eDITORIALE
Giorgio Napolitano,
un uomo accecato
dal potere
di Ida Magli ItalianiLiberi | 31.03.2013
La
cosa più strana, fra le tante cui abbiamo assistito negli ultimi anni,
è l’esaltazione che viene da tutte le parti verso il Presidente della
Repubblica. Gli osanna si levano verso qualsiasi cosa dica e faccia in
maniera così servile e untuosa da umiliare i poveri italiani, costretti
ad essere rappresentati da politici e giornalisti cortigiani della
Corte più miseranda che esista. Ebbene, la realtà dice che Giorgio
Napolitano, pervaso, come ogni uomo che detiene il potere, dalla
sfrenata voglia di aumentarlo, a un certo punto ha abbandonato con un
sonoro calcio le vesti di garante della Costituzione e ha cominciato a
comportarsi da dittatore.
Con un colpo di stato ha messo da parte il governo in carica e
ancora non sfiduciato dal Parlamento, chiamando il suo uomo di fiducia
per dare il colpo di grazia a uno Stato sovrano che non si decide a
morire, malgrado i frenetici sforzi di Bruxelles e di Francoforte per
ammazzarlo. Chiama Mario Monti e contemporaneamente, con un altro
calcio alla Costituzione che indica come meritevoli di tale nomina
uomini che abbiano illustrato l’Italia per le loro opere, lo nomina
senatore a vita. Tanto Mario Monti ha illustrato l’Italia con le sue
opere che quando arriva è un perfetto sconosciuto per gli italiani. È
però ben noto in Europa in quanto è stato costretto a dimettersi con la
Commissione europea guidata da Santer prima della scadenza “per
nepotismi, abusi e buchi di bilancio”, come recita la Gazzetta
ufficiale europea. Comunque, in base a questa nomina, gli italiani gli
pagheranno il suo ricco stipendio fino alla morte.
Del governo di Mario Monti e delle malefatte dei ministri suoi
amici, sarà sufficiente ricordare l’incapacità del ministro Fornero a
calcolare il numero degli esodati e i miserevoli risultati della
riforma delle pensioni. Giorgio Napolitano, però, che parla ogni giorno
con retoriche parole piene di finta saggezza, tace e non sussurra
nemmeno in un orecchio al suo protetto che un ministro che sbaglia va
dimissionato. Dopo di che: elezioni, capricci del super Mario che
continua a governare, ad essere senatore a vita e che
contemporaneamente forma una sua lista per presentarsi alle elezioni.
Il saggissimo Napolitano non è contento ma continua a sopportare e,
come niente fosse, una volta trombato alle elezioni, il governo Monti
continua a governare i poveri cittadini italiani allibiti, con la
clausola - dice Napolitano - del disbrigo delle pratiche correnti.
Le pratiche correnti? Come no? La decisione di rimandare in
India i due Marò, “con il consenso di tutti i ministri” precisa con
orgoglio Mario Monti, è una pratica talmente corrente che non è valsa
neppure la pena di discuterla in Parlamento. Ma oltre al consenso di
tutti i ministri c’è stato il consenso del Presidente della Repubblica,
capo supremo della Magistratura e delle Forze armate e che non può non
esserne stato informato. Del resto, se per caso questa decisione fosse
stata presa senza avvertirlo, avrebbe dovuto sfiduciare il governo,
cosa che non soltanto non ha fatto, ma non ha neanche preteso le
dimissioni del ministro della Difesa in lacrime (come tutti i supremi
ipocriti hanno la lacrima facile mentre ammazzano la gente i ministri
del governo Monti: chi non ricorda quelle della Fornero mentre
ammazzava i pensionati?)
E veniamo agli ultimi contorcimenti di Napolitano per imporre la sua
volontà fino alla scadenza del mandato ed oltre, come ha ripetuto
innumerevoli volte. Anche in questo osannato per il suo senso di
responsabilità verso lo Stato e non, come sarebbe stato naturale per un
qualsiasi politico, condannato per il suo attaccamento alla poltrona. È
passato un mese e mezzo dai risultati delle elezioni. I “numeri” sono
oggi esattamente gli stessi del giorno 22 febbraio. Ma Napolitano ha
preso tempo, giorno dopo giorno, fingendo di attendere i risultati di
Bersani e senza ascoltare la voce di Grillo che suggeriva di far
cominciare a lavorare il Parlamento. Povero Grillo! Ci vuol ben altro
che la ragionevolezza per far deviare la volontà di potere di un
vecchio seguace di Togliatti. Voleva a tutti i costi essere lui a
portare finalmente la povera Italia a dimostrarsi umile ed obbediente
serva dell’Europa, essere lui a tenere ancora in piedi il governo
Monti, essere lui, infine, con ultimo calcio alla Costituzione, in cui
ovviamente non c’è traccia di tali istituzioni, a preordinare con
Commissioni da lui nominate, il lavoro del Parlamento e del nuovo
Presidente della Repubblica. Perché tutti l’applaudono? Questo non lo
so.
Ida Magli 31 Marzo 2013 (In caso di riproduzione si prega di citare la fonte e di aggiungere il link a questa pagina) |
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