eDITORIALE
La Grecia si consegna
alla dittatura della Ue
di Ida Magli il Giornale | 10.11.2013
La
Grecia! Sembra impossibile, nonostante tutto quello che è avvenuto in
questi ultimi anni di crisi, che sia la Grecia a cancellare
definitivamente se stessa come Stato indipendente e come faro di
civiltà. Quella Grecia della quale l’Europa non si è mai dimenticata
durante i lunghi secoli della sua storia, con il suo Omero e il suo
Partenone, con le sue Olimpiadi e il suo Ulisse, quella Grecia per la
cui libertà hanno combattuto e sono morti Santorre di Santarosa e
George Byron, oggi rinuncia del tutto alla propria identità e si
consegna alla dittatura europea. Il Parlamento sta per approvare,
infatti, una norma che, riassumendone in poche parole il senso, punisce
con la reclusione per almeno sei mesi chiunque violi le decisioni del
“regolamento UE”. A questo punto di sottomissione sono giunti, dunque,
i governanti greci? Non ce ne dobbiamo meravigliare, per quanto ci
addolori immensamente, perché, quando si è accettato di vendere (di
svendere) tutte le proprietà di un Popolo, come hanno fatto in
quest’ultimo periodo i politici, dimenticando che non ne sono i
proprietari, ma soltanto i temporanei amministratori; quando si è
accettata la conduzione economica della cosiddetta Troika, ossia degli
inviati del Fondo monetario internazionale e della Bce, costringendo i
greci a vivere nelle più misere condizioni pur di continuare a far
parte dell’euro, l’abbrutimento finale è inevitabile.
Di fronte a questa normativa, però, noi abbiamo l’obbligo di
accantonare le riflessioni sulla schiavitù della Grecia per mettere in
luce il conclamato totalitarismo dell’impero europeo. Anche se è il
Parlamento greco ad approvare questa norma, essa è diretta espressione
delle autorità europee e nessuno si deve illudere che riguardi soltanto
la Grecia: si tratta di norme praticamente indispensabili per una
costruzione che è stata fatta sulla testa dei popoli e che non potrebbe
reggere a lungo senza la dittatura. Questa è di fatto la situazione
nella quale si troverà ben presto la tanto decantata Unione europea con
i suoi 28 e forse più Stati da tenere soggetti e le sue centinaia di
milioni di persone cui imporre la propria volontà, la propria
ideologia, il proprio potere. Le menti pensanti nascoste dietro alle
“autorità” praticamente senza nome (Troika, Oms, Bce, Onu) che già
comandano, si sono preparate perciò alle eventuali, prossime
ribellioni e stanno predisponendo la gabbia normativa entro la
quale ogni libertà tanto delle persone quanto delle istituzioni sarà
calpestata. La Grecia non si è ribellata: buon segno per loro, ma
ultima possibilità per noi e per nostri governanti di salvarci dallo
stesso destino. Quella di oggi ci si presenta con una faccia
immediatamente politica, ma tutte le norme coercitive che provengono
dall’Europa, anche quando non sembrano “politiche”, sono
finalizzate allo stesso scopo: omogeneizzare i popoli che saranno
governati da un unico centro di comando, riducendoli a singoli
individui tutti uguali perché privi di ogni bene che li differenzi
(senza sesso, senza parenti, senza patria) e sono tutte provviste della
stessa pena per chi non le osservi: il carcere. Lo è la legge
sull’omofobia e nessuno, sebbene si tratti di reati d’opinione, se ne è
meravigliato. L’idea che “Europa” e “carcere” siano un tutt’uno è già
stata introiettata, o meglio: tutti sanno che soltanto con la dittatura
e il carcere sarà possibile tenere unito l’impero europeo.
Ida Magli Roma, 5 novembre 2013
link originale: http://www.ilgiornale.it/news/interni/grecia-prigione-chi-si-opporr-ai-diktat-ue-965249.html
(in caso di riproduzione si prega di citare la fonte e di riportare il link originale) |
|