Gli eurotalebani e l’utopia di Maastricht
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Scusi la confidenza ma
leggo
così spesso le sue risposte
sul
Giornale
che la reputo quasi un amico.
Le
risposte che lei
dà
ai lettori mi piacciono moltissimo e mi trovano d’accordo con lei quasi sempre, specialmente quelle che
riguardano
l'Europa. Certe volte io penso qualcosa che poi trovo confermata da lei.
Le sue risposte
riguardanti
l’Ue sono sempre negative (almeno quelle che ho letto io); allora vorrei chiederle, visto che è più esperto di me
in materia: c’è qualcosa di positivo nel fatto che
siamo
in Europa? Se sì, mi può indicare cosa? E se no, che caspita ci stiamo a fare nell’Ue? Perché non ce ne
stiamo
per conto nostro?
Mi piacerebbe molto che potesse rispondermi, ma se non può, pazienza, mi accontento che mi legga.
Laura Beccarello (Udine)
Cominciamo col dire, gentile lettrice,
che
in Europa ci siamo sempre stati, che dell'Europa facciamo
parte
e che
all'Europa abbiamo dato un gigantesco contributo fino a quel Rinascimento che non fu
solo
artistico e scrollò di dosso al continente il buio dei secoli bui. Ora son tutti a menarla con l’Illuminismo, e mi cavo tanto di cappello. Ma l’Illuminismo è figlio del pensiero dei tempi e
quei tempi, per lunga pezza, sono stati scanditi
da noi. Con questo non
voglio sostenere che l’Italia abbia “fatto” l'Europa la cui grandezza era figlia
della diversità che oggi, a botte di Trattato di
Maastricht, gli eurotalebani vogliono sopprimere. Non solo un’unica patria, una sola bandiera, ma
anche
una sola cultura (il Trattato di Maastricht, mi va di traverso la digestione al solo ricordarlo
impone
una
istruzione
scolastica uguale per tutti. L’insegnamento della storia non dovrà più avere come fulcro le vicende nazionali che fin qui ci hanno aiutato a capire chi siamo, ma quelle genericamente europee in una visione che vieta, per esempio, di parlare delle invasioni barbariche per un più politicamente corretto
“movimento dei popoli migratori”. Puah). Insomma,
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quel che gli eurotalebani rincorrono
è
l’oblio del passato sul quale
è
costruito il presente. Vogliono trecento e passa milioni di cittadini smemorati, convinti di non aver né babbo né mamma così che possano gettarsi come ebeti
fra
le braccia della nuova madre, Eurolandia,
Che le
nazioni europee si accordino per disporre
di un
unico, ben strutturato
e omogeneo mercato economico-finanziario è cosa, in epoca di
globalizzazione, sacrosanta. Anche se l’euro
continua a
sembrarmi una mezza fregatura perché mi pare che tutto costi più caro di quando circolava la lira, posso capire i vantaggi della moneta unica. Potrei anche apprezzare una sorta di Fbi europea
incaricata di combattere il crimine transnazionale e va da sé che sono entusiasta della libera circolazione di uomini e cose nell’ambito dell’Unione. Ma da qui a una supernazione con un super governo che governi a nome di tutti, ce ne passa. E se il supergovematore fosse, mettiamo, un lituano? Con l’allargamento le lingue ufficiali di Eurolandia sono diventate 19, devo mettermi a studiarle tutte? Lo so che ci sono le traduzioni e che attualmente un esercito di eurointerpreti, 3mila e 500 per l’esattezza, si arrabatta per traslare nei vari idiomi i documenti comunitari coprendo 110 combinazioni incrociate che fra due anni diventeranno 420. Ma che patria comune
può essere quella che ha un Parlamento che spende il 40 per cento delle proprie risorse per pagare i traduttori? Mi pare che laddove si fanno le leggi (leggi che condizioneranno la mia e la sua vita così come la vita del portoghese e del cipriota, del francese e del maltese, del lettone e dello spagnolo) sia fondamentale capire fin nelle sfumature di cosa si parla e non affidarsi a un intermediario che per quanto bravo e ammesso che, sfidando il calcolo delle
probabilità, lo siano tutti i 3mila e 500, mai potrà tradurre dall’estone in italiano
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in simultanea!
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tutte le sottigliezze linguistiche. Lei, gentile lettrice, sosterrebbe un esame universitario con
un professore slovacco e l’ausilio di un
interprete che traduca
domande e
risposte? Sentendosi certa che i
suoi concetti siano
riferiti
con assoluta precisione? Io no. Ed è per questo che non
foss'altro per
la babele
linguistica considero l'Europa degli
eurotalebani
una
pericolosa, infida
utopia.
Paolo Granzotto |