Editoriali  da Il Giornale, Mercoledì 14 Agosto 2002

L'Europa
non è un dogma

 
di Ida Magli
Il Giornale | Mercoledì 14 Agosto 2002

Dunque è tutta colpa del Ministro Tremonti. Le borse europee scendono da oltre due anni una china che non tocca mai il fondo; l’economia della Germania, motore d’Europa, quella che doveva guidare tutta l’Europa ai fasti del rigore teutonico e conferire all’euro la potenza radiosa del marco, è adesso la più devastata dell’Impero; i cittadini spendono con riluttanza la maledetta moneta che ha fatto raddoppiare i prezzi privando l’Istat di qualsiasi credibilità... ma è colpa di Tremonti. Poco manca che siano colpa sua anche le alluvioni e le siccità. Chi è, dunque, che non lo vede che l'Europa ristagna - e ristagna in tutti i campi, non soltanto in quelle economico - da quando, con l’ingresso dell’euro, l’Unione Europea è diventata concreta realtà?

Uno dei massimi difetti di economisti e banchieri ( sono soprattutto economisti e banchieri che hanno progettato l’Europa di Maastricht) è quello di vivere, di concepire, un tempo “immediato”, analogo a quello dei titoli di borsa; un tempo senza riflessione sul passato e senza previsione del futuro. Insomma il tempo del qui e ora, privo degli uomini. O meglio, un tempo nel quale gli uomini sono l’oggetto, non il soggetto dell’azione. Non riescono a capire, perciò, non vogliono capire che l’umanità è una specie complessa, piena di bisogni consapevoli e inconsapevoli, non valutabili in denaro. Il denaro, il modo nel quale viene prodotto e viene speso, è manifestazione di questi bisogni; non li riassume.

L’Unione Europea non soltanto non incarna nessuno di questi bisogni, ma anzi li nega. Si tolgono i confini, si tolgono i nomi, si tolgono le sovranità, si tolgono le patrie, si tolgono le lingue, si prospetta un futuro politico dal quale i cittadini sono esclusi e non si sa in che modo governarlo, e tuttavia si pretende che i popoli “crescano”, si entusiasmino, producano. Certo, i governanti hanno fatte un’enorme pubblicità all’avvento salvifico dell’euro, facendolo coincidere con un altro avvento salvifico, quello del Duemila. Purtroppo, però, nessun avvento è stato più sfortunato, e le previsioni di pace e felicità altrettanto ingannevoli quanto quelle della new economy. Ma non si tratta di sfortuna. Tutto quello che è successo in questi due anni. era prevedibile, compresi gli attacchi del mondo islamico. E non perché avrebbero potuto lavorare meglio i servizi d’intelligence, ma semplicemente mettendo in atto una vera riflessione storica e politica. L’indebolimento degli Stati nell’Occidente europeo, quello che con tanta pervicacia ha perseguito l'Unione Europea, era la premessa indispensabile per poter attaccare l’America. Qualcuno vuole la prova? Si era detto che la forza dell’Europa sarebbe servita a riequilibrare quella dell’America. Invece, niente. Sono stati gli attacchi islamici, la crisi delle comunicazioni a indebolire l’America, non l’Unione Europea. Questa, non soltanto si è indebolita sul piano economico ma si sbilancia politicamente sempre di più verso l'Oriente Islamico e se ne lascia invadere.

E’ vero che i governanti, sia di destra che di sinistra, non hanno mai permesso agli Italiani di nutrire dubbi sulle magnifiche sorti dell’Unione, ma da quando, insieme all’euro, ai cittadini vengono propinate bugie sempre più grosse, questi hanno cominciato ad aprire gli occhi. L’Istat dice che l’inflazione è ferma? Ma se perfino il ministro dell’Economia olandese ha riconosciuto che l’euro ha fatto alzare l’inflazione di un punto e mezzo! Il patto di stabilità fissato a Maastricht non si tocca? Gli Italiani non sono disposti ad estendere anche ai banchieri il dogma dell’infallibilità. Insomma qualcosa di sbagliato ci deve pur essere in questa Unione Europea se non funziona neanche nel campo dei mercati sul quale avevano puntato gli specialisti. E poi la situazione dell’Italia, come sempre in tutta la sua storia, è diversa da quella delle altre nazioni. E’ diversa per ragioni geografiche, per ragioni culturali, religiose, storiche, politiche. Il trattato di Schengen, in base al quale i cittadini dell’Unione possono stabilirsi dove vogliono, è una stupida follia cui i governanti italiani non avrebbero mai dovuto aderire. Saranno forse gli Italiani ad andarsene in Polonia, in Romania, in Turchia nel prossime futuro? Tutti sanno che saranno i Polacchi, i Romeni, i Turchi e via via tutti gli altri a sbarcare nella dolce terra d’Italia.

Ecco perché l’economia europea è ferma, l’economia italiana è ferma, il pensiero è fermo, la natalità è ferma. Non si può investire nessuna energia in un progetto fondato sulla propria morte. Gli Italiani, però, hanno cominciato ad aprire gli occhi, soprattutto su una sinistra che difende la divinità dell’Europa come un tempo difendeva quella della Russia; ed è già pronto qualche Giuseppe Giusti che grida “ L’Italia non è terra di morti”.

Ida Magli

 

 

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