Editoriali  

Ida Magli: Bossi ha mille ragioni, ma i tecnocrati di Bruxelles non torneranno indietro
«Aboliamo Schengen
o sarà un’invasione»

 
di Mauro Bottarelli
la Padania | 27 Ottobre 2002

 «Bossi ha non una ma mille ragioni quando dice che l’allargamento ad Est dell’Unione Europea porterà un’invasione di cittadini verso le nostre frontiere. A questo punto l’unica cosa da fare sarebbe abolire il trattato di Schengen, ovvero la libertà di circolazione, ma questi tecnocrati di Bruxelles non lo faranno mai perché non possono permettersi di tornare indietro». Ida Magli, antropologa e da sempre avversaria dell’Europa costruita sulla testa dei popoli, non ha dubbi nel valutare l’impatto che l’allargamento varato da Bruxelles avrà sulle nostre vite, non tanto dal punto di vista economico ma sociale e di sospensione della democrazia reale.
Dottoressa Magli, nell’orgia di euroentusiasmo si sono alzate anche voci dissonanti, come quella di Sergio Romano e dell’economista Vaciago, preoccupato per l’economia e il rischio inflattivo. Lei cosa ne pensa?
«Io penso che l’Unione Europea sia fin dall’inizio un progetto in cui si è messo il carro davanti ai buoi: prima di varare l’allargamento, infatti, bisognava decidere come governarlo. Per quanto riguarda le critiche dal punto di vista economico, poi, penso che siano il minore dei problemi vista il macroscopico progetto di svuotamento delle sovranità nazionali che l’Unione Europea rappresenta. E’ ovvio che l’economia è importante ma allora come mai Vaciago, che è uno dei padri dell’euro, si accorge dei problemi solo ora? La cosa inaccettabile è che sta nascendo un impero a tavolino progettato sopra la testa dei popoli europei, un impero che non cambierà nulla in meglio e che, stando a Prodi, costerà solo tre euro in più a cittadino».
Lei è quindi più preoccupata dal dato di limitazione della democrazia che da quello economico?
«Senza il minimo dubbio. La gente non capisce l’enormità politica di quanto sta accadendo, anche perché la stampa ha fatto calare una cappa di silenzio sulla questione Ue: parlare male dell’Unione è come parlare male della Madonna, nessuno vuole prendersi il rischio. Ma quanto è costato questo silenzio? Ripeto, sono conscia dell’importanza del dato economico e dei rischi che correremo ma non accetto di essere accomunata all’unico metro di giudizio dei banchieri e dei tecnocrati: ovvero il denaro. C’è in ballo qualcosa di più importante, la libertà e la democrazia dei cittadini d’Europa».
Lei condivide il timore espresso da Bossi per un aumento dell’immigrazione dai Paesi dell’Est che entreranno?
«Ovviamente. Ci sarà una vera e propria corsa di cittadini stranieri verso di noi, la Germania e la Francia. È paradossale la situazione in cui siamo. Per andare in aereo da Roma a Milano, io che sono italiana devo presentare la carta d’imbarco e un documento d’identità in ossequio alle procedure anti-terrorismo dopo l’11 settembre. In compenso si aprono le frontiere, questa volta in ossequio a Schenghen, a cittadini di dieci Paesi, otto dei quali del poverissimo Est. Ma come, io devo mostrare un documento per muovermi all’interno del mio Paese e per i nuovi membri dell’Ue non esistono frontiere, c’è totale libertà di movimento? È assurdo. Chiaramente verranno in massa: basta pensare un secondo e ragionare sulla realtà dei fatti. Saranno più polacchi a voler cercare la fortuna e il benessere in Italia o italiani a voler cambiar vita e andare nella poverissima Lituania?».
Quindi la sua ricetta sarebbe di sospendere Schengen...
«In linea teorica ovviamente sì, ma non lo faranno mai. Non possono permettersi di tornare indietro nemmeno di un passo nel loro progetto. E poi, parliamoci chiaro, l’operazione compiuta nei confronti dei popoli è stata curata nei minimi particolari. Nessuno ha potuto esprimersi, salvo quelli come gli irlandesi che hanno dovuto rivotare perché il primo esito non andava bene ai grandi capi di Bruxelles. Sull’Unione Europea non c’è dibattito, non c’è informazione libera e reale. Si figuri che, a mio avviso, due giorni fa la notizia da dare con grande rilevanza era la dichiarazione di Giscard d’Estaing riguardo la possibile introduzione nella Convenzione Europea della clausola di uscita immediata di uno Stato membro. Ovvero, chi vuole può andarsene senza problemi né preavviso. Io l’ho accolta con gioia e speranza per l’Italia, ma nei giornali è finita in un trafiletto. Ma cosa vuole, la gente accetta di avere un Parlamento che non fa le leggi... Si rende conto, non legifera: è una truffa, una farsa, un’antitesi storica e democratica assoluta e senza precedenti. Ma tutto va bene».
C’è aria di pensiero unico, di veicolazione dell’informazione?
«Guardi, per quanto riguarda l’Unione Europea noi siamo come quei poveri ostaggi del teatro di Mosca: anestetizzati dal gas della propaganda europeista. Si rende conto che l’italiano medio ha saputo dell’allargamento, di quanto stava succedendo, solo perché giornali e tv hanno parlato del referendum irlandese?».
Bossi ha inoltre paventato il rischio di uno scontro tra popoli per non essere travolti e scomparire dalla nuova immigrazione dell’Est. Cosa ne pensa?
«Penso che Bossi sia un ottimista, per il semplice fatto che per fare una guerra, per scontrarsi, bisogna prendere coscienza. E in un’Europa così anestetizzata di tempo per svegliarsi e reagire ne serve molto: noi, purtroppo, non ne abbiamo così tanto perché prima di poterci ribellare saremo schiacciati in casa nostra dai musulmani. L’atto di tradimento finale dei governanti europei a danno dei cittadini non si compirà: il tallone islamico sarà già sopra le nostre teste. E di questa situazione è enormemente responsabile anche la Chiesa, che forse ha compiuto il tradimento più grande nei confronti dei popoli».
Un quadro totalmente a tinte fosche il suo, dottoressa Magli...
«Come potrebbe essere diversamente. Quanto sta accadendo, a Bruxelles come nel teatro di Mosca, è tutto collegato. L’attentato dell’11 settembre, l’attacco a viso aperto all’Occidente, è stato perpetrato quando c’è stata la sicurezza che l’Unione Europea si sarebbe fatta e che l’euro sarebbe entrato in vigore. Chi ha colpito voleva essere certo che l’Europa sarebbe stata, come in effetti sarà, politicamente paralitica per molti anni, in modo da poterla conquistare senza troppa fatica e con armi come l’immigrazione e l’espansionismo culturale e religioso. Ripeto, Bossi è un ottimista: a mio avviso non abbiamo tutti gli anni necessari a creare consapevolezza nella gente. Faranno in tempo a distruggerci, prima».

 

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