EDITORIALI
"Siamo
molto contenti di offrire ai lettori del nostro sito questo testo del
Vescovo di Imola sul problema dell'immigrazione. Un Vescovo che
ringraziamo perché è la prima volta che si alza una voce ufficiale
della Chiesa in difesa dell'Italia e degli Italiani. Non sarà
soltanto un grande conforto per i cattolici, ma anche per ogni
italiano. Il vigliacco silenzio della Chiesa è apparso infatti, fino ad
oggi, durante gli anni terribili che abbiamo trascorso e che stiamo
ancora trascorrendo, come una delle prove maggiori dell'impossibilità
di sfuggire al destino di morte assegnato all'Europa e all'Italia
proprio perché voluto da tutti i nostri governanti, da tutti i nostri
leader e perfino dalla Chiesa."
Ida Magli
Califfato e profughi
Il Nuovo Diario Messaggero, Settimanale della diocesi di Imola
| 07.09.2014
Il vescovo Ghirelli: «Il
dovere di proteggere la vita e la libertà delle persone. Chiediamo agli
islamici presenti tra noi di prendere posizione pubblicamente contro le
persecuzioni e gli atti di crudeltà»
Guardiamo
cosa c’è dietro l’afflusso di profughi e immigrati via mare, dietro il
numero ingente di giovani e di intere famiglie che dall’Africa e
dall’Oriente sono entrati in Europa attraverso il "mare nostrum"
nell’arco di un anno. Andiamo verso le centocinquantamila persone,
entro l’anno arriveremo a quasi duecentomila. Certamente scopriremo non
uno, ma una intera serie di conflitti drammatici, di problemi politici,
di tensioni sociali. Per questo motivo si parla ormai di terza guerra
mondiale in corso. Contemporaneamente all’azione di risposta immediata
all’emergenza, la cosa più importante da fare è guardare al di là del
mare. Il che significa guardare anche - di riflesso - in casa nostra:
non solo nei luoghi della politica, non solo in quelli degli affari, ma
anche nei nostri atteggiamenti, nei nostri cuori. Ciò che mi interpella
più direttamente in fondo è la mia stessa difficoltà a percepire il
problema e il pericolo. E’ fatalismo, è rassegnazione? Cosa mi sta
capitando? Guardiamo, dunque, distinguendo anzitutto tra profughi - in
cerca di asilo - e immigrati - in cerca di lavoro.
Le guerre dalle quali i profughi fuggono non sono fenomeni
naturali. Chi le provoca? Per quali interessi? Quali sono esattamente i
contendenti? È doveroso informarci e venire informati da chi sa. Anche
questo settimanale diocesano è chiamato a fare la propria parte. Alcuni
allarmi drammatici sono stati lanciati, al termine di questo terribile
mese di agosto, da vescovi siriani e irakeni, sul palcoscenico del
Meeting di Rimini.
È stata lanciata la proposta di ripetere Domenica prossima, 7
settembre, la giornata di preghiera per la Siria e il Medio Oriente che
facemmo un anno fa su invito di papa Francesco. Notiamo che nel
frattempo il conflitto si è esteso e aggravato, anche se forse i
politici sono diventati più circospetti, riconoscendo alcuni loro gravi
errori. Il numero delle vittime comunque è in crescita; la persecuzione
contro i cristiani si è estesa ad alcune minoranze religiose; la
crudeltà e tracotanza delle bande armate hanno raggiunto il parossismo
della bestialità. Di fronte alle azioni armate dell’ISIS, i popoli si
appellano ai Governi e alle Autorità internazionali. Il mio parere è
che dobbiamo essere esigenti con loro, come le coraggiose mamme dei
soldati russi. Uomini politici, avete il dovere di proteggere e
difendere non la supremazia, ma la vita e la libertà delle persone,
altrimenti pagherete caro ogni silenzio e ogni atteggiamento di viltà.
E noi cittadini finiamola di pensare ad altro o di prendercela in
blocco con gli stranieri. Chiediamo piuttosto agli islamici presenti
tra noi di mostrarsi uomini d’onore, di prendere posizione
pubblicamente contro le persecuzioni e gli atti di crudeltà. Altrimenti
dovrebbero avere il coraggio di allontanarsi dalla nostra terra, perché
nessuno vuole avere i nemici in casa. Sappiamo che sono intimiditi
dagli integralisti, ma è arrivato il momento di rompere il circolo
vizioso dei soprusi.
La situazione è seria, mettiamoci tutti in moto senza tergiversare, superando sia il buonismo sia l’intolleranza.
Mons. Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola
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