eDITORIALE
Il governo dei nemici
di Ida Magli ItalianiLiberi | 28.04.2013
Come sappiamo già da molto
tempo, il concetto di “rappresentanza” non esiste più; si è esaurito,
insieme alla sacralità del Potere, con gli avvenimenti politici di
questi ultimi giorni dell’aprile 2013. Adesso, però, con la formazione
del governo Letta, lo possiamo confermare con assoluta certezza; ma
soprattutto - è questa la cosa più importante – abbiamo finalmente la
grande gioia di poterlo gridare a gran voce: “non ci rappresentano!”
Sono i nuovi governanti del popolo italiano, i suoi despoti, i suoi
sfruttatori, i suoi traditori, i suoi nemici, i delegati di quel Potere
che si nasconde dietro il Bilderberg, la Trilaterale, l’Aspen Institut,
e che indichiamo col nome di “Laboratorio per la distruzione” visto che
ne sappiamo una sola cosa: che la sua meta è appunto la nostra
distruzione, l’annientamento della civiltà europea e degli Stati
europei. Non ci rappresentano, però! Dobbiamo essere felici quindi, di
poterli guardare in faccia, uno per uno, con la certezza di non
condividerne nulla. Stanno dall’altra parte, sono altro da noi, non
sono “italiani”, ma nemici degli Italiani, i peggiori dei nemici,
quelli che spargono il sale sul terreno prima ancora di aver vinto.
L’itinerario che ha portato alla fine della rappresentanza è
cominciato con il rinnovo del mandato presidenziale a Giorgio
Napolitano, e non poteva in fondo non essere così dato che era stato
lui a “saltare” le regole della democrazia quando aveva consegnato
l’Italia al potere del Laboratorio mondialista chiamando al governo
Mario Monti. Nel momento in cui ha accettato il secondo mandato,
Napolitano ha inferto l’ultimo colpo alla sacralità del “settennato” e
di conseguenza alla “rappresentanza”, che è appunto sostanziata dalla
fenomenologia del Sacro. Il “sette” è un numero sacro, un numero magico
e potente, sotto la cui protezione si sono rifugiati fin dalla più
remota antichità quasi tutti i popoli che fanno parte della nostra
storia, dagli Egizi agli Ebrei, ai Greci, ai Romani… i sette anni
assegnati dalla Costituzione alla Presidenza della Repubblica non sono
quindi un caso o una decisione razionale, ma sottintendono la potenza
trascendente di questa carica, più forte di quella dei parlamentari, e
ne indicano la perfetta completezza nel cerchio chiuso in se stesso del
numero sette. Come è stato notato da molti politici di fronte alla
richiesta di rinnovare il mandato a Napolitano, non era mai stato detto
che non si poteva “ripetere”; ma non era mai stato detto proprio perché
era ovvio, era sottinteso… La replica del settennato di Napolitano ci
ha liberato del tutto perciò della sacralità della rappresentanza e,
insieme a questa sacralità, ci ha liberato di un “rappresentante” tanto
ligio ai comandi dell’Europa da guidarci ostinatamente fino all’angolo
senza via d’uscita dal quale doveva scaturire la giusta conclusione: il
governo Letta.
Enrico Letta ha pubblicato nel 2010, insieme all’amico Lucio
Caracciolo, un libro intitolato significativamente “L’Europa è finita?”
(Add editore, Torino). La
domanda si poneva in modo così esplicito due anni fa perché il
fallimento della costruzione europea e della sua moneta appariva
evidente a tutti. È sufficiente leggere qualche pagina di questo libro
per sapere fino a che punto dobbiamo aver paura di Enrico Letta e delle
persone che ha scelto per portare rapidamente a termine la missione
devastatrice che gli è stata affidata. “L’euro è stato un successo,
forse la più grande realizzazione dell’Europa” - afferma Letta-
guardando con soddisfazione alle rovine che ha provocato. E continua:
“Arrivo a dire che la moneta comune ha in un certo senso sostituito
l’esercito: invece dell’esercito europeo, oggi abbiamo l’euro, simbolo
della capacità di rappresentanza e di identificazione; un totem,
appunto, attorno al quale gli europei possano sentirsi tali.” (p. 39)
Come sogna bene, Enrico Letta, non è vero? Non vede nulla, non sente
nulla. I popoli maledicono l’euro, tutti vorrebbero abbandonarlo,
perfino i Tedeschi; la gente soffre orrendamente, gli imprenditori si
uccidono, milioni di disoccupati non sanno come fare a sopravvivere, ma
a Letta tutto questo non interessa perché, come per tutti i dittatori e
i generali, i popoli di per sé non esistono, sono solo strumento. Letta
è stato scelto, come ognuno di quelli che lavorano alla distruzione
dell’Europa, proprio perché la scarsa intelligenza critica comporta
l’insensibilità affettiva e la plasmabilità all’obbedienza fascinatrice
del Potere assoluto. Si somigliano tutti, infatti: Trichet, Duisenberg,
Barroso, Draghi, Rehn, Rompuy, Amato, Prodi, D’Alema, Monti… E adesso,
con il programmato spogliarello del Partito Democratico, teso al
rinnovamento delle generazioni, Enrico Letta.
L’incarico a Emma Bonino di andare in giro per il mondo in nome
dell’Italia è infine il chiaro, orrido sigillo di questo governo; ne
garantisce agli occhi di tutti l’assoluta volontà e capacità di
distruggere non solo il popolo ma perfino l’idea dell’Italia; la
dolcezza, la bellezza che ha accompagnato nei secoli il nome,
l’immagine dell’Italia. Nessuno al mondo, probabilmente, avrebbe potuto
dare questa certezza quanto la donna che ha propagandato l’aborto
estraendo di persona, come testimoniano le riprese fotografiche, i feti
con una pompa di bicicletta.
Ida Magli
Roma, 28 aprile 2012 (In caso di riproduzione si prega di citare la fonte e di aggiungere il link a questa pagina) |
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