da Trieste
«Ho saputo dai clandestini che alcuni di loro sono destinati a subire nella
zona di Roma un espianto di rene e forse di altri organi. Le famiglie sono pagate in anticipo,
ma ho il sospetto che l’accordo non sia
rispettato e vengano prelevati tutti gli organi possibili», sostiene, in una deposizione chiusa nel cassetto della procura distrettuale antimafia di Trieste, dal 1999,
un passeur sloveno. Il pm Federico Frezza, che nel capoluogo giuliano ha istituito un pool contro il traffico di esseri umani, garantisce che per il momento non è stato trovato alcun riscontro alla pesante accusa. Il testimone, che aveva proposto di infiltrarsi nell’organizzazione guidando lui
stesso un furgone con i clandestini «speciali» pronti a cedere un rene, ha aggiunto che la possibilità della soppressione del malcapitato, con l’espianto di tutti gli organi, è una sua deduzione. Bisogna andarci
con i piedi di piombo, ma il tragico sospetto che i clandestini vendano gli organi, pur di
raggiungere l'agognato Occidente, è stato adombrato anche dal procuratore nazionale
antimafia, Piero Luigi Vigna.
«Esistono elementi denunciati sia da un’autorità della Moldavia, ma anche certe nostre indagini dalle quali emergono elementi investigativi secondo cui gruppi di nazionalità diversa da quella italiana, si dedicano anche al traffico di organi umani», ha dichiarato Vigna, più volte negli ultimi mesi. L’allarme sul traffico di organi era stato lanciato lo
scorso ottobre, durante un convegno a Roma, dal ministro dell'interno
moldavo, Vladimir Turcanu. Nella povera repubblica un rene vale quasi otto
milioni di lire e il ministro ha elencato i casi di 24 persone trasportate in Turchia e in Georgia, con un visto turistico, per subire l’operazione. Due bambini, invece, erano stati rapiti e venduti per una trentina di milioni. I loro sarebbero «stati portati all’estero via aerea, con container speciali, probabilmente in paesi occidentali».
In Italia il medico della polizia di Crotone, Orlando Amodeo, ha scoperto visitando i clandestini che sbarcano nel sud, due giovani curdi con un’ampia cicatrice sulla schiena. Uno ha arnmesso che aveva «perso» un rene sostenendo che era accaduto a causa di una calcolosi, ma il sospetto è che si siano pagati il viaggio vendendo l’organo. In Cina esiste un fiorente mercato che si basa sui condannati a morte ai quali vengono prelevati gli organi subito dopo l’esecuzione.
Anche la Russia è coinvolta nel traffico e si sta attrezzando la Romania. Sono conosciuti solo due casi di vendita
di reni in Italia, l’ultimo dei quali ha coinvolto, in un’inchiesta dello scorso anno, Raffaele Cortesini, direttore del centro trapianti del policlinico Umberto I. In realtà il medico era all’oscuro del patteggiamento
In denaro fra un suo trapiantato e il pugliese Vito Di Cosmo, che confessò la vendita del rene dopo essere stato arrestato per una tentata estorsione. Comunque basta
cercare in Internet la frase «kidney for sale» (rene in vendita) e saltano fuori oltre duecento siti, molti dei quali sono stati probabilmente intercettati dalla polizia postale, perché non si riescono più ad aprire.
Una donna di Singapore di 44 anni e gruppo sanguigno B+ vendeva un rene per
la stratosferica cifra di tre milioni dollari. Zjang, un giovane cinese di 28 anni si accontentava di cinquemila dollari, un messicano garantiva di essere in buona salute e altri venditori dal Pakistan si erano costruiti addirittura un sito ad hoc.
Il donatore più economico chiedeva quindicimila dollari indicando peso, età, gruppo sanguigno e assicurando di non bere, di non fumare e di non avere fatto uso
di droghe.
FBil