Quando fu pubblicato la prima
volta, quattro anni fa, Contro l’Europa (Bompiani) di Ida Magli era
né più né meno un libro sacrilego. Gli italiani sembravano credere
ciecamente nell’Unione Europea: ma era la fiducia, appunto cieca, di chi non
dispone di informazioni contrarie. Le sette successive edizioni del volume
hanno aperto uno spiraglio: sono nate anche in Italia (nel resto dell’Unione
ce ne sono a decine, con centinaia di migliaia di iscritti) piccole
organizzazioni, soprattutto di giovani, che si pongono il problema di come
fermare o frenare questa Europa che grava sul loro futuro piena di
illusioni e di minacce. La stessa Magli ne ha fondata una con tanto di sito
internet (www.italianiliberi.it)
Le tesi della celebre
antropologa sono note ai lettori del Giornale, che a differenza dei
lettori di tutta l’altra stampa italiana - conformista e uniformata -
possono sentire l’una e l’altra campana. Ida Magli sostiene (e nessuno si
è ancora azzardato a darle torto) che una comunità sovranazionale non può
essere fondata soltanto su e per l’economia; che i popoli hanno una
identità fondata sulla loro cultura, la loro lingua, la loro storia e che
privarli di quell’identità significa annullarli come popolo; che l’Unione
Europea, voluta soltanto da economisti e politici, raddoppia i poteri sui
cittadini, riduce la democrazia e limita i poteri di governi e Parlamenti
nazionali provocando perdita di identità e di indipendenza. In particolare,
noi italiani non abbiamo mai potuto esprimerci con un referendum sull’Ue
perché una norma della nostra “intoccabile” Costituzione (toccabilissima
quando fa comodo, come per la legge sul federalismo) impedisce l’istituto
del referendum sui trattati di politica estera: anche se è un falso clamoroso
che l’Unione Europea riguardi la politica estera, visto che si impiccia
delle nostre leggi, si infila nelle nostre sale da pranzo e in ogni momento
della nostra vita quotidiana.
Ora Contro l’Europa
esce in un’edizione aggiornata e arricchita da un micidiale capitolo che fa
i conti con quanto è successo negli ultimi quattro anni. Un ripasso prezioso
per capire a cosa stiamo andando incontro. Quattro anni fa l’euro non
esisteva ancora e Helmut Kohl era l’uomo più importante e stimato dell’Unione,
tanto da fare sperare agli italiani che sarebbero stati governati con il
rigore tedesco, al sicuro da qualsiasi tangentopoli. Subito dopo Kohl è stato
travolto da una tangentopoli simile alla nostra; il governo Santer è stato
costretto dimettersi per accertata responsabilità collegiale in abusi e
corruzione; alla guida del governo europeo c’è - santocielo - Romano Prodi.
Contro l’Europa prevedeva scontri fra le nazioni più forti, e
Francia e Germania sono già ai ferri corti su tutto, dai formaggi alle mele,
dall’allargamento a est alla lingua. La guerra del Kossovo è stata l’immediata
e clamorosa smentita alle previsioni di un’Eterna Era di Pace inaugurata con
l’Unione. Le assurde sanzioni all’Austria hanno dimostrato come l’Unione
sia pericolosa e aggressiva verso l’indipendenza dei singoli Stati.
Politici e economisti hanno
costituito a Bruxelles un impero burocratico che deve essere tenuto con mano
ferrea per reggere alle spinte disgregatrici provenienti da un insieme di
popoli diversi e accorpati soltanto da istituzioni stabilite a tavolino.
Quello che Ida Magli denunciava come “sudorientalismo dell’Unione”,
ovvero la tendenza a favorire l’immigrazione islamica, si è sviluppato in
modo tale da presentarsi come un’ondata che sommergerà l’Europa
Occidentale: l’islamismo ormai mette paura anche a quegli esponenti della
Chiesa che fino a ieri hanno predicato l’uguaglianza delle religioni e l’omaggio
alla fede degli immigrati.
Ida
Magli aveva previsto il destino dell’euro, non da economista ma da
antropologa, individuandone la prevedibile disfatta “nel depauperamento dei
popoli, privati di tutto quello che ne costituisce il valore: la patria, la
lingua, i confini, l’identità, la responsabilità individuale”. L’Ue è
nata sul e per l’euro, garantita come moneta forte e stabile che avrebbe
contrastato l’arroganza del dollaro. Oggi l’euro è la moneta più
svalutata non soltanto nei confronti del dollaro ma anche dello yen e i
responsabili della sciagura sanno solo dire “pensate cosa sarebbe stato
delle singole monete”, senza porsi il problema vero: che hanno sbagliato le
previsioni proprio nel loro campo, e che quindi molto probabilmente è errato
tutto il progetto europeo.
Per risolvere il disastro gli
economisti-politici che guidano l’Europa pensano di allargare il mercato,
ovvero l’Ue, tirandoci dentro in fretta un numero pazzesco di Paesi, dalla
Lettonia alla Turchia, che differenzieranno sempre di più i popoli membri
della comunità. (Nell’Appello dell’Ue per la pace in Medio Oriente
c’è persino questa affermazione preoccupante: “I popoli dell’Europa e
del Medio Oriente sono legati da un destino comune, come affermato nel 1995 in
sede di conferenza euromediterranea a Barcellona. Consapevoli della nostra
storia comune, rivolgiamo un invito al popolo mediorientale affinché si
unisca ai popoli dell’Europa per costruire un futuro di armonia, basato su
principi condivisi.” Storia comune? Destino comune? La conferenza
euromediterranea di Barcellona presa come Bibbia?) Una volta portati dentro
questi Stati, solo per motivi economici, bisognerà ridurli al minimo comun
denominatore, con le regole imposte da Bruxelles: naturalmente è un’operazione
che va fatta verso il basso, appiattendo tutto e facendo così risaltare la
meta finale del progetto comunista che è alla base dell’Unione, cioè l’economia
unica, lo stile di vita unico, il pensiero unico.
L’Europa è sempre stata
presentata agli italiani come una vacca (stupida, se non pazza) da mungere.
Nel mistero dei bilanci pochi hanno scoperto che, dal 1956 a oggi, l’Italia
ha dato all’Europa più di quel che ha avuto, tranne due anni. Peggio: si
vanta già la nascita della nuova costituzione europea, cui dovrebbe essere
preposto Giuliano Amato. Come non accorgersi che la Costituzione, nella nuova
visione europeista, non è più una limitazione al potere dei governanti ma un
Potere senza nome - analogo a quello di Dio e della Natura - che ha il diritto
di concedere agli individui-europei la nascita, il lavoro, il sonno, il coire,
la morte? Allo stesso modo le leggi europee ci concedono il diritto di
mangiare, purché mangiamo asparagi e carote della forma e del colore
stabiliti a Bruxelles.
In un dibattito radiofonico l’ambasciatore
Sergio Romano mi disse testualmente che l’Europa ha evitato per quanto può
i referendum (dai quali infatti è uscita quasi sempre sconfitta) per “superare
la miopia dei popoli”. Bene. Ma, visto che la democrazia viene ancora
considerata un valore, l’appello di Ida Magli, e mio, è che tutti i popoli
“aderenti” all’Unione possono votare, in un referendum collettivo, prima
sulla prossima adozione dell’Euro, poi sull’intero concetto di Comunità
Europea. Miopi contro presbiti.
Giordano Bruno Guerri