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L'Anima tedesca

di Mario Talamona

 Corriere della Sera, venerdì 11 Maggio 2001

Tempi duri per chi fa previsioni economiche e soprattutto monetarie in Europa; ma tempi ancor più duri per chi cerca di dimostrare che la Bce di Duisenberg non è particolarmente sensibile alle pressioni di Berlino. Non erano passate 18 ore dalla notizia dello scivolone della produzione industriale in Germania che la Banca centrale europea - dopo aver più volte garantito che non si sarebbe mossa d’un millimetro - ha inaspettatamente ridotto i suoi tassi di riferimento. Soltanto di un quarto di punto, dal 4,75 al 4,50%, è vero: ma non poteva fare di più perché altrimenti avrebbe dovuto fronteggiare l’aumento della domanda di valuta con un incremento della massa monetaria che nell’attuale situazione non può assolutamente permettersi. Comunque una svolta per l’unica Banca centrale al mondo che aveva finora mantenuto invariati i tassi dal giugno dell’anno scorso, cioè da prima del "diluvio" innescato dalla crisi americana. Che aveva indotto Greenspan, il 6 gennaio scorso e forse in ritardo, a un drammatico taglio, primo di una serie, che ha portato il livello dei tassi Usa al disotto di quelli di Eurolandia. La frenata tedesca, d’altra parte, è preoccupante, con un calo del 3,7% nell’industria in marzo, dopo un incremento di appena lo 0,6% in febbraio e, soprattutto, con il timore fondato che i prossimi dati sul Pil possano segnalare una fase di recessione.
La Germania pesa più di un quinto dell’intera area euro. Ed è chiaro che la crisi americana (per non parlare del Giappone), fra qualche sospiro di sollievo e più accentuati timori, pesa sul mondo e dunque anche sull’Europa. Proprio qui, tanti ottimismi di maniera (o della volontà) possono essere oggi messi in dubbio. Però va detto che, pur con tutte le recenti revisioni al ribasso delle previsioni, le altre economie europee non rischiano finora di registrare cadute come quella tedesca. Inoltre i dati di produzione industriale, di per sé molto variabili da un mese all’altro, andrebbero valutati con particolare cautela. E una politica monetaria per un mercato unico, in Europa come negli Usa, deve guardare al sistema nel suo complesso, non alle singole parti. Ammettiamo pure che in realtà questo fondamentale argomento di principio possa essere superato, in concreto, da un’analisi negativa di prospettive che si delineassero, a catena, per tutta l’Ue a 12. Ma Duisenberg aveva puntato a tal punto sull’indipendenza della Bce e sull’esclusiva responsabilità per la stabilità monetaria (con un tasso medio d’inflazione del 2,6%, da tempo e di parecchio superiore al 2 da essa fissato) da respingere finora tutte le esortazioni e le pressioni, in casa e fuori, per una riduzione dei tassi.
Lo aveva ribadito martedì sera a New York. Ora, la svolta inattesa può anche essere giusta. Ma sarà difficile non pensare che, a Francoforte, Berlino conti anche più di quanto pesi: in tempo reale.

mtalamona@mail.inet.it

Mario Talamona


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Ieri altra crescita del latte per gli allevatori: probabilmente influirà sul cappuccino
Ecco gli euroritocchi.
Verso l’alto

Esercenti pronti ad arrotondare i prezzi con l’arrivo della nuova moneta

Caffè, cornetto e cappuccino: con l’euro arriva il ritocco. Non sono passati neppure due mesi dall’aumento di 100 lire al litro del prezzo del latte, che altre novità, e non tutte positive, si profilano nei listini di bar e latterie. Ieri la Coldiretti fa sapere che "finalmente si è siglato l’accordo sui prezzi del latte". Gli allevatori della provincia di Roma riceveranno 35 lire in più per il prodotto alla stalla da luglio ad agosto del 2001, altre 10 lire da settembre fino a giugno del 2002: 45 lire in tutto. "Ma al dettaglio le cose non cambieranno di nuovo - fa sapere Alberto Pica, presidente dell’Associazione esercenti bar e latterie di Roma -. Il prezzo resterà 2.300 lire al litro. L’ultimo ritocco è stato a metà marzo, e già in un certo senso prevedeva qualcosa per i produttori. Il problema è un’altro: il caos dei prezzi nella vendita all’ingrosso per noi esercenti, per cui c’è l’arrembaggio a chi compra di più e strappa il miglior prezzo, e il prossimo arrivo dell’euro. Ci saranno troppi centesimi. I prezzi andranno per forza arrotondati". E, listino alla mano, Alberto Pica guarda i prezzi in lire e secondo la moneta europea, fa un po’ di conti e le previsioni su quello che accadrà. Partiamo dal caffè: 1.200 lire, 0,62 centesimi. "Diciamo che per evitare troppi spiccioli - spiega il presidente - andremo ad un piccolo ribasso, 0,60 centesimi". Ma poi gli esercenti di bar e latterie si rifaranno sicuramente sul cappuccino, che da 1.600 lire, 0,83 centesimi, arriverà sicuramente a 0,90 centesimi. E via con gli esempi. Il cornetto che oggi costa come il caffè 1.200 lire? Sicuramente anche la brioche andrà a 0,60, a spese, in questo caso, delle paste che invece da 1.500 lire, 0,77 euro, andranno a 0,80 centesimi. Un bicchiere di acqua minerale, prezzo medio al bar 700 lire? Da 0,36 euro si passerà a 0,40, mentre per le bevande gassate, prezzo medio 2.500 lire, ovvero un euro e 29 centesimi, si andrà ad 1,30. Infine il classico tramezzino, calcolando un prezzo di 2.200 lire: in questo caso ribasso di tre centesimi, per arrivare ad un euro tondo tondo. "Ci saranno problemi, è inutile nasconderlo - aggiunge Alberto Pica - per questo il mese prossimo, quando faremo la nostra riunione annuale, dovremo affrontare la questione. Con la moneta unica europea qualcosa aumenterà, qualcosa diminuirà".
Ma la riunione degli esercenti romani prenderà forse in considerazione anche un aumento inevitabile del cappuccino: caffè e latte al bar ha infatti resistito a marzo, ma con l’arrivo dell’estate il rincaro è probabile: "Faremo a giugno la verifica dei costi - aggiunge Pica - e poi prenderemo la nostra decisione. Ma un aumento lo direi più che prevedibile".
Se un rincaro in realtà non c’è già stato, ed in modo strisciante. Con un tasso di inflazione che in Italia si sta muovendo oltre il 3%, la spinta all’aumento del costo della vita si ripercuote sulle famiglie attraverso la consuetudine della colazione fuori e degli spuntini a mezza mattina. C’è chi parla di aumenti medi fra l’8 ed il 10 per cento nei bar, mentre negli oltre 11 mila pubblici esercizi della Capitale, dei quali 5.900 sono gli iscritti all’Associazione bar e latterie, il listino continuerebbe a subire ritocchi continui. E nei bar del centro storico il caffè in alcuni casi è arrivato a toccare le 1500 lire.

Lilli Garrone


Cronaca di Roma

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L’euro, i centesimi e l’inflazione

Il timore c’era. Adesso è arrivata una prima conferma. Con il debutto della moneta unica il rischio di veder scattare prezzi e tariffe con la scusa degli arrotondamenti, si fa più concreto. Le aziende di trasporto pubblico si sono chieste: perché convertire da gennaio in maniera aritmetica le 1.500 lire del prezzo del biglietto di tram e bus (tanto costa nella stragrande maggioranza delle città italiane) in 0,77 euro, con la duplice complicazione di dover dare resti in centesimi e di dover adeguare le macchinette automatiche? Molto più semplice arrotondare a 1 euro il costo del biglietto, è stata la risposta. E così la Federtrasporti, per "evitare disagi agli utenti", suggerisce di aumentare i ticket a 1 euro tondo tondo (prolungando in cambio la validità del biglietto a 120 minuti come minimo). In pratica, però, rincarando il biglietto di 436,27 lire. Il 29% in più.

Economia

Venerdì 11 maggio


 

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