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Il Giornale, lunedì 10 dicembre 2001 |
PRIMA LA LIBERTA',
POI L'UNIONE |
Se si può muovere un rimprovero a Berlusconi per la
vicenda del mandato d’arresto europeo, è di avete parlato più di
"difesa dello Stato italiano" che di "difesa degli
italiani". E’ vero, ha difeso lo Stato, che ha il diritto e il
dovere di opporsi a una Unione europea che ogni giorno manifesta sempre
maggiore - e sempre più frettolosa - invadenza nella volontà di
omologare gli Stati che lo compongono, rendendoli tutti uguali e non
sempre al meglio. Però Berlusconi ha difeso soprattutto la libertà dei
cittadini italiani decidendo di non aderire senza discutere al trattato
per cui un mandato di arresto emesso da un magistrato di un Paese membro
deve essere automaticamente eseguito dalla polizia di tutti gli altri
Paesi.
Nel centrosinistra e anche in qualche giornale
straniero, si è urlato subito alla vergogna, all’ennesimo caso di
"conflitto di interessi", accampando che si tratta di decisioni
prese dal governo per evitare possibili guai giudiziari a chi lo guida.
Per l’opposizione è una verità indiscutibile - sempre e comunque -
quindi è inutile discuterla. Facciamo finta che sia vero. Ma com’è
possibile non rendersi conto che, soprattutto in questo caso, l’interesse
del presidente del Consiglio è anche l’interesse di tutti gli italiani?
Non sull' "onda emotiva" dell’11 settembre, ma approfittando
dell’emozione per l’11 settembre, l’Unione europea pretende che il
mandato d’arresto collettivo scatti per ben 32 reati, molti dei quali
minori e non tali da costituire un "pericolo pubblico". Con
molta ragionevolezza l’Italia ha proposto di limitare i casi ai sei
reati più gravi e ripugnanti, dal terrorismo alla pedofilia; per gli
altri 26 ha proposto, con grande civiltà giuridica e semplice buonsenso,
di armonizzare i codici dei vari Stati, prima di arrivare a una decisione
per la quale non solo Berlusconi, ma anche il signor Petazzoni Virgilio,
abitante a Viterbo, può ricevere un mandato d’arresto dal pubblico
ministero di un Paese in cui i procuratori dipendono direttamente da
ministri della Giustizia: uomini politici, quindi di parte. Inoltre
abbiamo suggerito che la nuova normativa, in base a uno dei princìpi
giuridici fondamentali, non sia retroattiva.
Io, Guerri Giordano Bruno - cittadino italiano prima che europeo - che
non ha niente da temere dai magistrati di nessun Paese, mi sento
rappresentato bene da questa posizione: si difende una mia garanzia di
libertà. Infatti Berlusconi ha anche detto che i provvedimenti proposti
dall’Ue "sono pericolosi per le libertà individuali":
è la difesa della libertà che ci era stata promessa da un raggruppamento
politico chiamato non a caso - e, specie da oggi, non invano - Casa delle
libertà: libertà significa anche proteggere i cittadini dall’invadenza
e dallo strapotere dello Stato, figurarsi da quello di un super Stato-non
Stato come l’Unione europea.
Chi pensa più alla possibilità di colpire Berlusconi
che agli interessi dei cittadini, non ha a cuore né la libertà né gli
italiani, ma piuttosto di trovare un modo spiccio e quale che sia per
delegittimare un capo del governo scelto democraticamente dagli stessi
italiani. Chi ha più a cuore che la magistratura italiana ed europea
possano colpire - sempre ovunque chiunque - vede nel cittadino un essere
pericoloso, da sorvegliare, minacciare, punire. Per costoro, livellatori
verso il basso come in ogni tradizione comunistica, più poteri illiberali
ci sono sul cittadino e meglio è, dunque non direbbero mai "no"
a una decisione europea, perché l’Europa unita non aumenta la
democrazia in nessun Paese, e in compenso raddoppia i poteri sugli
individui. Berlusconi ha dichiarato che non accetterà qualsiasi decisione
soltanto perché lo vogliono gli altri Stati: hanno fatto molte volte lo
stesso, per motivi meno nobili, Francia, Gran Bretagna e Germania, ecc.
Tutto lo strapparsi i capelli
perché così si rallenta l’unità europea è, infine, ridicolo e
preoccupante. Interesse di tutti gli europei (tranne di quelli che
dipendono dalla burocrazia comunitaria o che hanno inventato e presiedono
il suo sistema schiacciapopoli) dovrebbe essere che l’Europa venga fatta
al meglio, non al più presto possibile. In testa ai nostri interessi di
individui, di popolo e di Stato non c’è, non ci può e non ci deve
essere l’Unione europea. Il primo degli interessi italiani è e deve
essere la nostra libertà di individui e la nostra indipendenza di popolo,
di nazione, di Stato. Se l’Europa "rallenta", meglio così:
non può che farle - farci - bene.
Giordano Bruno Guerri
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