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Il potere di vivere e di (far)
morire |
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E' strano che questo succeda maggiormente proprio oggi, e proprio in
quell'Occidente che rivendica, con la democrazia, anche la libertà e la
laicità delle coscienze. Ma bisogna arrendersi di fronte all'evidenza:
la potenza impersonale, lo Stato, appare molto più affidabile di un
potere che abbia un nome e un cognome. Da questa potenza impersonale si
dipende al punto da chiederle, come un «diritto», di stabilire anche
l'ora della morte. E sia ben chiaro che sotto la domanda insistente che
si leva da tante parti in Occidente per l'eutanasia di Stato, c'è una
spinta precisa: non essendovi più la fede in un Dio che chiede il
sacrificio, imparate a «sacrificarvi» (dal punto di vista teorico, nel
sacrificio è la vittima che vuole essere uccisa) da soli,
spontaneamente: donando gli organi, chiedendo l'eutanasia. Torneremo
dunque, così ad essere quello che, in un modo o nell'altro, siamo
sempre stati: uccisori e uccisi. Due proposte concrete. I medici abbiano
il coraggio di ricominciare ad assumersi la responsabilità di
accompagnare il loro paziente alla fine, senza macchine, senza
accanimenti, alleviando il dolore. E i cittadini, dato che sono ormai
tutti in grado di leggere e di scrivere, abbiano il diritto (questo sì
«diritto») di comprare tutte le medicine che vogliono senza dover
passare attraverso il potere dei medici per avere una ricetta. Ida Magli
Ida Magli
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