Stampa  Italiana   da "Libero" di Vittorio Feltri

LETTERA DI COSSIGA
L'onnipotenza
di Ciampi
e famiglia
 

Libero | Sabato 1 Giugno 2002

Francesco Cossiga aveva chiesto a Carlo Azeglio Ciampi — riferivano le agenzie - "di deplorare le intimidazioni e le minacce rivoltegli dal Procuratore della Repubblica di Potenza e di difendere il diritto di critica (...) informandolo che altrimenti si sarebbe trovato costretto a inviargli una lettera che avrebbe reso pubblica". Non è accaduto nulla. Ecco dunque la lettera che l’ex Capo di Stato affida a Libero. In essa Cossiga denuncia “lo sfrenato delirio di onnipotenza” di Ciampi. Rivela come negli atti dell'inchiesta di Potenza compaia, insieme a quello di Cossiga, anche quello dell’attuale presidente della Repubblica. Ricorda come, negli anni ‘90, da capo dello Stato, Cossiga difese la famiglia di Ciampi. E altro ancora. In serata Berlusconi e Casini hanno solidarizzato con il Capo dello Stato.

 
di Francesco Cossiga
Libero | Sabato 1 Giugno 2002

Signor Presidente, mi chiamo Francesco Cossiga e sono nato a Sassari in Sardegna il 26 luglio 1928 (...). La mia è una famiglia ed un gruppo familiare che hanno sempre ispirato i loro costumi e la loro vita, semplice e modesta, a ideali democratici, repubblicani, autonomisti; una famiglia e un gruppo familiare (dagli Zanfarino ai Berlinguer dai Satta-Branca ai De Villa), rigidamente antifascista, con l’ala strettamente cattolica - quella cui io personalmente ho sempre appartenuto e appartengo - ed un’ala più vasta - che sempre però ho rispettato e difeso! - di appartenenza alla Massoneria nazionale del Grande Oriente di Palazzo Giustiniani, del Rito Scozzese Antico e Accettato, organizzazioni prima sciolte dal fascismo - nonostante la difesa parlamentare fattane dal grande liberale Francesco Ruffini e dal grande politico e uomo di cultura sarda, il comunista Antonio Gramsci - , e poi perseguitate dall’Associazione Nazionale Magistrati, dalla “magistratura militante”, e, ne sono personalmente testimone, dal Consiglio Superiore della Magistratura (e tutto questo ha portato poi alla condanna dell’Italia da parte della Corte Europea per violazione dei diritti di libertà!...), organizzazioni massoniche che Lei ben conosce per Sua personale cultura ed esperienza e per la Sua amicizia e frequentazione con alcuni Suoi sodali antichi “fratelli”; mentre io, che pur li difendo, ne sono stato e ne sono completamente estraneo. (...)

Mi sono iscritto alla Democrazia Cristiana nel 1944, con scelta autonoma e diversa, ma libera e rispettata, nei confronti delle tradizioni sardiste della mia famiglia (...). Da giovane antifascista e cattolico militante, ho subito le violenze di professori fascisti (ma Lei non era iscritto al Guf? Perché è difficile che abbia potuto frequentare in quel tempo la Scuola Normale di Pisa senza aver dato prove certe di sentimenti fascisti? Niente di male! Ma perché non l’ha mai detto come invece pubblicamente hanno fatto Aldo Moro, Alicata e Ingrao, uno democratico-cristiano e gli altri due comunisti che “guffini” erano più di Lei tanto da aver vinto i Littorali della cultura?) che nella scuola arrivarono a strapparci dal bavero il glorioso distintivo della Gioventù Italiana di Azione Cattolica. Nella casa paterna ho anche conosciuto la cortese “intrusione” - più cortese e meno inquietante di quella dei Ros - del Servizio Investigativo Politico, detto comunemente ma erroneamente Ovra ruolo cui ora aspira il Ros del Gen. Giampaolo Ganzer! Durante la campagna referendaria istituzionale nel 1946, da giovane repubblicano presi in Roma le giuste, giustificate e necessarie botte dai carabinieri dei Reparti a Cavallo dell’Arma intervenuti per evitare uno scontro con i monarchici in Piazza dell’Esedra.(...)

 Fra il 1946 e il 1948 ho fatto parte delle squadre armate militari di autoprotezione della Democrazia Cristiana. Fui eletto deputato al Parlamento nelle liste della Democrazia cristiana nelle elezioni generali del 1958 e sempre riconfermato, fino al 1983, essendo nelle tre ultime votazioni il più votato della Circoscrizione della Sardegna e uno dei più votati in Italia. Ma Lei queste cose non le comprende e non le può apprezzare perché è arrivato al Quirinale senza essersi mai sottoposto ad un voto popolare, neanche in un circolo di bridge.(...) Nel 1983 sono stato eletto ‘Senatore per il Collegio di Tempio-Ozieri in Sardegna e subito dopo fui eletto Presidente del Senato, quasi all’unanimità (...).
Ho partecipato, se pur in posizione modesta, prima da cittadino e poi per volontà dell'allora presidente del Consiglio Aldo Moro, che ne era stato con Paolo Emilio Taviani uno dei fondatori, quale sottosegretario alla Difesa nel suo Governo, alla organizzazione e gestione della rete italiana clandestina di “Stay-Behind”, organizzazione segreta dell’Alleanza Atlantica, istituita dagli organi dall’Alleanza stessa e dai Governi nazionali e per questo sono stato inquisito e prosciolto e della cui Associazione Volontari ho l’alto l’onore di far parte. Sono stato più volte processato per motivi politici, mai per motivi di corruzione o simili; e sempre prosciolto. Dopo la cessazione dalla carica di Presidente della Repubblica, sono stato convocato e interrogato ben 72 volte da commissioni d’inchiesta e da Autorità Giudiziarie varie: e penso non sia ancora finita! (...).
 Sono stato finora l’unico Appuntato d’Onore dell’Arma dei Carabinieri, ufficio cui ho in questo momento rinunciato per non creare imbarazzo all’amata Arma Benemerita e soprattutto perché non voglio esser collega, neanche onorario, del Gen. Cc Giampaolo Ganzer e del Ten. Col Cc Pietro Gentili, e anzi in “odio” e per disprezzo verso di essi, intendendo indicarli entrambi con questa mia lettera al disprezzo e al ludibrio di tutti gli appartenenti all’Arma dei Carabinieri! (...). Fui nominato poi Ministro dell’Interno nel 1976. Ho rassegnato le dimissioni dopo l'uccisione dell’On. Aldo Moro (9 maggio 1978) perché non lo avevamo saputo né proteggere né liberare, e per salvare il Governo e la politica di “unità nazionale”. Sono stato nominato dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, per sua scelta personale e dietro consiglio dell’eccellente giornalista, filosofo e romanziere Eugenio Scalfari, sempre Suo grande amico e attuale “consigliere a secretis”, alla carica di presidente del Consiglio dei Ministri.(...) Sono stato eletto Presidente della Repubblica il 24 giugno 1985 al primo scrutinio con 752 voti su 977. Ho rassegnato le dimissioni il 28 aprile 1992 dopo le elezioni generali e sono ancora Senatore a vita quale presidente emerito della Repubblica - fino a quando non decideranno diversamente... il Procuratore della Repubblica di Potenza, l’Anm, il Consiglio Superiore della Magistratura, e Lei stesso, Capo dello Stato, nel Suo ormai sfrenato delirio di onnipotenza!

Sono “Doctor of Civil Law” (DCL) non “honoris causa”! dell’Università di Oxford, ed in essa anche Honorary Fellow del Saint Mary’s Hall and Oriel College. Ho ventuno lauree “honoris causa”. Premetto che io sono stato, sono e sarò sempre contro i ladri, i concussori, i corruttori, i corrotti. E se qualche mio amico si dimostrerà che lo sia stato, me ne dorrà assai, ma non approverò o solo difenderò il loro operato o peggio ancora combatterò i giudici che li condanneranno! Con questa lettera intendo difendere il diritto alla libera critica dei cittadini ed in particolare dei parlamentari in quanto rappresentanti del Popolo sovrano anche nei confronti, lo ripeto, degli atti e del comportamento di giudici e pubblici ministeri, ordinanze e sentenze comprese. Con questa mia lettera intendo difendere le prerogative dei membri del Parlamento contro le intercettazioni illegittime, il deposito illecito e la diffusione mediante veline attuate da alcuni servili carabinieri del Ros (meno male che sono solo pochi, con l’attenuante di essere pessimamente comandati) delle conversazioni dei membri del Parlamento coperte da prerogativa di immunità. Con questa mia lettera non intendo difendere seppur nella cristiana carità verso di essi, né Claudio Calza né Angelo Sanza: mi auguro che siano innocenti, che riescano a provare la propria estraneità ai fatti loro contestati, ma se invece sono colpevoli non li difenderò ingiustificatamente, ma se del caso dopo aver letto le sentenze che li riguardano in base al loro contenuto le approverò o le criticherò. Con questa lettera intendo deplorare il pessimo costume di alcuni magistrati assecondati da servili ufficiali di polizia giudiziaria di concorrere a "sbattere in prima pagina il mostro”!
 Con questa mia lettera intendo difendere il principio della presunzione di innocenza e il principio della libertà personale che non può essere arbitrariamente limitata specie a solo scopo teatrale come da richiesta nei confronti dei deputati di Forza Italia Sanza e del deputato DS Luongo. Mi sembra strano del resto che il vanitoso Procuratore della Repubblica, il pluribocciato Sostituto Procuratore e la giovane Gip abbiano puntato su di loro forse per coprire il rinato arco costituzionale (un ex-democristiano del centro-destra, un ex-democristiano della Margherita e un ex-comunista dei Ds) senza andar a toccare altre numerose persone nominate negli atti, compreso Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi. E soprattutto difendo incondizionatamente, con sicura coscienza, un grande servitore dello Stato, un ufficiale di grandissima professionalità, sempre meno pagato di Lei, un uomo di grande spessore morale, un carabiniere, non un "sicofante”: il Gen. di Brigata della gloriosa Arma dei Carabinieri Stefano Orlando, forse dolorosamente pugnalato alle spalle da qualche suo infame collega! Carabiniere, servitore dello Stato, vittima forse di carabinieri indegni e felloni! Vergogna eterna per gli ufficiali e generali "sicofanti"! E difendo la libertà di tutti. E difendo anche me stesso da cittadino e da membro del Parlamento, difendendo così anche il Parlamento tutto, da ex-Capo dello Stato che si è tentato di minacciare e intimidire, come se fosse un bambino, da parte di “azzeccagarbugli" che abusano del nome di magistrati, categoria cui sono appartenuti e appartengono molti miei familiari e tanti, tantissimi galantuomini, e fedeli servitori dello Stato.

 Mi rivolgo a Lei, come senatore e uomo di diritto, io, non certo Lei! Non mi rivolgo a Lei come sarebbe più conveniente e giusto in una buona democrazia, da semplice cittadino, perché dei semplici cittadini, che sono il popolo vero della gente comune, Lei nulla sa e mai di essi ha sentito di far parte o si interessa, salvo che per farsi applaudire scompostamente con smodati sorrisi anche ai funerali, preferendo con la Sua Signora e con la Sua famiglia le barche dei ricchi industriali e le case di radical-chic, di cui Lei è uno dei tipici anche se “modesti” esemplari. Dopo una vita onorata, mai implicato in affari di denaro, né mai finora intercettato, né io né alcuno dei miei figli, per “relazioni pericolose”, a bordo di barche di “sospetti mafiosi”, in acque caraibiche, con “donnine” a bordo, né dalle centrali d’ascolto delle forze di Polizia e sicurezza Italiane, né da quelle Nsa degli Stati Uniti d’America, come ad altri è invece accaduto, difendendone io da Capo dello Stato, in modo riservato ed efficace, il padre sospettato ingiustamente e ridicolmente. Da non ricco qual sono che non gode certo di trattamenti pensionistici pubblici, il cui indicibile livello è un’offesa alla povertà della gente, una offesa agli operai, agli impiegati ed a chi vive una vita difficile, dovevo aspettare con grande umiliazione proprio l'età di 74 anni, dopo cinquant’anni passati al servizio della Repubblica, minato come Lei da un terribile morbo e cioè marcato come Lei dal cancro; di essere intercettato irregolarmente dalla Squadra della Polizia Giudiziaria dell’Arma dei Carabinieri e dai Ros, Reparti Operativi Speciali dell Arma dei Carabinieri, da me un tempo accanitamente, e mi accorgo adesso, almeno per qualcuno, ingiustamente difesi, e che stanno degenerando, come un tempo accadde anche alla Dia (guarda caso quando era proprio diretta da un Generale dei Carabinieri), in una specie di Ovra “democratica" - dove l’aggettivo “democratica” ha naturalmente lo stesso senso, proprio dei “magistrati democratici” e dei “giudici democratici”, e cioè “tardo-giacobini” e “tardo-leninisti” (non “tardo-stalinisti”, poiché non ne avrebbero il coraggio fisico e psicologico), di cui correvo il pericolo di rimanere vittima. Garantito poi dalla correttezza e dall’onestà di un Procuratore della Repubblica, come sono la maggior parte dei Pubblici Ministeri d’Italia. Quanto diverso il Ros del Gen. Mori, anche lui vessato dalla “magistratura democratica” per non averne fatto una organizzazione di "sicofanti" : e so quel che dico, con assoluta certezza. A questa età, e con una vita dignitosa e modesta di servitore dello Stato alle spalle, debbo essere ora “sputtanato” da veline fatte “filtrare” a sostegno delle posizioni della Procura della Repubblica di Potenza! Ma non solo per questo disturbo chi, come Lei, è tanto impegnato nel disbrigo degli affari domestici, mondani, lieti e funebri, nazionale e sovrattutto pan-europei e mondiali: domani cosmici, impegnato com’è, con la ineffabile ma simpatica First Lady tra feste, festini, tagli di nastri, altre cerimonie non liete e varie altre iniziative utili al Paese. Scrivo, a Lei, che dovrebbe essere (ma non ne ha il coraggio, perché uomo di coraggio Lei non è mai stato e non è!) il garante della Costituzione e quindi massimamente del Parlamento, che in un regime democratico è l’unico “sovrano legale”, perché rappresentante dell’unico “sovrano reale” che è il Popolo, e non Lei né la magistratura, né l’Anm, né il Csm. Lei dovrebbe quindi essere anche il garante delle prerogative poste a tutela dei membri del Parlamento: prerogative e non privilegi, perché sancite da una antica e ininterrotta, salvo parzialmente nel nostro Paese, tradizione costituzionale europea e americana a tutela non delle persone individuali ma della libertà ed indipendenza dei rappresentanti del Popolo Sovrano.

 E chiedo, e pretendo da cittadino e da membro del Parlamento, che Lei difenda pubblicamente il diritto di critica, quale garante dei diritti di libertà dei cittadini, il diritto di critica anche dura nei confronti dei magistrati, vuoi giudici vuoi soprattutto pubblici ministeri, ché in ogni Stato di diritto questi ultimi sono solo funzionari civili incaricati della pubblica accusa e non “unti del Signore”. E che difenda anche il diritto di criticare perfino le sentenze, che in uno Stato di diritto non sono accertamenti di “verità storiche ed etiche”, ma solo di “verità convenzionali”, anche necessarie per la certezza dei rapporti giuridici, che anche se ingiuste sono purtroppo necessarie, sono pur sempre però un valore per una società ordinata e che solo può vivere di libertà secondo leggi fondate su basi “civili” e non di diritto divino, naturale o positivo. E la salvaguardia di questo diritto di critica da parte di tutti, parlamentari o no, è oggi più che mai assolutamente necessaria nei confronti di alcuni magistrati, giudici e pubblici ministeri e insieme nei confronti dell’Anm e del Csm, Suoi “figliocci” prediletti, perché essi oggi, anche sotto la Sua irresponsabile e demagogica protezione, dovuta a ignoranza, codardia e paura (forse anche, e la comprendo, a motivo della istituzione della Coimnissione Parlamentare d’Inchiesta sui casi Telekom-Serbia), hanno usurpato poteri e competenze e utilizzato i loro poteri a fini politici, spesso "eversivi" di carriera e quindi non di pura verità!

 E questa energica presa di posizione avevo richiesto tramite alti funzionari della Sua Casa. Ero proprio curioso di sapere se Lei fosse un vero Capo dello Stato, come De Nicola, Einaudi, Gronchi, Segni, Saragat, Leone, Pertini, Cossiga e Scalfaro, o solo un moralmente poveruomo e ricchissimo pensionato, ex-Direttore Generale della Banca d’Italia, che in vita sua ebbe quattro insperate fortune: esser da me nominato a Governatore della Banca Centrale - contro l’ostilità della maggioranza degli esperti - , e solo perché la sapevo un buon uomo, una persona onesta, non certo un grande economista!; esser stato indi nominato Presidente del Consiglio dei Ministri, per crisi della politica e del Parlamento; e quindi perfino Ministro del Tesoro, forse come presumo per la catastrofica gestione della lira, che portò ad una svalutazione dei 14% e alla nostra uscita dallo SME! E infine Ella fu eletto per le beghe dei partiti, udite! udite!, presidente della Repubblica Italiana, e che dovrebbe passare alla Storia come successore, tra gli altri, cli Einaudi e Pertini: e se Lei Signor Presidente della Repubblica, non avrà un sussulto di dignità e coraggio, in un forte soprassalto di consapevolezza, Lei passerà alla Storia come il ‘Presidente Tentenna” o peggio! •

Francesco Cossiga
Libero | Sabato 1 Giugno 2002

 

 

 L'ex capo dello Stato affida a Libero una lettera aperta indirizzata all'attuale inquilino del Quirinale

_

Francesco Cossiga rivela: "Nell'inchiesta di Potenza c'è anche il nome del presidente"
_

 

  SOMMARIO