sabato , 8 dicembre 2001

I PATRIOTI DI CUI LA PATRIA
AVREBBE BISOGNO

 
IDA MAGLI

Sono passati quasi due anni da quando, al suono dell’Inno alla Gioia, è stato inaugurato l’Euro, osannato quale mattone di fondazione di quella Unione Europea che avrebbe cambiato la faccia del mondo. Oggi, alla vigilia del passaggio all’euro fisico, è indispensabile tirare le somme di questi due anni, senza ottimisti di maniera e senza pregiudizi. Il bilancio non lascia spazio ad illusioni: gli scopi che l’Unione Europea si prefiggeva sono stati tutti capovolti dalla realtà. Non esiste quella forza politica ed economica in grado di contrastare la leadership americana che era stata posta come primo obiettivo; l’antiamericanismo è stato costretto a trasformarsi nel suo contrario di fronte alla guerra; l’Europa politica, in teoria terra di congiunzione con l’oriente, è diventata invece facile preda dell’islamizzazione.

Naturalmente non è un caso se ci troviamo di fronte a dei dati opposti a quelli che l’Unione si attendeva; anzi, è stata proprio l’Unione ad innescarli. Lo smisurato progetto aveva il suo tallone d’Achille nel volersi dimostrare ispirato da ideali di fratellanza e di pace universali e nel credere che la forza gli sarebbe venuta dall’unificazione in un solo popolo, in un solo territorio, in una sola economia di tutte le Nazioni del Continente. Cosa, questa, impossibile da realizzare perché basata sul falso presupposto dell’uguaglianza nella "europeità". E’ stato il mercato stesso a dimostrarlo; quel mercato cui tanto credono gli economisti e i banchieri posti a guida dell’Europa. La moneta unica, lungi dall’opporre la propria forza al dollaro, ha subito perso più di un quarto del suo valore, mentre altre valute si rafforzano. La Danimarca ha guadagnato in un anno il 12 per cento sull’euro, la Gran Bretagna il 18, la Svezia il 15; ma, cosa addirittura ridicola, si sono rivalutate più del 24 per cento la moneta della Somalia, il 16 per cento quella del Nepal, il 15 per cento quella dell’Etiopia, il sei per cento quella del Pakistan...

I motivi? Facili da capire: dietro l’euro non c’è niente. Quello che finge di essere una costruzione politica, è viceversa il regno di Bengodi per governanti, parlamentari, burocrati e loro congiunti; un immenso Palazzo che cresce a dismisura sulle spalle dei trecentosettanta milioni di contribuenti, perdendo di peso e di credibilità ad ogni passo che compie nel vuoto nel quale è costruito. Non è possibile avere neanche la più piccola idea di quale perdita di principio di realtà abbia innescato, negli addetti ai lavori dell’Unione, l’infinito mare di denaro e di potere che scorre nelle sue vene se non si legge il libro che Mario Giordano ha scritto in proposito, con il significativo titolo di "L’unione fa la truffa" (Mondadori). Ma il tono scherzoso dell’autore non deve trarre in inganno: i fatti sono così gravi proprio perché, nel disancoramento da qualsiasi meta reale, l’uomo delira.

Da qualche parte si tenta di addossare la crisi attuale agli avvenimenti dell’11 settembre; anche questo è falso. L’attacco alle torri gemelle rappresenta non l’inizio ma la fase conclusiva del lungo processo di islamizzazione avviato proprio con il disegno comunitario europeo. E’ questo il motivo per il quale Bin Laden ha scelto il momento immediatamente precedente al passaggio all’euro per attaccare l’America. L’America debole non potrà venire in soccorso dell’Europa quando barcollerà - e non ci sono dubbi che barcollerà - con trecento milioni di consumatori che non conoscono il valore della moneta che adoperano. Si tratta, perciò, da parte di Bin Laden, di una manovra militare "diversiva", manovra pienamente riuscita se qualcuno in Europa non sarà abbastanza avveduto da renderla inefficace. Se non ci si mette da questo punto di vista, ossia se non si capisce che l’Unione Europea comporta l’islamizzazione dell’Europa in tempi rapidissimi perché, con la sua solita presunzione, l’occidente ha creduto di poter essere più furbo avvicinandosi con il solidale "dialogo" alle terre del petrolio, allora siamo davvero perduti.

Sono pochi, ma grandissimi, quei Capi politici rimasti alla Storia per aver rinunciato ai propri disegni nel momento in cui si sono resi conto di far correre dei gravissimi rischi ai loro popoli nel voler proseguire a tutti i costi. Ciampi può essere uno di questi. Tutti gli Italiani sono commossi dal sentimento patriottico e dalla grande saggezza che il Capo dello Stato dimostra. Di fronte ad uno scenario di crisi quale quello di oggi, ben diverso da due anni fa, sarebbe bello vedere Ciampi percorrere le orme sagaci e prudenti di quel Cavour cui proprio in questi giorni ha voluto rendere omaggio. E’ stato Cavour a prendere la decisione apparentemente incomprensibile ma coraggiosissima, di fermare Garibaldi giunto a un passo dalla vittoria. Sia il Capo dello Stato a proporre per l’Italia il rinvio a tempi migliori del passaggio all’euro.

Ida Magli

 

 

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