I PATRIOTI DI CUI LA PATRIA
AVREBBE BISOGNO |
Sono passati quasi due anni da quando, al suono dell’Inno alla Gioia,
è stato inaugurato l’Euro, osannato quale mattone di fondazione di
quella Unione Europea che avrebbe cambiato la faccia del mondo. Oggi, alla
vigilia del passaggio all’euro fisico, è indispensabile tirare le somme
di questi due anni, senza ottimisti di maniera e senza pregiudizi. Il
bilancio non lascia spazio ad illusioni: gli scopi che l’Unione Europea
si prefiggeva sono stati tutti capovolti dalla realtà. Non esiste quella
forza politica ed economica in grado di contrastare la leadership
americana che era stata posta come primo obiettivo; l’antiamericanismo
è stato costretto a trasformarsi nel suo contrario di fronte alla guerra;
l’Europa politica, in teoria terra di congiunzione con l’oriente, è
diventata invece facile preda dell’islamizzazione.
Naturalmente non è un caso se ci troviamo di fronte a dei dati opposti
a quelli che l’Unione si attendeva; anzi, è stata proprio l’Unione ad
innescarli. Lo smisurato progetto aveva il suo tallone d’Achille nel
volersi dimostrare ispirato da ideali di fratellanza e di pace universali
e nel credere che la forza gli sarebbe venuta dall’unificazione in un
solo popolo, in un solo territorio, in una sola economia di tutte le
Nazioni del Continente. Cosa, questa, impossibile da realizzare perché
basata sul falso presupposto dell’uguaglianza nella
"europeità". E’ stato il mercato stesso a dimostrarlo; quel
mercato cui tanto credono gli economisti e i banchieri posti a guida dell’Europa.
La moneta unica, lungi dall’opporre la propria forza al dollaro, ha
subito perso più di un quarto del suo valore, mentre altre valute si
rafforzano. La Danimarca ha guadagnato in un anno il 12 per cento sull’euro,
la Gran Bretagna il 18, la Svezia il 15; ma, cosa addirittura ridicola, si
sono rivalutate più del 24 per cento la moneta della Somalia, il 16 per
cento quella del Nepal, il 15 per cento quella dell’Etiopia, il sei per
cento quella del Pakistan...
I motivi? Facili da capire: dietro l’euro non c’è niente. Quello
che finge di essere una costruzione politica, è viceversa il regno di
Bengodi per governanti, parlamentari, burocrati e loro congiunti; un
immenso Palazzo che cresce a dismisura sulle spalle dei trecentosettanta
milioni di contribuenti, perdendo di peso e di credibilità ad ogni passo
che compie nel vuoto nel quale è costruito. Non è possibile avere
neanche la più piccola idea di quale perdita di principio di realtà
abbia innescato, negli addetti ai lavori dell’Unione, l’infinito mare
di denaro e di potere che scorre nelle sue vene se non si legge il libro
che Mario Giordano ha scritto in proposito, con il significativo titolo di
"L’unione fa la truffa" (Mondadori). Ma il tono scherzoso dell’autore
non deve trarre in inganno: i fatti sono così gravi proprio perché, nel
disancoramento da qualsiasi meta reale, l’uomo delira.
Da qualche parte si tenta di addossare la crisi attuale agli
avvenimenti dell’11 settembre; anche questo è falso. L’attacco alle
torri gemelle rappresenta non l’inizio ma la
fase conclusiva del lungo processo di islamizzazione
avviato proprio con il disegno comunitario europeo. E’ questo il motivo
per il quale Bin Laden ha scelto il momento immediatamente precedente al
passaggio all’euro per attaccare l’America. L’America debole non
potrà venire in soccorso dell’Europa quando barcollerà - e non ci sono
dubbi che barcollerà - con trecento milioni di consumatori che non
conoscono il valore della moneta che adoperano. Si tratta, perciò, da
parte di Bin Laden, di una manovra militare "diversiva", manovra
pienamente riuscita se qualcuno in Europa non sarà abbastanza avveduto da
renderla inefficace. Se non ci si mette da questo punto di vista, ossia se
non si capisce che l’Unione Europea comporta l’islamizzazione dell’Europa
in tempi rapidissimi perché, con la sua solita presunzione, l’occidente
ha creduto di poter essere più furbo avvicinandosi con il solidale
"dialogo" alle terre del petrolio, allora siamo davvero perduti.
Sono pochi, ma grandissimi, quei Capi politici rimasti alla Storia per
aver rinunciato ai propri disegni nel momento in cui si sono resi conto di
far correre dei gravissimi rischi ai loro popoli nel voler proseguire a
tutti i costi. Ciampi può essere uno di questi. Tutti gli Italiani sono
commossi dal sentimento patriottico e dalla grande saggezza che il Capo
dello Stato dimostra. Di fronte ad uno scenario di crisi quale quello di
oggi, ben diverso da due anni fa, sarebbe bello vedere Ciampi percorrere
le orme sagaci e prudenti di quel Cavour cui proprio in questi giorni ha
voluto rendere omaggio. E’ stato Cavour a prendere la decisione
apparentemente incomprensibile ma coraggiosissima, di fermare Garibaldi
giunto a un passo dalla vittoria. Sia il Capo dello Stato a proporre per l’Italia
il rinvio a tempi migliori del passaggio all’euro.
Ida Magli
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