eDITORIALE
Un'invenzione sovietica:
la "troika"
di Ida Magli il Giornale | 30.08.2012 Leggendo
alcune recenti affermazioni di nostri governanti e di politici a
proposito dell’Europa, si rimane davvero meravigliati. Anzi,
spaventati. A sentir loro (Monti, Riccardi, Fini, Bersani, il
Quirinale…) è soltanto guardando all’Europa che si scorge la luce della
democrazia; anzi, qualsiasi governo futuro in Italia dovrà
necessariamente seguire la rotta europeista fissata da quello attuale
per non perdere di vista questa luce. Guai a coloro che tentassero
strade diverse: sarebbero i peggiori degli antipolitici, esclusi da
qualsiasi bene democratico.
Dicevo che si tratta di affermazioni che spaventano perché la
cosa peggiore che possa accadere a un popolo è quella di essere
governato da mistici, da visionari, come appaiono di fatto questi
adoratori della democraticissima Ue. Il ministro Riccardi sembra
essersi dimenticato di trovarsi al governo, insieme al suo Capo, in
nome dell’Europa, senza essere stato eletto. Se c’è una cosa che tutti
i governanti e i politici dell’Ue hanno sempre concordemente
lamentato è proprio il suo “deficit democratico”. Un deficit
programmato e voluto dagli innamorati dell’Europa perché il ricorso
alla volontà dei cittadini avrebbe impedito la sua realizzazione.
Il rifiuto da parte dei popoli, invece, è stato guidato, in modo
quasi istintivo, prima di tutto dai nomi che caratterizzano le
istituzioni dell’Ue, nomi che odorano di dittatura lontano un miglio
perché ispirati, fin dai primi abbozzi di unificazione dell’Europa, da
quel massimo modello di socialismo totalitario che si era concretizzato
in Russia. Si chiama “Unione”, infatti, sulla falsariga dell’Unione
Sovietica, e non Stati Uniti d’Europa; si chiamano Commissioni e
Commissari le strutture decisionali, lo stesso nome che Lenin e i suoi
compagni hanno dato a se stessi formando il primo governo
rivoluzionario russo. Anche nell’Ue, come nella Russia bolscevica, i
Commissari non sono eletti ma nominati dal ristrettissimo gruppo di
coloro che detengono il massimo potere, mentre l’unica istituzione
eletta dai cittadini è quel finto Parlamento che, come la Duma,
sonnecchia, fornisce poltrone ai politici, non governa e non fiata
neanche durante una crisi come quella attuale in cui si è perfino
ventilato il crollo dell’euro, della stessa Ue.
Ma non sono state copiate soltanto le principali istituzioni del
potere passato alla storia come totalitario per eccellenza. Perfino la
“troika”, di cui stiamo aspettando con ansia, insieme ai Greci, la
sentenza di assoluzione o di condanna, è una delle più proficue
invenzioni dei governanti sovietici. Alle prese con la fanatica
ossessione di inesistenti atti controrivoluzionari, Stalin e i suoi
compagni hanno creato l’apposita Commissione per la lotta al Debito
(pardon alla Controrivoluzione) fornita di troike, dette anche “terne
di fucilazione”, formate di tre persone dotate di potere investigativo
e giudiziario, assolutamente autonome, delle quali rimaneva segreto al
pubblico anche il nome. Alle loro sedute non potevano partecipare né i
testimoni, né gli accusati, né gli avvocati. Ebbene è molto simile lo
spirito democratico che vige in Europa e mi piacerebbe sapere: chi è
stato ad adottare il nome di “troika”? Chi sono i tre potentissimi
signori che ficcano il naso negli affari più intimi della nazione
greca? Chi l’ha nominati? In base a quali norme democratiche i Greci
dovrebbero accettarne il giudizio?
Ida Magli
28 agosto 2012
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