Paragoni
fra Saddam e Mussolini e le rispettive dittature ne sono già stati
fatti parecchi, soprattutto ai tempi della seconda Guerra del Golfo.
Paragoni assurdi, come sempre quando riguardano personaggi ed eventi
lontani nel tempo e nello spazio, ma sostenibili se non altro quando
venivano fatti fra Hitler e Saddam, fra la conferenza di Monaco del
1938 e i tentativi di fermare il dittatore iracheno senza ricorso alle
armi. Aveva una logica sostenere, in questo caso, che se le democrazie
non avessero ceduto ai
bluff e alle richieste naziste, probabilmente si sarebbe evitata
la seconda guerra mondiale.
La dichiarazione fatta
ieri da Berlusconi non è cosi complessa e non si presta ad equivoci,
ed è il caso di riportarla: «Non ho inteso fare un’analisi storica del
fascismo, né del suo leader, non ho inteso rivalutare Mussolini.
Semplicemente da italiano non ho accettato la sua comparazione e
quella del mio Paese, a un altro Paese e un'altra dittatura, quella di
Saddam Hussein che ha provocato milioni di morti. Tutto qui. Basta con
le strumentalizzazioni. Soprattutto da parte di chi ha condiviso per
una vita gli errori del comunismo. Che si vergognino!»
Invece chi ha
condiviso per una vita gli errori del comunismo non si è vergognato e
ha accusato il capo del Governo addirittura di essere un negazionista,
ovvero uno di quegli storici che negano l’esistenza del campi di
concentramento eccetera.
Di certo il fascismo
non sviluppò un regime repressivo paragonabile a quello di Stalin e di
Hitler, di Mao Tze-Tung o di Pol Pot, e se è esageratissimo sostenere
che gli oppositori venivano mandati in luoghi di vacanza (tali
sarebbero diventati Lipari, Ponza e Ventotene) quei luoghi di confino
non avevano niente a che vedere con le deportazioni in Siberia, i
gulag e i campi di concentramento. Mussolini ha la responsabilità di
aver portato l'Italia in
una guerra che avrebbe provocato
molti lutti ma le centinaia di migliaia di
oppositori assassinati da
Saddam somigliano più ai comunisti fatti
fucilare a Mosca, le poche armi
chimiche usate in Etiopia sono niente rispetto
ai gas riservati al popolo curdo. Le
violenze degli
squadristi, infine, avevano un corrispettivo non da
poco in quelle degli antifascisti e
i «tribunali speciali» mussoliniani emanarono
poche decine di condanne a morte di cui pochissime eseguite.
In definitiva
Berlusconi non ha infranto una verità storica, bensì uno dei tabù su
cui poggia la storiografia antifascista, ovvero la modesta
sanguinarietà del regime fino allo scontro finale della guerra civile.
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