EDITORIALI


Una giornata
senza Vangelo

di Ida Magli
ItalianiLiberi | 27.04.2014


  La giornata della canonizzazione dei papi è una giornata senza Vangelo e senza Gesù, contro il Vangelo e contro Gesù. L’esaltazione che la Chiesa fa di se stessa dichiarando “santi”, ossia perfetti seguaci di Gesù, i rappresentanti del potere della Chiesa incarnato nei Papi, è veramente degna della pompa medioevale, quando appunto erano i Re, i Principi, i Fondatori degli Ordini a essere immediatamente posti sugli altari in qualità di Santi, proposti alla venerazione dei popoli per le loro virtù nell’esercitare il potere. Ovviamente la maggior parte di coloro che si precipitano a Roma in questa occasione non conosce quasi per nulla i motivi che hanno spinto Ratzinger prima, e subito dopo Bergoglio, ad affrettare al massimo la canonizzazione di Roncalli e di Wojtyla; ma questi motivi sono quasi totalmente dovuti al bisogno di mettere fine, in modo che non fosse più possibile discuterne da parte di nessuno, ai dubbi che hanno accompagnato fino ad oggi le tesi del Concilio Vaticano II, Concilio voluto da Roncalli e avallato da Wojtyla (oltre che ovviamente da Ratzinger il quale è stato per oltre vent’anni, in qualità di Prefetto della Congregazione della Fede, il braccio destro e la guida teologica di Wojtyla). Il folto gruppo dei teologi tradizionalisti, moltissimi credenti cattolici, hanno dibattuto il contenuto del Concilio mettendone in luce tutti gli aspetti più contrastanti con l’interpretazione che la Chiesa ha dato nel corso dei secoli ai testi evangelici, come testimoniano anche gli innumerevoli libri di commento al Concilio che sono stati pubblicati nel corso degli anni. Le canonizzazioni chiudono violentemente ogni discussione: se sono Santi è perché sono stati “perfetti” seguaci di Gesù.

 Tuttavia, almeno per quanto riguarda Wojtyla, siamo tutti suoi contemporanei e ne conosciamo bene gli enormi difetti personali, il narcisismo che lo spingeva a “piacere” alle masse in tutti i modi possibili, a cominciare dalla storia a fumetti della sua vita, pubblicata dalla Marvel Comics Group (la stessa che ha pubblicato l’Uomo Ragno e tutti gli altri Supereroi della fantasia popolare) e autorizzata dal Vaticano per poi proseguire secondo un ben chiaro tracciato di “marketing religioso” con l’esibizione divistica della prestanza e del fascino del suo fisico, con l’insistere nel far identificare l’uomo Wojtyla con il Papa, tecnica precipua delle star, con i suoi viaggi planetari, che hanno radunato ovunque migliaia e migliaia di persone ma che dal punto di vista del cristianesimo non sono serviti a nulla, come dimostrano, senza possibilità d’ errore, le condizioni in cui Wojtyla ha lasciato l’Europa, l’ America, l’Occidente: privo d’anima, fondato sul denaro, senza famiglie, senza figli, annegato nella corruzione, nel vizio fino fra i suoi sacerdoti. Un fallimento totale. A Wojtyla è stato contestato infatti da tanti cattolici di non aver perseguito con il rigore indispensabile i casi di pedofilia del clero di cui era a conoscenza. Ma gli è stata anche contestata, dalle donne cattoliche sia d’America che d’Europa, una misoginia così radicata e profonda da dettargli, nella Mulieris Dignitatem, affermazioni del tutto erronee e fuori dalla realtà.

 Dipendevano soprattutto da questa misoginia gli eccessi imbarazzanti della sua devozione alla Madonna, eccessi molto vicini all’eresia e che infatti il Vaticano ha immediatamente tolto di mezzo con la sua morte. Le canonizzazioni di questi due papi celebrate da altri due papi sono la prova che ciò che resta del Papato è pura rappresentazione.


Ida Magli
Roma, 26 aprile 2014

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