EDITORIALI


"A OCCHI CHIUSI" VINCE IN SPAGNA
AL "II INTERNATIONAL YOUTH FILM FESTIVAL PLASENCIA ENCORTO": QUANDO LE DIFFERENZE FANNO LA DIFFERENZA

(link YouTube del video)

di Raffaello Volpe
ItalianiLIberi
| 05.04.2015


  Sabato 21 marzo scorso, dopo precedenti riconoscimenti in altri concorsi nazionali, fra 292 cortometraggi scolastici provenienti da tutto il mondo, il cortometraggio "A OCCHI CHIUSI", realizzato dall'istituto di istruzione secondaria superiore "Gorjux-Tridente" di Bari ha vinto a Plasencia in Spagna il primo premio assoluto del "II INTERNATIONAL YOUTH FILM FESTIVAL PLASENCIA ENCORTO". Il video, l'unico italiano giunto in finale, è stato realizzato da un gruppo di appassionati studenti dell'Istituto, dallo scrivente, docente tutor del progetto e grazie alla regia di Girolamo Macina, uno dei migliori media educator presente sul territorio nazionale. Il corto è così approdato al secondo concorso internazionale, dopo la selezione a quello greco del "17th European Meeting of Young Peoples' Audiovisual Creation - Camera Zizanio", dopo il primo premio vinto al Marano Ragazzi Spot Festival 2014 a Marano di Napoli e un secondo posto al Sottodiciotto Film Festival 2014 a Torino.

Fin qui niente farebbe pensare a ciò che invece questi riconoscimenti non dicono. A parte quelle scuole che hanno tutt'altro indirizzo di studi, pochissime sono quelle veramente qualificate nel campo. Rarissimi sono i video scolastici italiani premiati all'estero. Sono tanti, invece, i video realizzati nelle scuole di ogni ordine e grado che, per una serie di motivi, non vanno oltre le pareti scolastiche entro le quali vengono prodotti. Spesso gioca la qualità scadente dei lavori, in un settore che invece richiederebbe competenze scientifiche, tecniche, autodisciplina, altissima capacità creativa e di coinvolgimento degli alunni. Ciò avviene per svariate cause: a volte la causa è l'incapacità di alcuni esperti incaricati di collaborare con le scuole, altre volte le ridotte capacità tecniche dei docenti italiani nel campo della produzione audiovideo, effetto "naturale" di scarsità di mezzi e strumenti e di un aggiornamento dei docenti inesistente. Per quanto riguarda la diffusione dei video scolastici, una volta realizzati, spesso gioca l'indifferenza, se non dei presidi stessi, dei docenti incaricati di seguire le attività di esperti professionisti in questi micro laboratori; e anche quando ci si preoccupa di far conoscere i video prodotti, le scarse risorse economiche delle scuole, almeno per quanto riguarda le spese di viaggio, impediscono di finanziare la partecipazione di docenti e studenti a festival e concorsi, riducendo così di molto la ricaduta didattica di questi lavori. Non tutti sanno che in molti festival vengono organizzati, come in quello spagnolo, laboratori specializzati di alto livello validissimi per studenti e docenti accompagnatori. Ma non sono solo questi gli aspetti che rendono eclatante la premiazione di un cortometraggio scolastico italiano a un concorso internazionale prestigioso e ben organizzato come quello spagnolo. È l'ovvietà di quello che accade in Italia rispetto a ciò che avviene all'estero quando si vince che colpisce, una differenza sintomatica di quanto in Italia il potere sia pervasivo e distruttivo, se non di opere e degli autori di quelle, almeno - che è il vero obiettivo - della capacità creativa degli Italiani, anche a partire dalle scuole. La fatica degli artisti italiani è sempre stata doppia: creare sopravvivendo al potere che li odia. Una differenza che ho notato personalmente, essendo stato io il docente accompagnatore della delegazione dei due studenti che ha partecipato alla kermesse spagnola. Si è notata sul piano umano, tanto da averci commosso: subito dopo la proiezione ufficiale del video e due giorni prima della premiazione, tutti i colleghi delle delegazioni straniere presenti ci hanno voluto conoscere personalmente per complimentarsi; la sera della premiazione, all'annuncio che il nostro video aveva vinto, il pubblico, le persone che abbiamo conosciuto in quei due giorni, ha esultato di gioia come si trattasse di un proprio film. Gli spagnoli, invece, hanno dato risalto alla vittoria italiana, così come si è dato rilievo alla manifestazione a  tutti i livelli: l'alcalde di Plasencia, l'equivalente dei nostri sindaci, è stato presente dall'inizio alla fine con gentilezza e intelligenza, mettendo a disposizione mezzi e spazi; la manifestazione ha avuto risalto anche sull'intero territorio spagnolo, essendo stati pubblicati gli esiti su due quotidiani spagnoli di grossa tiratura, mentre da noi in Italia solo un quotidiano di tiratura locale, Epolis di Bari, ha dato rilievo alla notizia. Insomma, così tante e significative differenze da chiederci con tristezza per quale motivo si debba ancora restare in Italia invece che emigrare. Sia ben chiaro, anche in Spagna o in altri paesi europei come la Francia, le riforme dittatoriali imposte dall'unione europea stanno avanzando implacabili contro libertà di insegnamento e di espressione, creando ovunque scontento e malessere. Di certo, all'estero si respira tutt'altra aria che in Italia, perché, a prescindere dalla provenienza, le capacità vengono riconosciute. In Italia sappiamo bene quanto il potere - presupponendo se stesso come unico detentore d'intelligenza e non sentirsi sminuito nella propria "potenza" - propenda a far passare implacabilmente in secondo piano i veri creatori di intelligenza: gli artisti. Sappiamo anche bene quanto gli Italiani siano tendenzialmente propensi all'invidia e alla distruzione di chi è più capace degli altri, avendo i nostri governanti da sempre imposto loro in assoluto come massimi valori: l'ignoranza, la mediocrità, l'obbedienza cieca e la meschinità, che a ben pensarci sono i tratti salienti della personalità dei potenti. Se chi governa - e più che mai i governanti odierni - non patrocina il riconoscimento delle capacità di chi lo meriterebbe, la maggioranza odierà sempre chiunque sarà in grado di emergere: gli Italiani non si vogliono bene, un tratto che fa il gioco del potere da sempre. Noi Italiani, se ci sarà ancora futuro per tutti noi, dovremo fare tesoro di questa consapevolezza quando affideremo il nostro futuro nelle mani di qualcuno.

Questo cortometraggio tratta dei furti nelle scuole, un tema di cui nessuno parla a causa del solito virus del politically correct, nonostante non vi sia scuola in Italia (e in Spagna, ho scoperto) che non ne abbia subito almeno uno; grazie a Girolamo Macina e agli studenti del "Gorjux-Tridente" di Bari, abbiamo tentato di farlo sapere dicendo qualcosa di bello e, nel nostro piccolo, continuando a inseguire lo stesso piccolo grande sogno di Ettore Scola: "Il cinema è bello se riesce a leggere la realtà". E in questo sogno noi continueremo a ritrovarci.



Girolamo Macina è un videomaker che opera da venti anni sul territorio nazionale come media educator e formatore. Ha realizzato centinaia di laboratori didattici, di film education, molti dei quali hanno dato vita alla realizzazione di cortometraggi selezionati in numerosi concorsi nazionali e internazionali, ottenendo più di 80 premi.


Raffaello Volpe
05 aprile 2015      


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