Il tabù fascista
è storia

 

di Giordano Bruno Guerri
il Giornale | 12 Settembre 2003

 

Paragoni fra Saddam e Mussolini e le rispettive dittature ne sono già stati fatti parecchi, soprattutto ai tempi della seconda Guerra del Golfo. Paragoni assurdi, come sempre quando riguardano personaggi ed eventi lontani nel tempo e nello spazio, ma sostenibili se non altro quando venivano fatti fra Hitler e Saddam, fra la conferenza di Monaco del 1938 e i tentativi di fermare il dittatore iracheno senza ricorso alle armi. Aveva una logica sostenere, in questo caso, che se le democrazie non avessero ceduto ai bluff e alle richieste naziste, probabilmente si sarebbe evitata la seconda guerra mondiale.

La dichiarazione fatta ieri da Berlusconi non è cosi complessa e non si presta ad equivoci, ed è il caso di riportarla: «Non ho inteso fare un’analisi storica del fascismo, né del suo leader, non ho inteso rivalutare Mussolini. Semplicemente da italiano non ho accettato la sua comparazione e quella del mio Paese, a un altro Paese e un'altra dittatura, quella di Saddam Hussein che ha provocato milioni di morti. Tutto qui. Basta con le strumentalizzazioni. Soprattutto da parte di chi ha condiviso per una vita gli errori del comunismo. Che si vergognino!»

Invece chi ha condiviso per una vita gli errori del comunismo non si è vergognato e ha accusato il capo del Governo addirittura di essere un negazionista, ovvero uno di quegli storici che negano l’esistenza del campi di concentramento eccetera.

Di certo il fascismo non sviluppò un regime repressivo paragonabile a quello di Stalin e di Hitler, di Mao Tze-Tung o di Pol Pot, e se è esageratissimo sostenere che gli oppositori venivano mandati in luoghi di vacanza (tali sarebbero diventati Lipari, Ponza e Ventotene) quei luoghi di confino non avevano niente a che vedere con le deportazioni in Siberia, i gulag e i campi di concentramento. Mussolini ha la responsabilità di aver portato l'Italia in una guerra che avrebbe provocato molti lutti ma le centinaia di migliaia di oppositori assassinati da Saddam somigliano più ai comunisti fatti fucilare a Mosca, le poche armi chimiche usate in Etiopia sono niente rispetto ai gas riservati al popolo curdo. Le violenze degli squadristi, infine, avevano un corrispettivo non da poco in quelle degli antifascisti e i «tribunali speciali» mussoliniani emanarono poche decine di condanne a morte di cui pochissime eseguite.

In definitiva Berlusconi non ha infranto una verità storica, bensì uno dei tabù su cui poggia la storiografia antifascista, ovvero la modesta sanguinarietà del regime fino allo scontro finale della guerra civile. □

 

 

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di Ida Magli
ItalianiLiberi | 12-09-2003
 

 
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