eDITORIALE


Referendum
sul nucleare e sull'acqua

di Ida Magli
ItalianiLiberi | 04.06.2011



  Poche riflessioni di semplice buon senso per dire di sì al referendum, ossia per negare il nostro consenso alle leggi proposte.

Nucleare

Le centrali nucleari in Italia non si possono fare perché c’è la mafia. Qualsiasi altro impedimento potrebbe essere messo in discussione, questo no. Nessun governo è stato in grado fino ad oggi di garantirci dalle infiltrazioni mafiose, ma per quanto riguarda le centrali nucleari il rischio di lavori non perfetti (e non controllabili se non da tecnici esperti nel campo) è troppo alto e le conseguenze sarebbero in ogni caso irreparabili. Bisogna dire di no e basta. (E’ di ieri la notizia data dall’Enel che le è stato rubato il computer contenente i dati segreti sulle localizzazioni delle centrali nucleari… possiamo fidarci).
Mancherà l’energia? Prima di tutto cerchiamo di non sprecarla. Si cominci a eliminare il dispendio inutile di carburante. Il mercato comune sotto questo aspetto è talmente irrazionale da apparire grottesco. Portare i prodotti ortofrutticoli e i latticini da un paese all’altro quando si è perfino costretti a limitare la produzione locale (come è noto l’Italia ha dovuto ammazzare le proprie mucche, distruggere le arance e i pomodori…) comporta un enorme traffico dispendioso, inquinante e inutile. Questo naturalmente è soltanto uno degli innumerevoli esempi di grande risparmio che si potrebbero fare.

L’acqua

La questione della privatizzazione dell’acqua è di per sé umiliante e incivile. Uno Stato che dichiara di non avere i soldi per gli acquedotti non ha diritto di definirsi “Stato”, salvo che non si trovi in Monzambico o in qualche altra sperduta località dell’Africa nera. Detto dall’Italia, erede di quei Romani che hanno per primi costruito e fornito di acquedotti tutto il mondo (se ne vedono ancora ovunque le arcate, ruderi di un immenso, difficilissimo lavoro la cui tecnica ci sfugge), si configura come un’affermazione falsa, infame e vergognosa. L’acqua è il bene primario in assoluto: deve appartenere allo Stato ed essere gestita dallo Stato.
E’ l’Europa che vuole togliere agli Stati tutto ciò che di meglio possiedono perché lo scopo ultimo dell’UE è quello di cancellare gli Stati. Li costringe a spogliarsi, perciò, con vari sistemi. Il sistema principe è quello di minacciarli di continuo di fallimento, attraverso il peso del debito pubblico, riducendoli a far cassa vendendo tutto ciò che fa gola, proprio perché è preziosissimo, ai privati (in genere grandi aziende internazionali). Le cosiddette “privatizzazioni” fatte dall’Italia da quando ha aderito al trattato di Maastricht sono state una svendita così macroscopica da configurarsi di per sé come il maggiore reato che possano commettere i politici nei confronti della propria Nazione, quel reato di tradimento che nessuna magistratura ha mai invocato contro i governanti italiani. Adesso è giunta l’ora dei beni ultimi, per tutti gli Stati dell’UE che non sono in regola con il famoso parametro deficit - Pil. La Grecia si appresta a vendere anch’essa tutto. Dagli acquedotti alle metropolitane fino alle isole, ossia a ciò che nessun governante ha il diritto di vendere: il territorio dello Stato. Come è evidente il territorio appartiene al popolo, non ai governanti.

 I cittadini italiani non si sono ancora ribellati, sebbene il ministro Tremonti abbia già iniziato a percorrere questa strada. E’ venuto il momento: opporsi a tutte le leggi proposte nei referendum deve essere soltanto il primo passo verso un’attentissima vigilanza in difesa dell’Italia.


Ida Magli
Roma, 4 Giugno 2011

 


 
 
 

 

 
 
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