è ormai imminente lo scontro in campo aperto con il terrorismo anch' esso islamico, la saggezza più elementare, la più ovvia opportunità politica. Ma che un fronte arabo moderato esista poi davvero è naturalmente un altro discorso. Certo, esistono degli Stati arabi i cui governi sono ostili al terrorismo e che, se non per annientarlo almeno per frenarlo, sono disposti ad appoggiare gli Stati Uniti. Ma l' ostilità di tali governi verso il terrorismo - da quello del l' Arabia Saudita a quello dell' Egitto - non nasce da un loro supposto «moderatismo», nasce dalla paura che essi hanno del radicalismo militante, in genere a sfondo panarabista, di cui il terrorismo alla Bin Laden è la propaggine estrema. Espressione di monarchie assolute paternalistiche e/o semifeudali (per esempio la suddetta Arabia, gli Emirati, la Giordania, il Marocco), ovvero di «moderne» cricche militari riunite intorno a un despota (Egitto, Tunisia), i regimi cosiddetti moderati tremano ad ogni stormir di fronda e vivono nel costante timore che gli strati popolari o le élite intellettuali più dinamiche dei loro rispettivi Paesi possano prestare orecchio al richiamo fascinoso del radicalismo, e travolgerli in nome di quel misto di messianesimo religioso e di antioccidentalismo di cui la rivoluzione di Khomeini è stato l' episodio finora più importante. Nella loro congenita fragilità ed impopolarità, ciò che soprattutto questi governi non sono in grado di fare - o comunque non vogliono o non possono fare - è di tradurre la propria paura dell' estremismo e del militantismo terroristico in una qualunque battaglia ideologico-culturale presso i propri governati, a favore di una versione per così dire «moderata» dell' Islam, e m en che meno contro quello che noi occidentali ci ostiniamo a chiamare il «fanatismo». Dalle società del fronte cosiddetto moderato, dalle loro televisioni, dai loro giornali, non è mai venuta una condanna esplicita - e soprattutto pronunciata in lingua araba - contro per esempio la sentenza di morte dei mullah iraniani a carico di Salman Rushdie, contro le efferatezze da Gestapo di un governo come quello siriano, contro gli attentati del terrorismo palestinese, contro le pene degradanti e inumane (dalla lapidazione alla fustigazione) comminate in molti Paesi musulmani in omaggio alla loro religione, contro la bestiale persecuzione di cristiani in Sudan (con centinaia di migliaia di morti). Mai nulla: strani moderati questi che stanno sempre zitti davanti alle imprese dei «fanatici»! Tali imprese, compiute in nome dell' Islam (compresi gli attentati dell' 11 settembre) non sono mai oggetto di una discussione pubblica, di un' analisi approfondita, nulla. Nell' Islam «moderato», evidentemente, il «fanatismo» fondamentalista può essere questione solo dei servizi segreti e delle corti marziali, mai di un dibattito vero o di una repulsa argomentata, perché ciò equivarrebbe inevitabilmente a mettere in discussione in modo pubblico il Cor ano, la religione e quant' altro: cosa che nessun governo arabo può permettersi. La paura, insieme con la conoscenza dei sentimenti reali dei propri concittadini, ha sempre consigliato i cosiddetti moderati a mantenere il silenzio, che era poi anche la condizione per mantenere il potere. Così come, sempre la paura, ha portato anzi, negli ultimi dieci-quindici anni, gli Stati cosiddetti moderati a conformare sempre di più le loro legislazioni ai precetti islamici: ciocché, come si capisce, è un altro bell' esempio di lotta contro l' estremismo e il «fanatismo». Cosicché oggi in nessuno di quei Paesi che la nostra stampa si compiace di ascrivere al fronte dell' Islam «moderato», in nessuno di essi esiste la minima libertà religiosa, dappertutto aprire una chiesa cristiana o convertirsi al cristianesimo costituisce un illecito più o meno grave, dappertutto le donne sono vittime di discriminazioni più o meno feroci, dappertutto c' è una rigidissima censura sulle opinioni, dappertutto l' ir religiosità è un crimine, il pluralismo politico e culturale assente, dappertutto domina il dispotismo, la tortura è largamente praticata e le galere sono piene. Se vogliamo vedere le cose come sono e chiamarle con il loro nome, questo è l' Islam «moderato». E da questo si può immaginare quello che «moderato» non è

E. Galli della Loggia

 

una grande speranza
di Ida Magli
ItalianiLiberi| 10.10.2001

 

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