EDITORIALI
Una madre
di Ida Magli
Il Giornale | 05.08.2014
"Ho
promesso a Marco che scoprirò la verità”. È quello che dice Tonina, la
madre di Pantani, quando cerca di spiegare al mondo perché si è battuta
fin dal primo momento contro la sentenza di suicidio. Non dice quanto
soffre una madre al pensiero che suo figlio possa averla lasciata
volontariamente, non sia ricorso a lei prima di abbandonarsi alla
disperazione e alla morte. No, non è questo che dice Tonina. L’ha
promesso a Marco: è questa l’unica cosa che conta. È un rapporto
fortissimo, da persona a persona, ma da persona che conosce in
profondità la montagna della vita scalata insieme, metro dopo metro,
montagna che il Pirata sembrava aggredire con tale facilità da lasciare
sorpresi, incantati tutti quelli che lo guardavano.
Sono molto numerosi nella storia i nomi di “Grandi” - grandi nell’arte,
nella poesia, nella scienza, nello sport - di cui è rimasto famoso il
particolare legame con la madre, l’importanza che ha avuto questo
legame nel sostenerli in tutte le terribili difficoltà che si
presentano inevitabilmente nel compiere una grande opera. Giacomo
Leopardi afferma in uno dei suoi folgoranti Pensieri, che un “Grande” è
senza padre. Anche se questo padre concretamente esiste. La figura
paterna impedisce al figlio di essere del tutto se stesso, lo vincola
ad un ruolo che ne delimita i confini. La madre di un Grande, invece,
gli crea continuamente spazio vuoto intorno; allarga questo spazio mano
a mano che il figlio cresce in grandezza; lo sostiene con la sua
assoluta fiducia che il figlio è in grado di raggiungere la meta che si
prefigge. Nulla è sacrificio per lei nell’aiutare il figlio a
convincersi che nulla è sacrificio per lui nel diventare ed essere un
Grande. Nei grandi eroi dello sport è successo qualche volta che
questo particolare legame abbia reso difficile o addirittura creato un
impedimento alla realizzazione di una meta molto rischiosa. È successo,
per esempio (o almeno così si dice) ad Alberto Tomba, eroe dello sci
alpino, fantastico vincitore dello Slalom gigante. Non sappiamo se sia
stato in realtà a causa di un infortunio che Tomba ha rinunciato alla
Discesa libera, ma tutti i suoi fans erano convinti, e i giornali
sportivi se ne fecero portavoce, che Alberto aveva promesso a sua madre
di non farlo. La madre di Alberto certamente aveva il cuore in gola
ogni volta che suo figlio si lanciava con rapidissima eleganza in
spaventose curve, ma la discesa le faceva ancora più paura…
Tonina però è una madre assoluta. Proprio perché non avrebbe mai
impedito al suo Marco di correre un rischio pur di arrivare sulla cima
della montagna, è certa che Marco non può aver ceduto, che l’anima di
poeta che abitava in Marco come abita in ogni Grande, sarebbe rifuggita
da una fine così miserevole. E questa è davvero una “prova”. Il mondo
pieno di ostilità, di invidia, che si è creato a poco a poco intorno
allo sport, portando, insieme al crescere del mercato e delle enormi
somme di denaro che vi girano intorno, anche al doping e alle truffe,
sicuramente ha influito, oltre che sul suo rendimento atletico, sullo
spirito sensibilissimo e dolce di Pantani, rendendolo scontento della
sua vita, forse addirittura della sua scelta di vita. Si è scoperto
dopo la sua morte che aveva fatto molte donazioni per l’aiuto
all’infanzia, ma l’aveva fatto in silenzio, in segreto, senza che
nessuno ne sapesse nulla, quasi a negare che la sua fosse generosità.
Per lui, infatti, non lo era. Non riteneva giusto possedere tanta
ricchezza.
È stato davvero il mondo dello sport a farlo soffrire, la corruzione
nella quale sprofonda ogni ambiente in cui circolino la fama e il
denaro, ma soprattutto che diventa “spettacolo”, lasciando l’individuo
tanto più solo quanto più il suo nome è sulle labbra di tutti. Proprio
perché ne era consapevole, però, proprio perché la sua anima non gli
somigliava, Marco era più forte dell’ambiente che lo circondava, gli
resisteva; non era il “vinto”, ma il vincitore. Tonina lo sa. Perciò
combatte, è giusto che combatta.
Ida Magli
Roma, 2 agosto 2014
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