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PAROLE FORTI DEL GIURISTA CALÒ

Viva "Che" Lentano
e la sua predica contro
la solidarietà coatta

da il Foglio, 1 Maggio 2001, pagina 2

Roma. "Ha colpito e lo ha fatto bene". A Emanuele Calò, esperto di diritto internazionale, membro dell’Associazione nazionale giuristi ebrei, autore de "Il ritorno della volontà" (Giuffrè editore), la caz..ta di Adriano Celentano (che lui chiama ironicamente Che Lentano) sui trapianti, tale non sembra. Anzi, con vigore l’appoggia. E spiega: "La scelta del silenzio-assenso, prevista nella nostra legge, è isolata nel mondo. Unico riscontro c’è nella legge spagnola, ma lo stesso professor Girolamo Sirchia riconosce che anche lì si sente sempre la famiglia. Del resto, si vedeva anche in ‘Tutto su mia madre’, il film di Pedro Almodóvar". Si è andato a sfogliare, racconta Calò, tutte le normative raccolte presso l’Ufficio studi della Camera, per scoprire che la strada scelta in Italia con la legge sui trapianti è unica nel suo genere. Unica e, sostiene, sbagliata. "Il problema centrale, cioè il consenso all’espianto, è un aspetto del problema più generale del consenso della famiglia al trattamento medico di soggetti incapaci". Messo in pratica, "quando c’è un soggetto adulto non interdetto, ma incapace di intendere e di volere, chi deve decidere per lui: il medico o i congiunti? Il problema è questo". I congiunti, ovviamente, si risponde Calò. "In tutto il mondo è così, quando il soggetto non si è pronunciato a favore dell’espianto in vita. In tutto il mondo, ma in Italia no".

E questo perché? "La mia impressione è che si tratti di una scelta ideologica. Ma l’importante è che l’opinione pubblica sappia che funziona in maniera diversa nel resto del mondo. Gli italiani vanno trattati da adulti, devono sapere e poi sceglieranno", pure qui, chiosa, "in un paese in cui la Resistenza ci ha dato la libertà ma noi non la usiamo". Precisa, Calò: "Io non sono contrario ai trapianti, sono contrario all’informazione parziale. Sospetto che non si abbia sufficiente fiducia nella coscienza e nella sensibilità degli italiani". Oltre quella italiana – contestata da Celentano nel metodo – una delle più recenti leggi europee è quella tedesca, " più giusta e più sensata, come del resto quella scandinava, che anch’essa richiede il consenso all’espianto laddove il soggetto non l’ha espresso in vita. Non è accettabile che i congiunti tornino in ospedale e, in base al silenzio-assenso, trovino il loro caro espiantato". E ironizza, l’esperto di diritto internazionale: "Tutti i nostri politici dicono di battersi per la famiglia, però poi ne cancellano il ruolo".

Eppure, c’è stata una generale levata di scudi contro la sortita di Celentano. "Tutte le opinioni sono legittime, purché ci sia anche informazione – replica Calò – E quello che colpisce è proprio l’assenza di notizie su come funzionano i trapianti negli altri paesi. Parliamo tanto di Internet, poi non abbiamo idea di cosa succede, su un tema così delicato, a mezz’ora di aereo dall’Italia". Ma lo stesso ministro Umberto Veronesi ha protestato. "E mi dispiace, perché è una persona che stimo. Però io ritengo che un conto siano i medici e un conto i giuristi. E Veronesi è medico, ma non giurista, tant’è che nel codice deontologico medico c’è persino qualche errore giuridico". Dice Calò che quello del silenzio-assenso è "un buco nero", e racconta che "la bioetica è nata dopo il processo di Norimberga perché si riteneva che non si potesse usare il trattamento medico senza consenso: del soggetto, se capace; di qualche congiunto, se incapace. Si riconosceva così che il mondo degli affetti è centrale". E non gli piace la morale che si è fatta strada, "bisogna essere solidali e chi non cede i propri organi è un egoista", quasi una sorta di solidarietà coatta, "peccato che l’espianto si faccia a cuore battente e che sul concetto di morte ci siano grossi dibattiti". E lo lascia perplesso "ciò che vedo sulla stampa, dove non si dà voce alle opinioni diverse in ambito medico". Né Calò crede che barricarsi dietro il silenzio-assenso faccia aumentare il numero dei donatori: "Se si desse più fiducia al prossimo e alle famiglie i trapianti aumenterebbero. Il metodo che entrerà in funzione con l’applicazione della nuova legge rivela invece una mancanza di fiducia nei loro confronti". Per questo "Celentano ha perfettamente ragione: le nuove frontiere del diritto passano oggi attraverso l’attribuzione di rilevanza della volontà di ciascuno, e se non si racconta tutto la fiducia non nasce, quello che nasce è solo diffidenza". Sennò, è la logica conclusione, ha torto il "Che Lentano" nazionale "e con lui tutto il resto del mondo. Come quello che imbocca in autostrada la corsia sbagliata e si meraviglia che tutti gli altri circolino contromano".

 

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