Si discute della
risposta data da Berlusconi alla domanda postagli intorno alla differenza
fra Saddam e Mussolini. Ma l’unico problema, nel quale sarebbe bene che
non si lasciasse invischiare nessuno che conosca la storia dell’Italia e
che ne tuteli la dignità, consiste non nelle risposte, ma nell’assoluto
disprezzo verso gli Italiani con il quale vengono poste le domande. A chi
pone al Capo del Governo Italiano (che sia Berlusconi od altri) un
raffronto fra Mussolini e Saddam non si deve rispondere (e meglio sarebbe
non concedere mai interviste) perché alla base c’è una totale irrisione
verso gli Italiani, e l’ignoranza arrogante che contraddistingue certo
giornalismo. Perché, infatti, non porsi la domanda su quale differenza ci
sia, per esempio, fra il Re Enrico VIII con la sua sequela di mogli
ammazzate e Saddam? O fra i famosissimi monarchi inglesi che, nella loro
magnificenza, hanno lasciato fino al 1800 imputridire i loro sudditi
londinesi nelle strade senza fogne e nelle case preda di quotidiani
incendi? O che condannavano a morte chiunque avesse compiuto gli otto
anni, colto a rubare per la seconda volta? Oppure: perché non chiedersi
chi sia meglio fra Saddam e un certo signor Putin che ha pianificato la
deportazione in Siberia di intere popolazioni?
Domande che i giornalisti si guardano
bene dal porre a nessuno tranne che ai governanti italiani. Le pongono ai
governanti italiani non soltanto perché gli Italiani hanno alle spalle
secoli e secoli di governanti che hanno disprezzato i propri sudditi
chiamando costantemente gli stranieri ad opprimerli e a soggiogarli, ma
anche perché sanno che comunque il coro delle sinistre li spalleggerà fino
a limiti che sarebbero intollerabili per qualsiasi popolo. Sotto questo
aspetto Berlusconi si comporta in modo forse “ingenuo” nel difendere
comunque la storia dell’Italia, ma le sinistre rivelano talmente il
proprio odio che non riusciranno mai più a riconquistare la fiducia della
maggioranza degli Italiani. Perché gli Italiani sentono, appunto, il
disprezzo come la costante della propria storia mentre Mussolini – ed è
questo il motivo più forte per il quale hanno riposto fiducia in lui - non
soltanto non li disprezzava, ma li incitava a recuperare una dignità
oppressa da secoli.
Se la storia fosse assunta davvero a
maestra della vita, i politici di oggi potrebbero imparare moltissimo
dalla parabola di Mussolini per non cadere negli stessi errori. Errori
dovuti soprattutto alla perdita di principio di realtà che il potere,
qualsiasi potere, giunto a un certo limite,
comporta, e proprio quando si è conquistata la fiducia dei sudditi. Gli
Italiani hanno apprezzato in Mussolini l’uomo che ha fatto per loro quello
che, durante secoli e secoli, attraverso i più vari tipi di governo –
monarchie, ducati, principati, repubbliche, imperi, papati – nessuno aveva
mai fatto. L’insegnamento scolastico anche per le femmine, per esempio;
grandi sanatori per la cura della tubercolosi (malattia che incideva
maggiormente sulla mortalità giovanile); l’opera maternità e infanzia per
la protezione del lavoro di donne e bambini; le colonie marine e montane
per le vacanze estive dei ragazzi; le case popolari per i meno abbienti;
edifici scolastici, postali, amministrativi che sono ancor oggi a Roma i
migliori che siano mai stati edificati, non per l’esaltazione del potere
ma per l’utilità dei sudditi... si potrebbe aggiungere che tutto questo è
stato messo in opera con una bassa tassazione e senza furti o tangenti di
sorta.
Negare quindi che gli Italiani avessero
buoni motivi per amare Mussolini sarebbe assurdo, così come sarebbe
assurdo sostenere che la “democrazia” sia di per sé sufficiente ad
assolvere qualsiasi misfatto di chi governa. Il punto, ieri come oggi, è
fermare la volontà di potenza di chi, una volta impadronitosi del potere,
tende ad ingrandirlo sempre di più, sia cercando di plasmare secondo i
suoi desideri i propri sudditi, sia e soprattutto ampliando l’estensione
territoriale e il numero dei sudditi da governare. Quando ha cominciato a
vagheggiare l’impero coloniale Mussolini era già al di fuori della realtà
(l’Unione Europea ne è comunque una nuova identica versione)
e non si può più difendere nulla di
lui; l’alleanza con Hitler e l’atroce guerra che ne è seguita hanno ancora
una volta sprofondato gli Italiani nell’abisso dell’oppressione, pagata
con morti, sacrifici, sofferenze inaudite ed è di questo che non si è mai
voluto parlare. E’ invece proprio questa l’unica parte della storia di cui
discutere, l’unica dalla quale potremmo e dovremmo imparare a giudicare il
comportamento di chi detiene il potere e - ma forse è una illusione -
riuscire a guardarcene. |