In difesa degli Italiani

di Ida Magli
ItalianiLiberi | Roma, 12 Settembre 2003

 

Si discute della risposta data da Berlusconi alla domanda postagli intorno alla differenza fra Saddam e Mussolini. Ma l’unico problema, nel quale sarebbe bene che non si lasciasse invischiare nessuno che conosca la storia dell’Italia e che ne tuteli la dignità, consiste non nelle risposte, ma nell’assoluto disprezzo verso gli Italiani con il quale vengono poste le domande. A chi pone al Capo del Governo Italiano (che sia Berlusconi od altri) un raffronto fra Mussolini e Saddam non si deve rispondere (e meglio sarebbe non concedere mai interviste) perché alla base c’è una totale irrisione verso gli Italiani, e l’ignoranza arrogante che contraddistingue certo giornalismo. Perché, infatti, non porsi la domanda su quale differenza ci sia, per esempio, fra il Re Enrico VIII con la sua sequela di mogli ammazzate e Saddam? O fra i famosissimi monarchi inglesi che, nella loro magnificenza, hanno lasciato fino al 1800 imputridire i loro sudditi londinesi nelle strade senza fogne e nelle case preda di quotidiani incendi? O che condannavano a morte chiunque avesse compiuto gli otto anni, colto a rubare per la seconda volta? Oppure: perché non chiedersi chi sia meglio fra Saddam e un certo signor Putin che ha pianificato la deportazione in Siberia di intere popolazioni?

    Domande che i giornalisti si guardano bene dal porre a nessuno tranne che ai governanti italiani. Le pongono ai governanti italiani non soltanto perché gli Italiani hanno alle spalle secoli e secoli di governanti che hanno disprezzato i propri sudditi chiamando costantemente gli stranieri ad opprimerli e a soggiogarli, ma anche perché sanno che comunque il coro delle sinistre li spalleggerà fino a limiti che sarebbero intollerabili per qualsiasi popolo. Sotto questo aspetto Berlusconi si comporta in modo forse “ingenuo” nel difendere comunque la storia dell’Italia, ma le sinistre rivelano talmente il proprio odio che non riusciranno mai più a riconquistare la fiducia della maggioranza degli Italiani. Perché gli Italiani sentono, appunto, il disprezzo come la costante della propria storia mentre Mussolini – ed è questo il motivo più forte per il quale hanno riposto fiducia in lui - non soltanto non li disprezzava, ma li incitava a recuperare una dignità oppressa da secoli.

   Se la storia fosse assunta davvero a maestra della vita, i politici di oggi potrebbero imparare moltissimo dalla parabola di Mussolini per non cadere negli stessi errori. Errori dovuti soprattutto alla perdita di principio di realtà che il potere, qualsiasi potere, giunto a un certo limite, comporta, e proprio quando si è conquistata la fiducia dei sudditi. Gli Italiani hanno apprezzato in Mussolini l’uomo che ha fatto per loro quello che, durante secoli e secoli, attraverso i più vari tipi di governo – monarchie, ducati, principati, repubbliche, imperi, papati – nessuno aveva mai fatto. L’insegnamento scolastico anche per le femmine, per esempio; grandi sanatori per la cura della tubercolosi (malattia che incideva maggiormente sulla mortalità giovanile); l’opera maternità e infanzia per la protezione del lavoro di donne e bambini; le colonie marine e montane per le vacanze estive dei ragazzi; le case popolari per i meno abbienti; edifici scolastici, postali, amministrativi che sono ancor oggi a Roma i migliori che siano mai stati edificati, non per l’esaltazione del potere ma per l’utilità dei sudditi... si potrebbe aggiungere che tutto questo è stato messo in opera con una bassa tassazione e senza furti o tangenti di sorta.

    Negare quindi che gli Italiani avessero buoni motivi per amare Mussolini sarebbe assurdo, così come sarebbe assurdo sostenere che la “democrazia” sia di per sé sufficiente ad assolvere qualsiasi misfatto di chi governa. Il punto, ieri come oggi, è fermare la volontà di potenza di chi, una volta impadronitosi del potere, tende ad ingrandirlo sempre di più, sia cercando di plasmare secondo i suoi desideri i propri sudditi, sia e soprattutto ampliando l’estensione territoriale e il numero dei sudditi da governare. Quando ha cominciato a vagheggiare l’impero coloniale Mussolini era già al di fuori della realtà (l’Unione Europea ne è comunque una nuova identica versione) e non si può più difendere nulla di lui; l’alleanza con Hitler e l’atroce guerra che ne è seguita hanno ancora una volta sprofondato gli Italiani nell’abisso dell’oppressione, pagata con morti, sacrifici, sofferenze inaudite ed è di questo che non si è mai voluto parlare. E’ invece proprio questa l’unica parte della storia di cui discutere, l’unica dalla quale potremmo e dovremmo imparare a giudicare il comportamento di chi detiene il potere e - ma forse è una illusione -  riuscire a guardarcene.

 

 

il Giornale

 

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