DOPO DURBAN

LA GRANDE OCCASIONE
DI LIQUIDARE I VERTICI

Ida Magli

da il Giornale, sabato 8 Settembre 2001

Berlusconi si trova davanti un’occasione splendida. Proporre con forza a tutto l’Occidente la necessità di cambiare molte delle istituzioni internazionali e mondiali che sono nate in un contesto molto diverso da quello attuale, alla fine della prima e della seconda guerra mondiale. Erano istituzioni che si proponevano come mezzi per prevenire i conflitti e allo stesso tempo per tentare di «governare» le trasformazioni che la fine degli imperi e l’affacciarsi alla ribalta della politica di tanti popoli fino allora silenziosi portavano inevitabilmente con sé. Quasi tutte queste organizzazioni si fondavano però, in modo più o meno esplicito, sulla forza degli Stati Uniti (basti pensare all’Onu) sull’alleanza che i Paesi dell’Europa d’Occidente e, attraverso la Gran Bretagna, quelli appartenenti all’ancora estesissimo Commonwealth, formavano spontaneamente con gli Stati Uniti. Dunque l’Occidente era quasi sempre certo di poter condurre le decisioni nella direzione di volta in volta ritenuta più utile, pur assicurando la partecipazione e il voto ai Paesi più piccoli e meno importanti sulla scena del mondo. Oggi non è più così. Queste istituzioni sono in crisi, e anzi il più delle volte addirittura disfunzionali perché la situazione politica, economica, religiosa, culturale è profondamente cambiata e la retorica delle parole e delle esibizioni solenni, con le quali si tenta di tenerle in vita, è ormai logora e controproducente. Insomma i rapporti di forza non sono più gli stessi. È questa dunque l’occasione, per un uomo nuovo della politica come Berlusconi, per proporre una profonda svolta nella politica estera; una svolta che gli Italiani che l’hanno votato si aspettavano già da Genova e che adesso è diventata indispensabile anche soltanto a livello di buon senso. Si prenda atto, per prima cosa, che riunioni plateali in cui i rappresentanti di miliardi di uomini, appartenenti a lingue, culture, religioni, storie, costumi diversi pretendano di poter prendere decisioni fondamentali nel giro di qualche giorno, non sono soltanto prive di principio di realtà ma addirittura offensive per gli stessi popoli. Del resto non è un caso se già da diversi anni finiscono con un nulla di fatto o con soluzioni di compromesso atte soltanto a salvare la faccia. Né, d’altra parte, ha senso accusare l’uno o l’altro Stato di non aver voluto trovare un accordo: non si trova perché non si può trovare. Quello che è successo in questi giorni nella conferenza sul razzismo ne è soltanto un'ennesima prova ma dovrebbe anche mettere in guardia i governanti sui pericoli che alla fine queste assise mondiali potrebbero comportare. Nella storia dell’umanità ci sono problemi di tale complessità psicologica, culturale, religiosa, che i governanti non dovrebbero mai affrontare con la sicumera della soluzione «politica». Che cos’è il razzismo? Gli antropologi si sono affaticati per oltre tre secoli senza riuscire a trovare una definizione concettuale univoca, rispondente a tutti i periodi e a tutti i sistemi sociali della storia dell'umanità. Quando il Corano afferma, nella sura della vacca, che: «gli uomini hanno sulle donne un grado di superiorità» (ed. ital. Hoepli; il corsivo è nel testo) è razzista oppure no? Eppure molti dei popoli che oggi contestano il razzismo sono credenti nel Corano. E ancora. Sono stati soltanto gli Europei della Conquista a istituire la schiavitù? La storia ci dice che non c’è e non c’è stato nessun popolo fin dall’antichità che non abbia ritenuto normale l’esistenza della classe degli schiavi: prigionieri di guerra, figli illegittimi debitori, nati da schiavi.. Gli Ebrei, che lamentavano la loro schiavitù in Egitto possedevano anch’essi degli schiavi, così come gli Egiziani, i Persiani, i Greci, i Romani e via via quasi tutti i grandi Regni africani e quelli Inca, Aztechi, Maya... E il sistema delle caste, tuttora vigente in tanta parte dell’India, non è forse una forma di schiavitù? Che cos’è un «intoccabile» se non il più emarginato, il più impuro degli uomini? Prendere tutta la storia dell’umanità in un solo fascio e deciderne il significato in tre giorni è un'impresa priva di senso, come tale ingiusta, e non può portare, come ha portato, ad altro che a gravissime incomprensioni. Rimane senza dubbio il fatto che i popoli cristiani hanno maggiori responsabilità in quanto soltanto Gesù di Nazaret, in un mondo dove la schiavitù era normale, ha liberato con la sua parola tutti gli uomini dalla prigionia della nascita. Ma è anche vero che oggi non ne discuteremmo se non ci fosse stato il faticoso itinerario dei cristiani verso questa consapevolezza.

In conclusione questo chiediamo a Berlusconi: che inviti tutti gli Stati ad azzerare il sistema dei vertici internazionali, cominciando da quelli prossimi previsti in Italia, in attesa di inventare nuove formule o forse, meglio, di ritornare a quegli accordi fra due o tre Stati che possono sempre esser estesi a quelli che li troveranno utili, senza chiamare tutto il mondo ad approvarli. Gli italiani, poi, non soltanto non vogliono prestarsi al gioco al massacro che si sta preparando, malgrado tutto, contro il proprio legittimo governo, ma lo incitano ad assumere un ruolo ben più importante della vetrina: dimostrare con la serietà di un lungo studio il rispetto per le diversità dei popoli, e il desiderio di comprenderli e di aiutarli senza esibizioni di elemosine.

Ida Magli

 

 

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