eDITORIALE
Che follia,
premiato l'islamico
che al lavoro
disprezza le donne
di Ida Magli il Giornale | 24.07.2012 Di
per sé sembra più una notizia «curiosa» che un fatto importante. Un
dipendente del famoso albergo Danieli di Venezia, egiziano di religione
musulmana, si licenzia per non ricevere ordini da una donna, una
governante anch'essa dipendente del Danieli. In seguito, però, non
essendo riuscito a trovare un altro lavoro, si ripresenta all'albergo e
l'amministrazione lo riassume con un accomodamento: la governante sarà
affiancata da un collega di sesso maschile il quale farà da tramite
nelle comunicazioni. Il Danieli è un albergo internazionale per
definizione, storicamente il più illustre albergo di Venezia, nel quale
scendono ospiti provenienti da tutte le parti del mondo, con le loro
culture e le loro religioni: il caso viene risolto con rapidità.
Una riflessione però s’impone. L’Europa, l’Italia si avviano ad
essere sempre di più affollate da musulmani e la questione
dell’uguaglianza maschio-femmina non può essere affidata a soluzioni
estemporanee, ma affrontata a livello teorico sia da parte nostra che
da parte islamica. Facile a dirsi, sembrerebbe, ma quasi impossibile a
realizzarsi. Impossibile perché fino ad oggi nessuno ha voluto
soffermarsi a riflettere sulle differenze culturali affidandosi con
eccessivo semplicismo all’olio sparso a piene mani del “politicamente
corretto”, evitando quello che invece è indispensabile, è giusto fare:
sapere davvero, conoscere davvero quanto è scritto nel Corano e quali
siano le regole di vita e di mentalità che ne discendono.
Prima di tutto dobbiamo convincerci che i musulmani sono
credenti in assoluto e che la loro fede non somiglia neanche
lontanamente alla nostra. Il Corano è stato modellato da Maometto sui
primi libri dell’Antico Testamento, quindi i più antichi e aderenti al
pensiero e ai comportamenti di pastori nomadi del deserto vissuti
diverse migliaia di anni prima di Cristo. Sono in gran parte proprio
quelli che Gesù ha eliminato: la legge del taglione, il sistema
dell’impurità, l’inferiorità delle donne. Nel Corano questi concetti e
queste norme sono espresse nella “sura della vacca ” dove si afferma
che gli uomini hanno sulle donne un grado di superiorità, che non
debbono avvicinarsi alle donne durante il mestruo e altri comandamenti
del genere. Tutta una cultura, quindi, è modellata su questi principi
tanto che, come ben sappiamo, per non mancare a queste regole il mondo
medio orientale, e fino al 1700 anche la Grecia e la Russia, ha
stabilito spazi separati (il gineceo)per le donne, un abbigliamento che
copre totalmente il corpo e il volto, e soprattutto l’esclusione
femminile dalla scuola, dalla vita sociale e dalle istituzioni di
potere. Le donne d’Europa non debbono dimenticare poi che, malgrado il
Vangelo, la mentalità ebraicizzante dei discepoli di Gesù, a cominciare
da quella autoritaria di San Paolo, il contatto con il mondo musulmano
dato dai viaggi, dai commerci, dalle crociate, hanno impedito
praticamente fino al 1900 una piena parità psicologica e sociale delle
donne anche in Occidente. In Italia ai primi del ‘900 quasi tutte le
donne erano analfabete: è stato il socialismo a mandarle per legge alle
elementari.
Gli italiani hanno fino ad oggi sottovalutato gli effetti di una
fede religiosa di tipo antico e che obbedisce perciò alla lettera ai
precetti, ai rituali, agli insegnamenti del libro sacro; ma i musulmani
che vediamo (cui permettiamo) interrompere il lavoro per pregare
ovunque si trovino sono gli stessi musulmani che si ritengono “di un
grado superiore alle donne, che non possono avere contatti con le donne
mestruate, ecc. ecc.” E’ una convinzione religiosa, ma è
simultaneamente una forma mentis , un sistema di pensiero, una
struttura giuridica, un carattere psicologico. Nell’immediato futuro in
Italia e in Europa il numero dei musulmani crescerà in maniera
esponenziale tanto per il continuo sopraggiungere di immigrati quanto
per l’altissima natalità di coloro che già vi risiedono. Non sembra che
i nostri politici se ne preoccupino: si sono abituati a credere che la
“cittadinanza” sia “integrazione”. Ma noi, le donne soprattutto,
dobbiamo invece guardare in faccia la realtà perché non sarà necessario
che i musulmani abbiano la maggioranza numerica per imporre a tutti la
loro fede e i loro comportamenti. Quello che conta è la forza di
ciò in cui si crede, la volontà di combattere per affermarlo, cose di
cui gli europei, gli italiani non sono più capaci.
Ida Magli
fonte: http://www.ilgiornale.it/news/interni/che-follia-premiato-lislamico-che-lavoro-disprezza-donne-825016.html
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