Mi si chiede di dire, di fare
qualcosa. Io posso ripetere, in maniera forse ancora più chiara
(e più disperata) di quanto non abbia già fatto tante
volte quello che nessuno vuole credere. L’Italia è
perduta, l'Europa, con tutta la sua storia, la sua cultura, il suo
pensiero, i suoi poeti, i suoi scrittori, la sua arte, la sua musica, i
suoi figli, è perduta. Sono perdute perché questa era la
meta che si erano prefissi coloro che hanno progettato l’Unione
Europea. Distruggere l’Occidente (la cultura occidentale è
quella dell’Europa d’Occidente) affinché si
realizzasse sulla nostra terra lo scontro, e la vittoria (vittoria
sicurissima) dell’Oriente musulmano contro l’America.
Togliere di mezzo quindi quella specie di centro spartiacque che
è stata sempre l’Italia e le nazioni dell’Europa
d’Occidente, impiantandovi direttamente, fisicamente gli Arabi
musulmani.
Vi prego di mettervi di fronte ad una carta geografica: l’Africa
è già quasi completamente arabizzata razzialmente, in
base alla procreazione, e culturalmente musulmana. Gheddafi guarda in
silenzio, approvando, la definitiva “messa in ordine” delle
popolazioni della costa mediterranea con le armi musulmane e
l’instaurazione del Corano come unica legge. Dunque siamo
circondati all’esterno; e invasi all’interno con il
“venite, venite” dei Governanti e del Papa, il quale
governa l’Italia con molta maggiore libertà (e
servilissimo ossequio) di quando era il Capo dello Stato Pontificio. Si
dice agli invasori che saranno subito cittadini (che importa se sono
dei ladri entrati di nascosto in casa d’altri?), assistiti con i
soldi degli Italiani, che viceversa dovranno pagare sempre maggiori
tasse e sono perseguiti come criminali quando non le pagano. Sono state
definitivamente ammesse a far parte dell’Unione, il che significa
che potranno stabilirsi in Italia le loro popolazioni, l’Albania,
la Bulgaria, la Turchia. E visto che tutto questo era previsto fin
dall’inizio della costruzione europea, qualcuno ha forse ancora
un dubbio su quale fosse lo scopo? Facendo l’Unione, non per
mezzo di trattati con i singoli Stati ma fondandosi sulla barbara
premessa del territorio geografico (barbara perché prima della
cultura, della storia, insomma dei popoli) il problema Turchia esisteva
fin dall’inizio, e si voleva che ci fosse. Vorrei ricordare a
tutti, ancora una volta, che si può scegliere, nel giudicare i
progettisti dell’Unione Europea, soltanto fra due alternative: o
sono affetti da delirio (cosa che è successa innumerevoli volte
nella storia e non serve a nulla accorgersene quando la catastrofe
è già avvenuta) oppure sono dei consapevoli traditori dei
loro popoli.
Guardando ai Turchi occupanti placidamente da tanti secoli la terra di
Grecia, una volta Georg Hegel scattò con rabbia contro tutti i
suoi discepoli ed amici che si interrogavano sconsolati come fosse
potuta morire la cultura classica greca, gridando: ”Finitela!
Sulla terra dove un tempo il sole splendeva sui Greci, adesso splende
sui Turchi! Mettetevi l’anima in pace e non me ne parlate
più.”
Sono i popoli che creano le culture, le lingue, le opere. Questi sono i
fatti. E se nessuno si ribella a dei governanti, a dei politici che
ritengono di poter cambiare le leggi della Natura (la cultura è
la Natura assegnata alla Specie Umana in funzione della sua
attività cerebrale), ebbene non c’è
nient’altro che rassegnarsi ad aspettare la fine (che è
prossima: si avvicina ogni giorno).
Qui si discute ancora (sulla stampa, in televisione, in Italia e fuori
d’Italia) su musulmani buoni e musulmani radicali. Che importanza
volete che abbia? Non sono geneticamente e culturalmente né
italiani, né francesi, né tedeschi e così via:
questa è l’unica cosa che conta. E dunque produrranno
quello che è loro congeniale, perché è umano che
sia così, è logico che sia così, perché non
saprebbero né potrebbero, anche ammesso che lo volessero, creare
la musica di Puccini o i Canti di Leopardi, o gli acquedotti dei
Romani.
Guardateli, dunque, i paesi musulmani: sono paesi poveri perché
Maometto li ha legati alla legge di Abramo, ossia ai costumi di pastori
nomadi del 1850 avanti Cristo e per giunta obbligandoli a non cambiare
nulla.
E a proposito del 1850 avanti Cristo, voglio avvertire coloro che mi
leggono che l’ho scritto per disteso, senza l’abbreviazione
consueta, perché verrà prestissimo il momento in cui,
persa, come abbiamo già perso, qualsiasi capacità di
predominio, i musulmani imporranno il calendario che parte
dall’anno della egira
(l'egira indica il giorno in cui Maometto insieme ai suoi si
trasferì a Medina stringendo un patto con gli Arabi del luogo,
episodio che è fissato dalla Tradizione al Settembre dell'anno
622 d.C. e che il califfo Omar stabilì come anno I dell'era
musulmana) che è il loro, e giustamente i
Cinesi adopreranno il loro, i Buddisti il loro e si dovrà quindi
tener conto delle differenze come si fa attualmente con i fusi orari. I
Cristiani, ammesso che i musulmani lo permettano, potranno adoperare il
loro per l’anno liturgico, non per quello civile, quindi
perderanno la visibilità storica. Qualcuno ha già pensato
a come riscrivere i libri di storia?
Ho fatto soltanto un esempio della follia distruttiva dei politici che
si sono voluti costruire un Impero di carta a tavolino; ma ho anche
voluto dire a tutti coloro che mi esortano a fare qualcosa qual
è esattamente la situazione.
I convegni, i "contiamoci", cari amici degli Italiani Liberi, li
abbiamo
fatti: a Roma il primo, il 29 Giugno 2002; il secondo a Milano, il 29
Giugno 2003. Tutto molto piacevole,
molto simpatico, ma la realtà è tale che ha travolto, con
una accelerazione che io stessa non avevo preveduto, qualsiasi
programma. Qui occorrono (ammesso che ci sia ancora una
possibilità) persone disposte a impegnare la propria vita, anche
fisicamente, e capitali ingentissimi. Qualcuno che invece di comprare
un quadro di Picasso, investa soltanto nell’amore per
l’Italia. Occorre organizzare gruppi che stiano in piazza ogni
giorno, che manifestino davanti ai palazzi del potere a Bruxelles, a
Francoforte, a Roma, a Parigi, per tutte le decisioni che vengono prese
contro la
vita degli Italiani: territorio, densità della
popolazione, trattati europei, immissione nelle scuole, tasse, lingua
italiana, acquisto di immobili, mercati. Insomma è necessario un
secondo Risorgimento.
Io ho già detto altre volte che posso pensare, progettare,
scrivere, controllare che nessuno tradisca, che nessuno rubi, ma
nient’altro. Ma anche per gli amici degli Italiani Liberi si
tratta di una impresa impossibile.
Internet non aggrega. Fa
circolare delle informazioni, ma prive di peso
perché prive della fisicità. Occorrono grosse
capacità organizzative: la Chiesa le avrebbe ma ha deciso di
uccidere Gesù Cristo. Possiede enormi beni in immobili vuoti
(privi di novizi), migliaia di giornaletti, rivistine, pubblicazioni
stantie, inutili, vuote come gli immobili. Ripete migliaia di volte le
stesse logore preghiere e le ripete
insieme all’esortazione di
Gesù: “Non ripetete parole”, perché lo
tradisce imperturbabile da secoli, sicura che nessuno glielo
rinfaccerà. Non viene forse tanta gente a Piazza S.Pietro? I
Papi hanno imparato ad apprezzare la vita da star della televisione:
è questo che conta.
Io ve lo assicuro, cari amici Italiani, non sono rassegnata a non far
nulla. Ma tutto quello che era in mio potere fare, l’ho
già fatto dal 1994, dall’anno di Maastricht ad oggi e non
è accaduto nulla che cambiasse la situazione. Adesso, con tutti
i Governanti d’Italia e d’Europa seduti al tavolo del loro
Impero, con un Governo comunista che, per sua natura, è teso a
un governo mondiale, contro le Nazioni, contro le Patrie,
l’impresa richiede enormi forze economiche e politiche che io non
riesco a vedere in nessun luogo. Perfino i piccoli movimenti e Partiti
di destra, sia in Italia che in Germania e in Francia, sono talmente
infiammati dall’odio contro l’America che preferiscono i
musulmani. Il problema, lo ripeto, è sempre lo stesso: è
l’Unione europea che vuole azzerare le singole identità
nazionali per far sì che l’Oriente finalmente ne prenda
possesso senza trovare resistenza.
Il meccanismo è lo stesso che si adopera per effettuare un
trapianto d’organo: si abbassano fino alla soglia del non
riconoscimento del corpo estraneo le difese immunitarie di cui la
natura ha fornito ogni organismo. A quel punto il nuovo organo
attecchisce o l’organismo muore. Per quanto riguarda
l’organismo culturale, esso deve morire per forza.
Scrivete pure, cari amici, quello che volete. Ma di una cosa vi dovete
convincere: bisogna agire subito, con grandi mezzi, organizzativi,
economici, politici.
Noi non li possediamo.
Roma,
20 Giugno 2006
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