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La battaglia contro gli Italiani |
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di Ida Magli
20 Settembre 2002 |
Gli Italiani escono sconvolti da quello cui hanno assistito nella
battaglia politica dell’ultima settimana. Una battaglia all’ultimo
sangue combattuta dai parlamentari contro il proprio popolo, contro gli
Italiani. Eletti per difendere gli interessi degli Italiani, si sono
rivelati accesissimi rappresentanti degli stranieri, difensori dell’islamismo,
contro il cristianesimo, nemici dell’italianità e della sua cultura,
odiatori del territorio nel quale sono nati e che dovrebbe essere la loro
patria al punto, da volerla consegnare a tutti i costi a quelli che lo
invadono proditoriamente, perfino accusando gli Italiani delle disgrazie e
della morte di chi sa bene di correre dei rischi in quanto paga grandi
somme per farlo.
Il dibattito sul numero degli stranieri che possono o non possono
rimanere è stato tanto sconvolgente da costringere anche i cittadini meno
sospettosi a ipotizzare, sulla base dell’accanimento dei politici per
una presenza extracomunitaria più numerosa possibile, dei motivi non
dicibili, ben diversi da quel “buon cuore” di cui si è grottescamente
parlato. In questa battaglia si sono distinti, altre ai cattolici all’interno
del Governo, tutti i partiti della Sinistra. Come è lontana e diversa
questa Sinistra da quella che, dagli anni Settanta in poi, ha capito e
fatto conoscere in Italia cosa siano le “culture”, diffondendo testi
di etnologia, di storia delle religioni, di antropologia che nessuno
ancora conosceva! Sono stati soprattutto gli editori di sinistra (gli
Einaudi, i Feltrinelli) a far amare i Malinowski, i Lévi-Strauss, i
Kroeber, Margaret Mead, e con loro quei popoli “altri” dai quali
abbiamo finalmente capito che ogni cultura è un sistema a sé stante,
dotato di una “forma” significativa,di un tessuto interagente e
strettamente logico di costumi, di norme, di credenze religiose, concluso
in sé stesso. E’ stato un giornale come La Repubblica a volere
fin dal suo inizio un antropologo ad analizzare e a commentare i fenomeni
più vivi (nel bene e nel male ) della società italiana: il femminismo, i
movimenti giovanili, l’implosione della Chiesa, ripiegata, dopo il
Concilio, sulla personalità narcisistico-autoritaria di Wojtyla! Come ha
fatto la Sinistra a dimenticarsi tutto questo? Era la sua forza, forza
intellettuale, più che politica, nei confronti della Destra. Dimentica
che ogni cultura è appunto un sistema chiuso, con una sua logica interna,
quella italiana, tanto quanto quella dei Trobriandesi descritti da
Malinowski, e che, di conseguenza, le culture non si possono integrare, ma
o dominare o distruggere, la Sinistra che oggi impone con tanta violenza
la presenza degli stranieri, è - e viene percepita - come una forza che
odia gli Italiani.
Ma in questi giorni quello che ha sconvolto di più è stata la
battaglia dei cattolici all’interno del Governo. Perché si definiscano
“cattolici” non lo sappiamo. Ma in uno Stato laico, ammesso che ad
ispirarli sia la attuale strategia autodistruttiva della Chiesa, i
politici non hanno il diritto di compiere azioni altrettanto distruttive
nei confronti di coloro che li hanno eletti. A coronamento di questa
distruttività, abbiamo visto il Presidente della Camera farsi prendere le
impronte digitali, una scena di imbarbarimento e di degrado della propria
civiltà che non avremmo mai voluto vedere, per quei motivi interni ad una
cultura che abbiamo tentato di mettere in luce. Dare la propria parola
come ferma certa di garanzia è valore che, nell’antichità, soltanto i
Romani hanno creato, l’unico popolo che non faceva ricorso ai segni sul
corpo neanche nei riti d’iniziazione. Perché mai i musulmani debbono
tagliarsi il prepuzio per testimoniare la loro fede in Allah e i cristiani
pronunciano soltanto parole nel battesimo? Tutta la nostra organizzazione
sociale è fondata sulla fiducia, prima romana e poi cristiana, nella
parola data. Presso gli orientali, anche non musulmani, non è così e
facciamo male a giudicare il loro mentire come colpa. Questo significa,
però, che è impossibile “fidarsi” di loro e, al tempo stesso, che se
ci adeguiamo al loro comportamento, abbiamo già perso. Perché, non
soltanto non si potrà più credere a Casini quando dice di chiamarsi Pier
Ferdinando Casini, ma che non si può più credere neanche alla parola che
pronuncia da Presidente del “Parlamento” che appunto porta questo nome
in quanta luogo della parola vera.
Aggiungo a queste riflessioni antropologiche, un rilievo di “diritto”
del cittadino: le impronte digitali lo espropriano totalmente dal
riconoscimento della propria identità in quanto il possessore non è in
grado di riconoscerle. E' necessario un perito. Qualcuno vuol rispondere a
questa domanda?
Roma, 20 Settembre 2002
Ida Magli
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"Dimentica che ogni cultura è
appunto un sistema chiuso con una sua logica interna, quella italiana
tanto quanto quella dei Trobriandesi descritti da Malinowski, e che, di
conseguenza, le culture non si possono integrare, ma o dominare o
distruggere, la Sinistra che oggi impone con tanta violenza la presenza
degli stranieri, è - e viene percepita - come una forza che odia gli
Italiani."
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