eDITORIALE
Hollande e il mondialismo
di Ida Magli ItalianiLiberi | 07.05.2012 Molti
si rallegrano della vittoria di Hollande. Ma che ci facciamo con
Hollande? Che ci facciamo noi, cittadini d’Italia, o di Francia, o di
Spagna, o di Grecia, ecc.? Nulla, possiamo esserne certi, nulla, non ce
ne facciamo nulla perché Hollande non sfiorerà neanche con un dito il
problema vero: l’Unione europea. Ha promesso forse di abbandonare
l’euro? Ha accennato, forse, alla mastodontica costruzione
sovranazionale che sta uccidendo a poco a poco le Nazioni? No, Hollande
è come tutti gli altri politici che imperversano in Europa: variazioni
minime, quel tanto che serve a far credere ai popoli che esista ancora
una dialettica politica, una destra e una sinistra, mentre gli addetti
ai lavori finiscono di cuocere a fuoco lento ogni parvenza di
democrazia per arrivare al governo globale, alla realizzazione del
mondialismo. L’Unione europea è stata creata apposta, primo passo
importantissimo, anzi determinante, per la globalizzazione. Se vediamo
tante rovine intorno a noi è perché la mondializzazione si effettua
proprio così: frammentando ciò che prima era unito. L’Ue sta svolgendo
a meraviglia il proprio compito: distruggere le Nazioni, omologare gli
Stati, sottraendo la sovranità, per giungere ad annientarli. Togliere i
soldi agli Stati è come toglierli al singolo individuo: non può vivere.
I tanti suicidi di questi giorni, in Grecia come in Italia, ne sono
un’avanguardia, e al tempo stesso rappresentano con tragica precisione
il domani degli Stati. Dal centro mondialista arroccato in Europa,
tramite la Bce, tramite il Consiglio e la Commissione, arrivano ogni
giorno le pallottole stile Equitalia: si spara alle economie. Nessuno
s’illuda: se vengono forniti dei soldi è soltanto per impedire che
nella disperazione qualcuno degli Stati decida di sfuggire alla presa,
di tagliare le corde che lo immobilizzano togliendogli qualsiasi
possibilità d’azione.
In Italia si parla pochissimo, anzi per nulla degli “ideali”
mondialisti che albergano nel mondo anglosassone fiancheggiato
dall’Europa. Il termine “ideale” va preso nel suo significato concreto:
è l’aspirazione, il desiderio, la meta di tutti coloro che si occupano
di economia, di finanza, di Borsa, di banche. Il motivo è evidente: per
fare qualsiasi operazione bisogna prima ridurre al minimo comune
denominatore. Questo minimo comun denominatore nell’ambito degli
“uomini” lo si raggiunge eliminando gradatamente le delimitazioni, i
recinti, i confini, le disuguaglianze, le differenze, fino a quando si
riuscirà ad avere a che fare con una enorme massa di individui tutti
uguali. Questi singoli individui saranno soltanto dei “consumatori”,
gente che compra e che vende, e Il mondo un unico mercato. A
guidarli, com’è ovvio, ci saranno gli economisti, i banchieri, come già
succede nell’Unione europea. Guidarli, naturalmente, con il potere
assoluto, con la dittatura, solo modo che i banchieri sanno adoperare,
ma che continuerà a definirsi “democrazia”. L’esperimento in
Italia è riuscito benissimo. I politici portano ancora allegramente il
nome di “politici” malgrado siano stati esautorati dal Presidente di
quella che finge di essere ancora una “repubblica” e non siano loro a
governare, mentre danno il nome di “tecnici” a quelli che governano
(cosa addirittura grottesca per quanto riguarda Mario Monti, con alle
spalle una carriera che più “politica” non si può: è stato per ben due
volte Commissario europeo).
Quale progetto più stupido e destinato al fallimento di quello
mondialista? Non ci vuole molto a capirlo ed è sufficiente che qualcuno
si scuota dall’attuale passività, si ribelli al suicidio.
Ida Magli
7 maggio 2012
www.italianiliberi.it
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