Tra relatività culturale e
critica "di parte"
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L'insegnamento della Storia:
la parola agli Autori |
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di Ida Magli
Italiani Liberi |
13 Dicembre 2002 |
Il
problema di quale sia il tipo di storia che gli studenti apprendono a
scuola, è un problema vero. Ma è un problema talmente importante e
complesso che nessuna Commissione, anche prescindendo dalle obiezioni di
opportunità politica avanzate in proposito, potrebbe mai essere in grado
di risolvere. Per due motivi principali. Il primo è quello
ampiamente dibattuto ormai da molti anni nell’ambito degli studi
storici, ossia sul "come fare storia"; e se esista una storia
che non sia sempre, in qualsiasi caso, la “storia dello storico”. E’
nata da questa riflessione, soprattutto per l'influsso degli etnologi e
degli antropologi, una forma di "storia della storiografia" che,
appunto, ripercorre criticamente gli studi storici e da essi apprende
quale fosse il punto di vista, non tanto del singolo autore, quanto del
contesto culturale, politico, religioso nel quale l’autore si trovava a
vivere e a pensare. La storia della storiografia è perciò uno dei
settori più ricchi di sapere storico che possediamo, e obbedisce al
metodo precipuo cui attinge l'accumulazione del sapere nell’ambito del
pensiero occidentale: imparare dal passato, e soprattutto da quello che
oggi ci appare errato in quel passato ma che, viceversa, sembrava del
tutto giusto agli studiosi dell’epoca.
Il secondo motivo per il quale è
difficilissimo insegnare la storia in modo il meno possibile “di parte”,
è dovuto all’esecrabile abitudine dei “manuali”. Questi, anche
quando scritti con la massima buona volontà, sono necessariamente “di
parte” in quanto appartengono ad autori nostri contemporanei, ma sono
anche privi di qualsiasi forza veramente “critica” perché
questa discende, non dalla materia che viene esposta, ma dalla “scrittura”.
In altri termini: o si è dei grandi scrittori, oppure non si riesce ad
appassionare nessuno a quello che si dice. Il fatto che i nostri studenti
non "sappiano" davvero quasi nulla di quello che imparano
a scuola, dipende soprattutto da questo; e non soltanto nell'ambito della
storia, ma in tutti i campi. La mia proposta, senza voler offendere
nessuno, è molto semplice e per giunta economicissima. Mettiamo nelle
mani degli studenti tutti i nostri classici, quelli che si trovano nelle
collane economiche di qualsiasi editore, senza commenti, senza colonne di
note in fondo pagina, senza “antologie”. Gli Autori, puri e semplici,
che, se sono grandi storici, sono sempre grandi scrittori. Macchiavelli,
Galileo, Vasari, Guicciardini, Leopardi, ma anche quel Paolo Emilio
Veronese che Luigi XII chiamò a scrivere la storia della Monarchia
francese, il De rebus gestis Francorum, quel Luigi Alemanni che
scrive, esiliato in Francia, le sue Opere toscane per far conoscere
la sua Firenze, tutti quegli italiani come Leonardo Bruni e Biondo Flavio
che nello scorrere dei secoli hanno scritto la storia dell’Europa,
emigrando di volta in volta in Francia, in Germania, in Inghilterra. Per
non parlare degli storici del diritto, dei filosofi come Giordano Bruno,
come Campanella; di quei teorici della pittura e della musica che "hanno
fatto dell’Europa l'Impero d’Italia nel momento stesso in cui sembrava
che fosse l'Italia l'Impero d'Europa." (bellissima affermazione di
Gioacchino Volpe nel suo saggio sul Medioevo).
Gli studenti non porteranno più così,
sulle spalle, il peso di un sapere che sembra doversi misurare a
"chili" rinchiuso nello zaino, ma volumetti smilzi, essenziali,
leggeri come sa e può essere soltanto il vero sapere, la vera scrittura.
Non soltanto diminuirà di molto la spesa per l’acquisto dei ”libri
scolastici”, ma sparirà la dizione di per sé negativa di libri
scolastici. I nostri studenti godranno della chiarezza e della passione
con la quale gli Autori hanno scritto; del loro punto di vista, di volta
in volta a favore o contro una parte sia questa la "lingua” o “l’architettura”,
la “filosofia” o “il bello”, la “repubblica” o la “monarchia”,
il "cattolicesimo" o "l'eresia", il
"classicismo" o il "romanticismo". Capiranno, infine,
proprio dalla ricchezza del pensiero con la quale i più grandi uomini
italiani hanno colto la profondità dei problemi che l’umanità si trova
di fronte tanto che, anche quando li si difende, è sempre possibile
revocarli in dubbio e superarli, che è questo l’unico scopo dell’apprendere,
dello studiare, del capire. Andare al di là di ciò che già si conosce
e, al tempo stesso, amare, godere, possedere, nella costruzione della
propria persona, ciò che altri uomini, prima di noi hanno pensato,
capito, amato, posseduto.
Ida Magli
Roma, 13 dicembre 2002
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La storia della storiografia è uno dei
settori più ricchi di sapere storico che possediamo, e obbedisce al
metodo precipuo cui attinge l'accumulazione del sapere nell’ambito del
pensiero occidentale: imparare dal passato, e soprattutto da quello che
oggi ci appare errato in quel passato ma che, viceversa, sembrava del
tutto giusto agli studiosi dell’epoca.
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