Editoriale  

10-11 Dicembre 2002
Copenhagen - Alternative Summit:
l'intervento di Ida Magli 
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di Ida Magli
Italiani Liberi | 4 Dicembre 2002

Ringrazio gli organizzatori dell’Alternative Summit di avermi invitato, e in particolare il prof. Niels Mayer e tutti quegli antieuropeisti danesi che non mancano mai di ricordarsi di me fin da quando, negli anni 1997-98, rimasero piacevolmente sorpresi che esistesse nell’Italia degli euroentusiasti un'antropologa di professione che si batteva con tutte le sue forze contro l’Unione Europea pubblicando un libro in titolato senza equivoci “ Contro l'Europa".

Cercherò di essere il più possibile sintetica e chiara: e a costo di apparire eccessivamente polemica, dirò subito che non bisogna consentire a nessuna “forma di Europa" in quanto è la circoscrizione stessa del territorio e dei popoli con il nome geografico di “europeo” a definirne l'intrinseco razzismo. E’ questo, infatti, l’unico, vero razzismo: negare l’acquisizione individuale, linguistica, storica, civile, politica, culturale, che ogni popolo fa di se stesso, riducendolo ad una fisicità primaria, quella geografica. Non si tratta, dunque, di opporsi ad una Europa "superpotenza militare”o alla costituzione degli “Stati Uniti di Europa” in quanto, prima ancora di discutere il velleitarismo, sicuramente fallimentare, di tali propositi, è indispensabile che sia i singoli individui che i singoli popoli - danesi, inglesi, tedeschi, francesi e così via - rifiutino di essere identificati col ripugnante nome fisico-geografico di "europei".

Mi rendo conto di quanto possa apparire traumatizzante l’accusa di razzismo al progetto di unificazione europea (è uno dei tanti motivi per il quale i governanti favoriscono l’ingresso di molti arabi e africani, anch’essi appunto nominati in forma fisico-geografica), ma sarà sufficiente riflettere al fatto che la realizzazione di questo progetto costituirebbe la vittoria finale di Hitler - l’eliminazione delle differenze - per capire di quale enorme problema stiamo parlando. Il punto, infatti, non è ”il mezzo”: farlo con la democrazia e con il consenso invece che con la guerra e lo sterminio, ma lo scopo: cancellare le diversità. Aggiungendo, poi, una menzogna a tutte le altre: che sia indispensabile per non farsi la guerra, per mantenere la pace. A parte l'intollerabile principio sottostante a questa affermazione, ossia che l’uomo sia per natura nemico dell’altro, la verità è che le guerre le hanno sempre decise i governanti: Re, Papi, Imperatori, Dittatori, Parlamenti; e i popoli hanno sempre obbedito. Così come si vorrebbe che oggi obbedissero all’unificazione europea. Soltanto, dunque, non obbedendo; togliendo dalle mani dei governanti la “politica estera”, ivi incluse quindi le guerre, i popoli possono sperare di vivere in pace la propria vita.

Per mandare avanti il progetto dell’Unione (che sta a cuore soltanto ai politici in quanto aumenta a dismisura il loro potere) i governanti sono soliti affermare che non si intende affatto eliminare le differenze, ma che si realizzerà anche l’unità nella diversità. Anche prescindendo però da una simile contraddizione logica, il risultato sarà comunque terribilmente negativo. Da dove potrebbe venire, infatti, la forza ad un organismo politico costituito dalla somma delle differenze? La disgregazione sarà inevitabile visto che, come tutti sanno, non si possono sommare le mele con le pere.

E’ per questo che è inutile perfino opporsi ad una visione dell'Unione Europea come Superpotenza militare. Superpotenza non lo potrà essere mai, né militare, né politica, e neanche economica, come ha già dimostrato la recessione verificatasi con l'avvento della moneta unica. Togliere la loro maggiore ricchezza ai popoli che hanno, più di qualsiasi altro, percorso nella storia il cammino dell’individuazione culturale, linguistica, politica, raggiungendo i massimi traguardi in tutti i campi della civiltà, è l’opera più violenta e più stupida che sia mai stata compiuta.

Recedere da questo progetto è l’unica strada percorribile. Indurre i governanti a rinunciare all’immenso fiume di denaro e di posti di potere che si sono creati inventandosi un Impero a tavolino, sarà difficilissimo. Ma è questa la volta in cui la responsabilità dei cittadini deve dimostrarsi, non una illusione democratica, ma una realtà. I singoli Stati possono stipulare fra loro alleanze e patti di qualsiasi genere, ma non deve essere loro permesso la creazione di un Supergoverno, di un Superstato nel quale la “rappresentanza” democratica non riuscirebbe neanche a fingere di coprire la tirannia, Senza contare che finirebbe, comunque, con la guerra degli Stati più forti contro i più deboli.

Finisco chiedendo come sia possibile definire “libero” un cittadino cui è stata imposta una cittadinanza, la cittadinanza di uno Stato che non esiste. Io, Ida Magli, cittadina italiana ed orgogliosa di esserlo, non voglio la cittadinanza europea iscritta sul mio passaporto. Qualcuno sa dirmi in che modo posso cancellarla?

Ida Magli

Roma, 4 dicembre 2002

Alternative European Summit, Copenhagen, 10 December 2002 

by Ida Magli
Rome, Italy

I would like to thank the organisers of Alternative Summit for this invitation and especially professor Niels Mayer and all Danish antieuropeans. Ever since 1997-98, when they first discovered that even in Italy some antieuropeans were active, they have never forgotten to invite me. As an anthropologist by profession I will never stop struggling against the European Union with all my strength, my book with the same title was published in 1997, Contro L’Europa (Agaisnt Europe). I will try to be as synthetic and as clear as possible. Risking to be too controversy, I will immediately say that one shouldn’t admit any “form of Europe”, because it’s with the definition of land and people by a geographical term “European” that an intrinsic racialism is identified. This is in fact the only true racialism: to deny any individual, linguistic, historical, political and cultural acquisition, that characterizes all people, reducing it to a physical and geographical one. It’s therefore not a question of opposing a European “super potential militarism” or the constitution of the “United European States”, because before even discussing these foolish aspirations, true failures, it is fundamental that each individual as well as every single people – Danish, English, German, French etc. rejects to be identified with the repugnant physical-geographical name of “european”.

I am aware of that the charge of racism concerning the European unification might appear chocking (one of the many reasons for governors to encourage the entrance of many Arabs and Africans, even these in fact named by a physical-geographical form), but it would be sufficient to reflect on the fact that the implementation of this project would mean the final victory of Hitler: the elimination of differences, to understand of which enormous problem we are speaking. The point in fact is not the “mean”: to realize it through democracy and consensus instead of by war and massacre, but the aim: to cancel diversities. Adding, by doing so, one more lie: that it is necessary to be able to avoid war and keep peace. A part from the underlying unbearable principal of this statement, that Man by nature is his neighbor’s enemy, the true is that all wars were decided by governors: Kings, Popes, Emperors, Dictators and Parliaments and people have always been obedient. In the same way as politicians today want people to obey in front of the European unification. Only by being disobedient, taking away “foreign policy” from governors and thereby even wars, people can hope to live their lives in peace.

To keep the project of the Union going (a heart-affair only for politicians as their power grow beyond measure) governors use to state that they by no means want to eliminate differences, but that the unit will be within diversity. Even putting aside such a contradiction, the result would anyhow be terribly negative. From where in fact could the strength of such a political group arrive, made up of the sum of differences? The breakdown will be unavoidable, as one can’t sum up apples with pears, as everyone knows.

This is why it’s even useless to oppose a vision of the European Union as a military super potency. It will never be a super potency, not a military one, nor a political one and of course not an economic one, as the ongoing recession after the introduction of the euro, has already shown. To deny people’s major richness, that more than everything else meant their individual cultural progress, as well as their linguistical and political, reaching the utmost limits in all areas of civility, is the most violent and stupid action that was ever undertaken. Rejecting this project is the only possible way. It will be very hard to induce governors to do so, renouncing the immense amount of money and positions of power that they have created at the table when imagining an Empire. But this is the time when citizens’ responsibility must be shown, not a democratic illusion but reality. Single States can arrange alliances and agreements of any kind, but they can not be allowed to create a Super government, of a Super State where the democratic “representation” wouldn’t even success to hide the tyranny. A part from the fact that it would end up with the strongest States oppressing the weaker ones. The only thing to do is to push those countries where the people are asked to give their vote, so that parliaments don’t sign the convention and so that countries like the UK, who refused the euro, continue to do so.

I will end by asking you how it is possible to define someone as a “free” citizen, someone that was forced to take a citizenship of a non existing State. I, Ida Magli, Italian citizen and proud of being so, don’t want the European citizenship written on my passport. It fills me with horror, just as if it was written that I am white. Can anyone, please, let me know how I can cancel it?

Rome 4 December 2002

Ida Magli

 

 

Se vogliamo veramente combattere contro l’Unione, lo dobbiamo fare (ed è quello che sosterrò nella mia relazione) ogni popolo all’interno del proprio paese, in funzione delle forze e degli interessi del proprio paese, che sono diversi l’uno dall'altro tanto da rendere appunto assolutamente fallimentare e grottesca l’idea stessa su cui si basano i costruttori dell’Unione.

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