LA DITTATURA
DEGLI ECONOMISTI

di Ida Magli

 Il Giornale, 20 Luglio 2001

 

Proviamo a fare un appello ai potenti del G8. Ricordatevi che anche il più piccolo, il più povero degli uomini sul quale governate, è simile a voi: vuole che nessuno stia sopra la sua testa, vuole essere padrone di se stesso, vuole decidere da sé che cosa è meglio per lui, vuole possedere una patria e una casa sicure, con confini e con porte ben chiuse, vuole parlare la lingua che ha appreso dalle labbra di sua madre e che parlano i suoi amici; vuole scegliere come e quando lavorare, quando e come divertirsi; vuole amare, pensare, soffrire, gioire, guardando ciò che per lui è bello; vuole che i suoi figli lo amino e lo rispettino; vuole essere orgoglioso di se stesso; vuole che qualcosa di lui e della sua vita rimanga dopo la sua morte. Questo è il fondo dell'umanità, comune ai poveri come ai potenti; ma i governanti sembrano essersene dimenticati. La causa va ricercata in una delle più gravi rivoluzioni sociali che siano avvenute nella nostra epoca: il marxismo. E per quanto possa apparire contraddittorio, correlata al marxismo, la formazione di una nuova classe, quella degli economisti. Una volta giunti al potere gli economisti hanno ridotto qualsiasi problema di governo ad un problema economico.

Essi ritengono infatti che tutto si risolva con il denaro; sono convinti di poter comprare, non soltanto un determinato uomo o un determinato gruppo di uomini, ma addirittura i popoli con il denaro o con ciò che si acquista con il denaro. Ed è con le armi economiche che stanno costruendo ed estendendo sempre di più il proprio potere, il proprio Impero. Questa strategia, però, ha un nome: corruzione. E quello che si acquista con il denaro, anche quando è molto, non corrisponde quasi per nulla all'elenco dei bisogni umani che abbiamo fatto prima.

Il punto, dunque, è questo. La "globalizzazione" risponde ai bisogni umani? Se significa, come significa, estendere a tutti i popoli, e soprattutto a quelli poveri costringendoveli, il sistema capitalistico, sicuramente provocherà, in un giro molto breve di tempo, la loro ribellione e appena calmata la fame metterà allo scoperto i veri bisogni, quelli di cui sentiamo drammaticamente la mancanza anche noi. Né saranno i contestatori della globalizzazione a salvarli perché essi parlano la stessa lingua dei protagonisti del G8; una lingua livellatrice delle differenze, e quindi priva di umanità. La dignità dell'uomo non la si edifica o non  la si ripristina mettendogli in mano un obolo, più o meno generoso. Noi abbiamo fatto più danno agli Africani con i nostri programmi di sviluppo (quelli agricoli, per esempio) che non con gli Imperi; e non si salveranno se li costringeremo a diventare simili a noi.

Guardiamoci bene in faccia: come è possibile, malgrado le tremende esperienze della nostra storia passata, ritenerci ancora una volta i migliori del mondo? Eppure è con questa certezza che nell'editoriale odierno sul Corriere della Sera Padoa Schioppa propone di estendere a tutti il nostro modello politico, "globalizzando" la democrazia e addirittura facendo governare il mondo dalle istituzioni internazionali (fuori i nomi, caro Padoa Schioppa). Neanche i Papi medioevali si arrischiavano ad esibire tali sicurezze, malgrado l'indiscussa santità del battesimo da portare a tutti gli uomini.

E' proprio questo, invece l'omologazione dei popoli, dei governi, dei costumi, delle lingue, dei desideri, dei sentimenti il sogno degli economisti: non dover sommare le mele con le pere. Chi potrebbe salvarsi, allora, da una dittatura mondiale? Ci basta vedere quello che è successo a Genova in questi giorni per sapere come sia facile per chi possiede il potere perdere il senso del limite, accantonando in un attimo i diritti fondamentali dei cittadini - quelli dei residenti e quelli degli Italiani - che non hanno nulla a che fare con i contestatori vocianti, anch'essi privi, come gli esponenti del G8, del senso del limite.

Comunque non si illudano i globalizzatori di tutto e di tutti. E' il mercato stesso che li sconfessa. Le perdite catastrofiche di Internet, esaltato dagli economisti come una nuova divinità, stanno lì a dimostrarlo. Gli uomini resistono alle macchine che non sono funzionali ai loro bisogni. E alla fine resistono anche ai Governanti. Berlusconi è stato eletto da poco. Gli Italiani lo hanno votato con la speranza che finalmente qualcuno si sarebbe occupato di loro, dei loro interessi e non di quelli del potere. Contavano sul suo buon senso, sul suo principio di realtà. In questo vogliono continuare a sperare, malgrado l'irrealtà di Genova.

Ida Magli

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