Il genio di Ida Magli


di Giordano Bruno Guerri

Il Giornale | 22.02.2015



Ha fatto in tempo a terminare il suo nuovo libro, Figli dell’uomo. Storia del bambino, storia dell’odio, che uscirà nella Bur. E’ un saggio di una crudezza estrema, tanto da rendere difficile leggerlo fino in fondo: i bambini, è l’assunto, in ogni luogo e tempo sono stati oggetto di violenze atroci, che neanche immaginiamo per il passato e che spesso fingiamo di non conoscere nel presente. Il motivo della crudeltà verso l’infanzia è che i piccoli - deboli e di scarso valore economico – sono le vittime ideali. E’ solo un esempio fra i tanti possibili sull’originalità del pensiero di Ida Magli, sul suo diverso approccio alla storia e alla realtà. Mai rassegnandosi all’ovvio delle idee ricevute e pagando sempre in prima persona.

  A vederla non l’avresti mai detta capace di tanta durezza, nel suo sistema logico forte e lucido come l’acciaio. Minuta, bionda, sempre perfettamente pettinata, gli occhi celeste madonna, dalla sua vocina risuonavano asprezze di giudizio che mai avresti potuto immaginare in un simile essere. Diplomata al conservatorio, suonava il pianoforte, Ida, nella sua piccola casa lindissima su una collina romana. E coltivava rose in terrazza. Erano i suoi soli svaghi. Si svegliava all’alba e andava a letto tardi, per poter studiare e scrivere di più, anche adesso a 90 anni passati. Sapeva che le restava poco tempo, e voleva dare ancora il più possibile dell’immensa ricchezza di pensiero e di cultura che aveva accumulato.

  Non verrà ricordata quanto e come meriterebbe, in questo periodo di scomparsi celebri, ma non se ne sarebbe stupita, né addolorata. Ci aveva fatto l’abitudine. E a ogni colpo subito si rafforzava. Fu lei a portare l’antropologia culturale nelle università italiane, e lasciò la cattedra per non soggiacere alle infamie delle baronie senza studio. Fu lei a divulgarla con due saggi straordinari già dal titolo: Alla scoperta di noi selvaggi e Viaggio intorno all’uomo bianco. Fu lei la prima ideologa del femminismo italiano, finché rinnegò il movimento giudicando le donne incapaci di affermare se stesse. Approdata alle testate più ambite dall’intellighentia – l’Espresso e Repubblica – le abbandonò, senza essersi assicurata altre collaborazioni, per protesta contro la mancata pubblicazione di alcuni articoli. E, arrivata al Giornale, mal sopportava che le si appiccicasse l’etichetta di destrorsa, pur sapendo di vivere in una gigantesca fabbrica di etichette.

  Prendete a caso uno dei suoi tanti libri e ci troverete una sorpresa che potrebbe farvi il grande dono di un nuovo pensiero. Santa Teresa di Lisieux, che rovescia come un calzino il tema della santità. Gesù di Nazareth, saggio devotissimo dove dimostra che il cristianesimo, ripristinando il sacro nella religione, non ha mai applicato realmente il pensiero del Cristo. Sulla dignità della donna, dove – in una periodo di beatificazione in vita di Woytila - sostiene che per Giovanni Paolo II la donna è in realtà una figura sacrificale.
  Gli ultimi anni li ha dedicati alla lotta Contro l’Europa, titolo di uno dei suoi libri più importanti e veggenti, dove denuncia la perdita delle sovranità nazionali, di libertà e democrazia, in un sistema livellato verso il basso, secondo i criteri di un nuovo comunismo. E contro l’Europa si è battuta praticamente da sola, dall’inizio degli anni Novanta, mentre tutti la sbeffeggiavano per questo, prima di cominciare a rendersi conto delle sue molte ragioni. Andate a vedere il sito dell’associazione che ha fondato senza chiedere un centesimo a nessuno – viveva con un pugno di riso - e ci troverete pensieri che si stanno ingigantendo fra gli europei: www.italianiliberi.it

  Nel 1996 pubblicò un libro che ai più sembrò visionario, fanatico o – nel caso migliore – esagerato. Si chiamava e si chiama Per una rivoluzione italiana, e lo pubblicò Baldini&Castoldi. Parla di politica, scuola, islamizzazione, Unione europea, mass media, sistema sanitario, Costituzione. Pone delle domande apparentemente banali, come sempre appaiono le grandi questioni: viviamo davvero in una democrazia? I politici ci rappresentano davvero? Lo Stato pensa davvero al bene dei cittadini? La risposta di Ida Magli è sempre “no”, il cittadino non possiede, in realtà, nessun potere: per cui occorre ribaltare molti luoghi comuni che sono alla base della nostra vita sociale. Soprattutto, preannunziava uno scontro mortale con il mondo islamico. All’epoca quasi nessuno sapeva cosa fosse al Qaeda, l’attentato alle Torri Gemelle era al di là di ogni immaginazione, per non parlare dell’Isis. Dunque i passaggi sull’islamismo apparvero, ai più, come una forma di arretratezza culturale, di chiusura mentale, se non addirittura di razzismo. Il volume venne del tutto ignorato, ucciso con la tecnica del silenzio, e non è più stato ristampato. Ma lei sapeva, tutt’altro che umiliata, che un giorno saranno riconosciute le sue ragioni.

  È morta serena e lucida, nella sua casa, accanto al figlio. Nel suo Omaggio agli Italiani, di pochi anni fa, un passaggio le si attanaglia perfettamente: “Questa è la grandezza degli Italiani”, ha scritto: “Aver continuato a pensare sempre, a creare sempre, perché soltanto l’intelligenza sa di essere libera, quali che siano le coercizioni esteriori. Sa che la grandezza dell’Uomo è nel pensiero, e sa che c’è sempre almeno un altro uomo che lo afferra e lo trasmette.”

@GBGuerri



 
 
 

 

 
 
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