|  | Il Giornale, giovedì 13 dicembre 2001 | 
        
      
      
      
      
      
      
        
          
            | IL NUOVO LIBRO
              DI ORIANA FALLACI | 
          
            | LA RABBIA E L'ORGOGLIO | 
        
      
       
      
      
      Cosa si può dire del libro di Oriana Fallaci? Tutti hanno letto l’articolo
      pubblicato sul Corriere della Sera qualche giorno dopo l’attacco alle
      Torri Gemelle, e non ci si può sbagliare: è un urlo, ma un urlo che,
      pure nell'immediatezza dell'orrore, della rabbia straziante di chi non
      può fare nulla per impedire che crollino, che seppelliscano insieme a
      tante vite, la realtà e il simbolo di ciò che di meglio possiede l’America,
      esprime anni e anni di sofferenza. Sì, è scritto come un fiume in piena,
      scorre come se neanche una virgola potesse essere cancellata, perché
      racchiude tutta una vita di riflessione, di impazienza, di spinte date all’immensa
      pietra che si ostina a rotolare sempre in giù e che è l’Italia. L’Italia.
      E’ un grido d’amore per l’Italia come Patria, come Terra cui nonni,
      padri, madri, fratelli hanno dato il meglio di sé, e nella quale tanti
      Italiani, ma soprattutto quelli che da secoli ne sono a capo per
      distruggerla, per umiliarla, per sfruttarla, incitano a non credere.
      Quanti preti ho incontrato! Dice Oriana. Quanti preti! Tutti uguali:
      comunisti, fascisti, neo comunisti, neo fascisti, excomunisti, exfascisti!
      Tutti uguali nel predicare agli Italiani di starsene buoni, obbedienti,
      vigliacchi, umili, inginocchiati davanti ad autorità becere, a stranieri
      quali che essi siano, sempre meglio di noi... Perché? Perché? E’
      questo l’interrogativo che sembra aver tormentato Oriana in tutti questi
      anni nei quali è stata lontana dall’Italia e che ha accumulato con una
      rabbia pari alla limpidezza con la quale ne capisce i motivi profondi e al
      tempo stesso l’ingiustizia. Servirà questo libro a scuotere gli animi
      degli Italiani intorpiditi dal facile "buonismo" (orrenda
      parola, cara Oriana, che tu hai la fortuna di non sentir mai pronunciare),
      dalla negazione di qualsiasi capacità di "giudizio"? Trovare
      sempre una giustificazione al male significa in realtà non adoperare l’unico
      strumento che definisce la specie umana: il conoscere, il definire, il
      giudicare. E’ questa la malattia mortale degli Italiani, oggi, o meglio,
      di quegli Europei che, come giustamente dice la Fallaci, sono tutti come
      gli Italiani, anzi peggio perché tacciono e obbediscono pur non essendo
      plagiati in modo così ossessivo dalla predicazione degli opinionisti e
      dei politici come lo sono gli Italiani. Io credo di sì, che il libro di
      Oriana giungerà al cuore e alle menti di tanti che non osano credere a se
      stessi, al proprio buon senso, ai propri sentimenti, costretti a
      rintuzzarli come insane passioni dettate dall’egoismo, dal nazionalismo,
      dal razzismo. Abbiamo bisogno di muoverci, di sentirci vivi, di non
      piegarci alla morte dell’umiliazione, del chiedere scusa, del farci
      invadere e sopraffare.
      Una parte, soprattutto, del libro di Oriana deve essere oggetto della
      massima riflessione: è tutto il mondo islamico, non soltanto i Talebani,
      che combatte contro l’Occidente, contro i valori, il modo di vivere dell’Occidente.
      Ne siamo circondati: questa è la verità. Quasi tutta l’Africa è
      musulmana; l’est europeo è pieno di musulmani, oltre a tutti quelli che
      già si sono radicati nei paesi più ricchi dell’occidente europeo; il
      medio oriente è tutto musulmano, ed è per giunta ricchissimo e può
      comprare complici e traditori in tutto il mondo. Non è vero, inoltre, che
      sono i Talebani le guide spirituali: ogni Imam è una guida spirituale,
      ossia è un Capo in tutto e per tutto. L’islamismo - dice Oriana - è
      una Montagna, una Montagna immobile; Maometto e Corano sempre uguali a se
      stessi, perfetti, assoluti. Cosa possono avere in comune con noi che
      abbiamo l’ossessione del tempo in divenire, ossia della scoperta, dell’arte,
      della scienza, di un sapere che supera sempre ciò che già sa per
      scoprire qualcosa che supererà domani?
      Ma Oriana forse ha sottovalutato, pur nella forza della sua parola
      potente, le schiere di governanti traditori che, sotto le vesti della
      democrazia, allignano in Europa. Pensano di essere tanto furbi con i loro
      mercati, con la libertà della circolazione delle merci e delle persone,
      per piazzare qualche automobile, qualche frigorifero, qualche trattore
      laddove ancora non ci sono. Ma, insieme alle automobili e ai frigoriferi
      hanno venduto l’anima, lo spirito, la lingua, la letteratura, la musica,
      il futuro di noi, poveri sudditi. Non prendertela con gli Italiani,
      Oriana. I nostri governanti sono quelli di sempre. Quelli che ci hanno
      venduto di volta in volta agli Spagnoli, ai Francesi, ai Tedeschi, agli
      Austriaci, ai Papi, attraverso lo scorrere dei secoli; quelli che ancora
      adesso - qualsiasi cosa facciano - si giustificano dicendo che non
      possiamo fare cattiva figura davanti agli stranieri…
      Roma, 13 dicembre 2001