eDITORIALE

Centenario Giovanni Pascoli,
il governo taglia fondi
per le celebrazioni

di ida Magli
ItalianiLiberi | 10.02.2012


  Il Telegiornale delle ore 13 di Radio1 ha dato Venerdì scorso 3 Febbraio la notizia che il centenario della morte del poeta Giovanni Pascoli, avvenuta il 6 aprile del 1912 non sarà celebrato dallo Stato Italiano a causa della mancanza di fondi.
Giovanni Pascoli, nato a San Mauro di Romagna, in provincia di Forlì, nel 1855, è stato uno dei più grandi poeti dell’Ottocento. Innamorato della patria e vicinissimo agli umili e ai poveri tanto da andare in carcere, insieme all’amico e scrittore Enrico Corradini, per le sue manifestazioni in favore del socialismo e dell’Internazionale, ha fatto della patria Italia e delle piccole cose che riguardano la gente comune l’oggetto principale della sua straordinaria poesia.

Gli Italiani Liberi hanno voluto diffondere questa notizia che, a quanto sembra, non ha suscitato l’interesse della stampa, nell’intento di far conoscere e giudicare la miserabile mentalità di un Governo che evidentemente considera il denaro speso per un grande poeta italiano, un sacrificio del tutto inutile da offrire al proprio Dio Mercato, un Dio che vuole far diventare anche l’unico Dio degli Italiani. Un Governo che non vuole inoltre ricordare nessuno dei grandi Italiani, soprattutto quando incarnano, come Giovanni Pascoli, le migliori virtù che hanno sempre caratterizzato i poeti italiani a cominciare da Dante: la grandezza musicale della loro fantasia e l’ardente passione per la Patria Italia.

In ricordo di questo grande Italiano pubblichiamo qui di seguito qualcuno dei versi che Pascoli ha dedicato al Risorgimento e all’Italia.


         IL TRICOLORE


                                
                                                  Nella città che è in mezzo a quattro strade
                                                  S’odono molti plaustri cigolare.
                                                  Mugliano bovi, squillano campane,
                                                  brillano spade, luccicano lancie.

“Ma non sono le campane e i bovi dei carrocci… Un nuovo giuramento è stretto. Non a Pontida, non nei boschi… Nessun connubio con l’imperatore. Nessun esercito rimarrà o verrà in Italia… La lega, che sta nella sua città di paglia tra la Bormida e il Tanaro, ha inalzata la sua croce… Dove sei imperatore dalla Barba Rossa? Ecco la nuova bandiera… Salutatela, o trombe, o lancie, o bovi, o plaustri! Ella ha i colori nuovi… O tricolore d’Italia! sorto tra il nembo, tra i primi tuoni di primavera, in attesa del re, del primo re d’Italia!... Non ha più i colori del fuoco spento, del fuoco vivo, del fuoco operante… È un’altra. O pianura del Po! o neve dell’Alpi! O rosso dei vulcani! o veste di Beatrice! Per te quanto si morrà! quanti saranno avvolti nelle tue pieghe! Quanti ti avranno sul loro feretro!... In quante battaglie… in quante tempeste!… Non lasciatevela prendere… stracciatela piuttosto… ponetevela sul petto, inabissatevi con lei nei gorghi del mare! – O sacro vessillo! ora deve venire il tuo re. Avanti contro gli stranieri! Contro i crocifissori di Prometeo. – O città, nata nell’Aprile, come Roma! asilo di esuli, come Roma! o nata di profughi, come Roma! o subito in guerra, come Roma! Non è dei boschi di carbone la bandiera che tu inalzi, essa viene da più profonde lontananze…”

                                                                                                                 (G. Pascoli – 22 Marzo 1912)




Ida Magli
Roma, 26 Gennaio 2012


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