eDITORIALE
Monti, la Germania e l'Europa
di Ida Magli ItalianiLiberi | 11.12.2012 Noi,
gli italiani, rimaniamo sempre male, anzi, a voler dire proprio tutta
la verità, ci arrabbiamo moltissimo quando la Germania mette lo zampino
negli affari nostri come se fossimo bambini discoli che debbono essere
continuamente tenuti d’occhio e rimproverati al minimo segnale di
disobbedienza. Quello che ci fa arrabbiare di più, però, è l’eccessiva
sopportazione dei nostri governanti, la loro remissività, la mancanza
delle dovute rimostranze nei confronti di qualsiasi Stato che
s’ingerisca nella nostra politica e nei nostri comportamenti. Da quando
è cominciata la crisi dell’euro queste ingerenze soprattutto da parte
della Germania sono diventate sempre più frequenti e hanno raggiunto il
culmine in questi giorni con le dimissioni del governo Monti. L’unanime
coro di rimpianto e di sconforto che si è alzato alla caduta del
governo Monti nella stampa internazionale, fra gli esponenti del
potere europeo e da parte del capo del governo e dei ministri tedeschi,
è stato simile e forse maggiore di quello che ha accompagnato la morte
di Karol Wojtyla, il Papa più amato e immediatamente beatificato. Sono
stati davvero imbarazzanti le parole d’incenso sparse sulla persona di
Mario Monti e tali da darci la controprova che non era caduto il
governo italiano, ma quello europeo. A dire il vero non ce n’era
bisogno, ma le prove sono sempre utili. Mario Monti rappresentava (e
rappresenta) l’Europa in Italia e tutto quello che ha fatto, tutte le
decisioni che ha preso, sono state sempre dichiaratamente funzionali
agli interessi dell’Europa.
Questo però è il punto: non si può continuare a fingere, come è
stato fatto più o meno scopertamente fino adesso, che la costruzione
dell’Europa unita non comporti la distruzione degli Stati nazionali e
che, di conseguenza, chi persegue gli interessi dell’Europa, debba
necessariamente calpestare quelli degli Stati nazionali. Il problema
nasce dal fatto che, nel timore che questa verità non entusiasmasse i
popoli, oggetto indifeso dell’impero sognato dai politici, tutto questo
è stato detto fino ad oggi soltanto a mezza bocca, ed è diventato
esplicito e coercitivo soltanto quando è esplosa la crisi dell’euro. Il
motivo è chiaro: è stato allora che l’Europa ha corso il maggior
rischio, con la probabile uscita di qualcuno degli Stati dall’euro, di
veder crollare tutta la costruzione. Non si pensi che ci si sia
preoccupati dei poveri Greci quando è stato deciso di obbligarli a
prendere montagne di soldi in prestito: coloro che conducono questo
genere di battaglie sono formati appositamente, non hanno cuore o
mente capace di piangere. Lo sguardo fisso alla meta – i parametri
europei - non vedono né disoccupati alla fame, né imprenditori suicidi,
né case in rovina. Mario Monti è il loro uomo perfetto, quello di cui
erano sicuri che, forte dell’appartenenza all’Europa, avrebbe riportato
rigorosamente in ordine i conti dell’Italia appunto passando sopra
senza vederle alle montagne di disoccupati e alle decine di suicidi.
Dunque, perché meravigliarsi della volontà unanime dell’Europa?
Perché stupirsi, poi, che sia la Germania ad uscire visibilmente allo
scoperto, rivelando i desideri di tutti? La Germania è l’Europa. E non
soltanto perché è economicamente la più forte o perché le buone maniere
non si confanno al carattere tedesco. Ma perché è stata la Germania
volerla a tutti i costi: annegare nel mare indistinto dell’Europa il
passato tedesco. Questa era la parola d’ordine di Helmut Kohl. La
Merkel ci ha preso tanto gusto che adesso sente di potersi esporre
senza il timore della tedeschità. Sarebbe bene prendere atto
esplicitamente anche di questo: la parità, l’uguaglianza di tutti gli
Stati dell’Unione, affermata spavaldamente sulla carta, è una
delle tante menzogne che l’Unione ha ripetuto, facendo il contrario,
per 70 anni, allo scopo di illudere e di convincere quei poveri illusi
che sono, o meglio erano,i popoli. In realtà nessuno Stato crede
di essere uguale a nessun altro, così come, del resto capita ad ogni
individuo e naturalmente neanche desidera di essere uguale a un altro.
Francia e Germania esplicitamente, Inghilterra più silenziosamente,
hanno perciò preso la direzione dell’Europa e naturalmente sono quelle
che non vogliono vederla crollare e più impegnate a tenerla in vita.
Il dubbio che l’Italia possa decidersi ad abbandonare l’euro,
visto che non si può andare avanti neanche un giorno di più nelle
condizioni attuali, tiene perciò i governanti d’Europa sulle spine, e
la Germania ha parlato per tutti. Ma ha sbagliato. Lo smodato incenso
sparso sulla testa di Monti, il segnalarlo come unico governante
gradito, non è stata soltanto un'interferenza politica vietata nei
rapporti fra gli Stati anche quando sono amici, ma ha fatto capire
ancor meglio agli italiani di non essere liberi, che la chiamata al
governo di Monti senza il ricorso alle elezioni è stato un passo
pericoloso che li ha messi alla mercé dell’Europa. Gli italiani si sono
ricordati all’improvviso che non è stato fatto nessun referendum per la
cessione della sovranità monetaria e che, come ogni costituzionalista
sa bene, una tale cessione non è valida. L’Europa, dunque, faccia un
passo indietro; la Germania si ricordi di essere uno Stato uguale agli
altri nell’Ue. L’Italia andrà presto alle elezioni. L’unica cosa che
può garantire a tutti il superamento di un anno atroce e il passaggio
ad un anno migliore è il ritorno alla normale vita democratica.
Ida Magli 11 Dicembre 2012 (In caso di riproduzione si prega di citare la fonte e di aggiungere il link a questa pagina) |
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