eDITORIALE

Unità degli Italiani
e unità degli europei

di Ida Magli
Italiani Liberi | 27.10.2011



  Nel numero di “Panorama” del 26 ottobre 2011 è stato pubblicato un inserto intitolato Unità degli Italiani, unità degli Europei con articoli di Remo Bodei, Valerio Castronovo, Carlo Azeglio Ciampi, Giuseppe Galasso, Arrigo Levi, Tullio De Mauro, Ida Magli, Gianfranco Pasquino, Chiara Saraceno, con un prologo di Davide Cadeddu.

 Quando nella primavera di quest’anno il Prof. Cadeddu mi chiese di scrivere l’articolo pubblicato adesso in questo inserto, mi affrettai ad avvertirlo che forse aveva sbagliato persona date le mie opinioni sulla questione dell’unione europea. Mi spiegò, però, che conosceva bene la mia posizione e che desiderava proprio delle idee contrastanti da mettere a confronto. Gli mandai quindi l’articolo che gli amici degli Italiani Liberi possono leggere qui di seguito. L’insieme delle riflessioni pubblicate su Panorama colpisce soprattutto per una caratteristica: i diversi autori parlano dell’Europa come ne avrebbero parlato venti o trent’anni fa. Eppure hanno vissuto come tutti noi questi lunghi anni di una unificazione impossibile. Sembrerebbe che nulla abbia potuto incidere sui loro ideali europeisti; neanche la drammatica crisi in cui ci troviamo, con i terribili effetti negativi della moneta unica; e al tempo stesso l’evidente fallimento di una vera unificazione politica laddove Germania e Francia comandano. Possibile che nessuno si renda conto di quali conflitti potranno sorgere alla lunga da un tale predominio?

  Si rimane sconcertati di fronte alla mancanza, in uno dei massimi costruttori dell’Ue e dell’euro come Carlo Azeglio Ciampi, di un minimo ripensamento, del più piccolo dubbio sul proprio operato. Si è costretti a convincersi, perciò, ancora una volta, che la differenza che corre fra gli entusiasti fautori dell’Europa e i milioni di semplici cittadini che non l’avrebbero voluta e ai quali è stato imposta senza chiederne il parere, ha come unica motivazione gli enormi benefici che gli europeisti ne hanno tratto per se stessi. Ancora ieri il Parlamento britannico ha rifiutato il referendum sull’Europa ai cittadini che l’avevano chiesto, ben sapendo che il risultato sarebbe un sicuro “No”. Un referendum che era stato più volte promesso agli Inglesi e che non è mai stato concesso dai vari governi che si sono succeduti attraverso gli anni, sia conservatori che laburisti, a riprova che quando si tratta di Europa i politici non hanno remore nel cancellare la democrazia. L’Unione europea, infatti, si può reggere, e già si regge, soltanto con poteri dittatoriali. Non ci rimane che prenderne atto.  

Roma, 25 Ottobre 2011 



 

di Ida Magli
Panorama | 26.10.2011



Unità degli Italiani e unità degli europei

  L
’analogia fra unità degli Italiani e unità degli europei è chiaramente improponibile. Con il nome di “europei” infatti, ci si riferisce alla connotazione geografica o, eventualmente, a quella fisica dei “bianchi” visto che non è mai esistita una qualsiasi organizzazione politica né una lingua “europea”. In realtà l’unica forma politica unitaria di buona parte del continente europeo, con esclusione della Russia, è stata quella dell’impero romano, che ha sempre portato il nome di Roma. Lo stesso rilievo vale per la lingua dato che l’unica lingua che ha accomunato molta parte della popolazione europea è stato il latino. Anche il Sacro Romano Impero ha preso il nome da Roma e non ha mai fatto riferimento alla qualifica di “europeo”.

 Come è possibile, dunque, proporre analogie con qualcosa che non è mai esistito?  Per creare l’entità politica cui è stato imposto il nome di “Unione europea”, i governanti hanno dovuto capovolgere la realtà storica mettendo in atto una finzione che passa sopra la testa dei popoli. Una finzione però contemporaneamente smentita dalla necessità di ammettere venticinque lingue diverse come lingue ufficiali dell’Unione. E’ evidente che laddove non esiste una lingua, non esiste né un popolo né una cultura.

 L’analogia con l’unità della Nazione Italia, quindi, sarebbe improponibile anche volendo tener conto soltanto del punto di vista linguistico. La Nazione “Italia” ha potuto sussistere, dal tempo di Roma fino ad oggi, nonostante la caduta dell’impero, nonostante le dominazioni straniere e i continui spezzettamenti territoriali, perché l’italianità è rimasta sempre viva, attraverso l’esistenza della lingua, nella coscienza degli Italiani come nella coscienza degli altri popoli (Mozart non si azzardava a scrivere un’opera lirica il cui libretto non fosse in italiano).

  La cosa più atroce, però, è che i governanti tutto questo lo sanno benissimo. Lo scopo dell’operazione “unione europea” è proprio quello di distruggere la peculiarità delle singole Nazioni e l’identità dei popoli, obbligandoli a omologarsi con l’eliminazione dei confini territoriali e con l’imposizione di una “cittadinanza” che, oltre a non rispondere ai contenuti psicologici e affettivi del concetto di “patria” da cui nasce la cittadinanza, è di per sé invalida dato che l’Unione europea non è uno “Stato”.

  E’ facile arguire, anche soltanto in base alle poche cose dette, quali saranno i problemi del futuro, un futuro che è già in atto: una rapida agonia culturale, e a poco a poco la sparizione anche fisica di Francesi, Inglesi, Tedeschi, Italiani così come di tutti gli altri popoli. Resi debolissimi dalla decomposizione delle Nazioni, perseguita ad hoc dall’Unione europea, saranno presto sopraffatti dalle immigrazioni delle popolazioni africane le quali non hanno bisogno di diventare numericamente maggioranza per dominare coloro che sono stati allenati al pacifismo, alla tolleranza, al rispetto delle diversità, alla rinuncia a qualsiasi giudizio tramite la dispotica censura del “politicamente corretto”.  I musulmani, fermi ai costumi delle antiche tribù mediorientali  che si rispecchiano nell’Antico Testamento (il Corano si fonda sui  primi cinque libri), non possono e non devono apprezzare nulla di ciò che trovano in Europa. Si affretteranno perciò, come stanno già facendo, a cancellare quello che ne costituisce la maggiore ricchezza: il Diritto e l’opera d’arte. La legge del taglione vige ormai da tempo, a nostra vergogna, in molte zone d’Europa e presto anche i cristiani, obbligati alla conversione, vi saranno soggetti. Per quanto riguarda l’arte, vietata dal Corano nella sua qualità di “rappresentazione”, dovrà essere eliminata.

  Ma non è necessario attendere il predominio musulmano: l’arte, la religione, il diritto, sono già quasi morti. Una società che ha perso la fiducia nel futuro, non crea. Sul gigantesco sfacelo della storia d’Occidente - ha detto profeticamente Gottfried Benn - sulla religione ingoiata dal tempo, sugli Stati disfatti, non si alza la Poesia, ma si distende una grande sassaia, orrido resto di una cultura che la violenza della politica ha voluto distruggere.

Ida Magli
(19 marzo 2011)
   


 
 
 

 

 
 
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