ItalianiLiberi, 29 Marzo 2001

 

L'impero economico degli euroburocrati


di  Giordano Bruno Guerri
da "Il Giornale" mercoledì 28 marzo 2001

Quando fu pubblicato la prima volta, quattro anni fa, Contro l’Europa (Bompiani) di Ida Magli era né più né meno un libro sacrilego. Gli italiani sembravano credere ciecamente nell’Unione Europea: ma era la fiducia, appunto cieca, di chi non dispone di informazioni contrarie. Le sette successive edizioni del volume hanno aperto uno spiraglio: sono nate anche in Italia (nel resto dell’Unione ce ne sono a decine, con centinaia di migliaia di iscritti) piccole organizzazioni, soprattutto di giovani, che si pongono il problema di come fermare o frenare questa Europa che grava sul loro futuro piena di illusioni e di minacce. La stessa Magli ne ha fondata una con tanto di sito internet (www.italianiliberi.it)

Le tesi della celebre antropologa sono note ai lettori del Giornale, che a differenza dei lettori di tutta l’altra stampa italiana - conformista e uniformata - possono sentire l’una e l’altra campana. Ida Magli sostiene (e nessuno si è ancora azzardato a darle torto) che una comunità sovranazionale non può essere fondata soltanto su e per l’economia; che i popoli hanno una identità fondata sulla loro cultura, la loro lingua, la loro storia e che privarli di quell’identità significa annullarli come popolo; che l’Unione Europea, voluta soltanto da economisti e politici, raddoppia i poteri sui cittadini, riduce la democrazia e limita i poteri di governi e Parlamenti nazionali provocando perdita di identità e di indipendenza. In particolare, noi italiani non abbiamo mai potuto esprimerci con un referendum sull’Ue perché una norma della nostra “intoccabile” Costituzione (toccabilissima quando fa comodo, come per la legge sul federalismo) impedisce l’istituto del referendum sui trattati di politica estera: anche se è un falso clamoroso che l’Unione Europea riguardi la politica estera, visto che si impiccia delle nostre leggi, si infila nelle nostre sale da pranzo e in ogni momento della nostra vita quotidiana.

Ora Contro l’Europa esce in un’edizione aggiornata e arricchita da un micidiale capitolo che fa i conti con quanto è successo negli ultimi quattro anni. Un ripasso prezioso per capire a cosa stiamo andando incontro. Quattro anni fa l’euro non esisteva ancora e Helmut Kohl era l’uomo più importante e stimato dell’Unione, tanto da fare sperare agli italiani che sarebbero stati governati con il rigore tedesco, al sicuro da qualsiasi tangentopoli. Subito dopo Kohl è stato travolto da una tangentopoli simile alla nostra; il governo Santer è stato costretto dimettersi per accertata responsabilità collegiale in abusi e corruzione; alla guida del governo europeo c’è - santocielo - Romano Prodi. Contro l’Europa prevedeva scontri fra le nazioni più forti, e Francia e Germania sono già ai ferri corti su tutto, dai formaggi alle mele, dall’allargamento a est alla lingua. La guerra del Kossovo è stata l’immediata e clamorosa smentita alle previsioni di un’Eterna Era di Pace inaugurata con l’Unione. Le assurde sanzioni all’Austria hanno dimostrato come l’Unione sia pericolosa e aggressiva verso l’indipendenza dei singoli Stati.

Politici e economisti hanno costituito a Bruxelles un impero burocratico che deve essere tenuto con mano ferrea per reggere alle spinte disgregatrici provenienti da un insieme di popoli diversi e accorpati soltanto da istituzioni stabilite a tavolino. Quello che Ida Magli denunciava come “sudorientalismo dell’Unione”, ovvero la tendenza a favorire l’immigrazione islamica, si è sviluppato in modo tale da presentarsi come un’ondata che sommergerà l’Europa Occidentale: l’islamismo ormai mette paura anche a quegli esponenti della Chiesa che fino a ieri hanno predicato l’uguaglianza delle religioni e l’omaggio alla fede degli immigrati.

Ida Magli aveva previsto il destino dell’euro, non da economista ma da antropologa, individuandone la prevedibile disfatta “nel depauperamento dei popoli, privati di tutto quello che ne costituisce il valore: la patria, la lingua, i confini, l’identità, la responsabilità individuale”. L’Ue è nata sul e per l’euro, garantita come moneta forte e stabile che avrebbe contrastato l’arroganza del dollaro. Oggi l’euro è la moneta più svalutata non soltanto nei confronti del dollaro ma anche dello yen e i responsabili della sciagura sanno solo dire “pensate cosa sarebbe stato delle singole monete”, senza porsi il problema vero: che hanno sbagliato le previsioni proprio nel loro campo, e che quindi molto probabilmente è errato tutto il progetto europeo.

Per risolvere il disastro gli economisti-politici che guidano l’Europa pensano di allargare il mercato, ovvero l’Ue, tirandoci dentro in fretta un numero pazzesco di Paesi, dalla Lettonia alla Turchia, che differenzieranno sempre di più i popoli membri della comunità. (Nell’Appello dell’Ue per la pace in Medio Oriente c’è persino questa affermazione preoccupante: “I popoli dell’Europa e del Medio Oriente sono legati da un destino comune, come affermato nel 1995 in sede di conferenza euromediterranea a Barcellona. Consapevoli della nostra storia comune, rivolgiamo un invito al popolo mediorientale affinché si unisca ai popoli dell’Europa per costruire un futuro di armonia, basato su principi condivisi.” Storia comune? Destino comune? La conferenza euromediterranea di Barcellona presa come Bibbia?) Una volta portati dentro questi Stati, solo per motivi economici, bisognerà ridurli al minimo comun denominatore, con le regole imposte da Bruxelles: naturalmente è un’operazione che va fatta verso il basso, appiattendo tutto e facendo così risaltare la meta finale del progetto comunista che è alla base dell’Unione, cioè l’economia unica, lo stile di vita unico, il pensiero unico.

L’Europa è sempre stata presentata agli italiani come una vacca (stupida, se non pazza) da mungere. Nel mistero dei bilanci pochi hanno scoperto che, dal 1956 a oggi, l’Italia ha dato all’Europa più di quel che ha avuto, tranne due anni. Peggio: si vanta già la nascita della nuova costituzione europea, cui dovrebbe essere preposto Giuliano Amato. Come non accorgersi che la Costituzione, nella nuova visione europeista, non è più una limitazione al potere dei governanti ma un Potere senza nome - analogo a quello di Dio e della Natura - che ha il diritto di concedere agli individui-europei la nascita, il lavoro, il sonno, il coire, la morte? Allo stesso modo le leggi europee ci concedono il diritto di mangiare, purché mangiamo asparagi e carote della forma e del colore stabiliti a Bruxelles.

In un dibattito radiofonico l’ambasciatore Sergio Romano mi disse testualmente che l’Europa ha evitato per quanto può i referendum (dai quali infatti è uscita quasi sempre sconfitta) per “superare la miopia dei popoli”. Bene. Ma, visto che la democrazia viene ancora considerata un valore, l’appello di Ida Magli, e mio, è che tutti i popoli “aderenti” all’Unione possono votare, in un referendum collettivo, prima sulla prossima adozione dell’Euro, poi sull’intero concetto di Comunità Europea. Miopi contro presbiti.

Giordano Bruno Guerri

 

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