eDITORIALE
Pontida, o salvarsi dall'Ue? di Ida Magli ItalianiLiberi | 19.06.2011
Mano
a mano che procede la crisi economica i politici europei, e i nostri in
particolare, diventano sempre più roboanti e privi di senno. La crisi
economica, infatti, è soltanto l’aspetto più evidente della crisi
complessiva: la fine degli Stati nell’immensa sabbia mobile europea,
così come era stata programmata con il trattato di Maastricht. Questo è
per i popoli il punto più difficile da comprendere e da riconoscere:
che i governanti degli Stati europei abbiano volutamente programmato la
nostra fine, la cancellazione della civiltà europea tramite i due
strumenti che oggi sono sotto i nostri occhi: l’invasione immigratoria
di popolazioni africane e il decadimento etico, culturale, economico
indotto dalla perdita della libertà, della sovranità, dell’indipendenza.
Perché dico che i leader d’Europa e dell’Occidente hanno
deliberatamente programmato la nostra fine? Perché, per quanto molti di
loro siano ignoranti e di mediocrissima intelligenza, è certo che ciò
che riusciamo a capire noi, sono in grado di capirlo anche loro. Vi
pare possibile che banchieri a capo delle più importanti banche
centrali, economisti titolari di cattedre universitarie, politici che
hanno guidato le nazioni europee in un difficilissimo dopoguerra quali
Churchill, Kohl, Mitterrand, non potessero prevedere le conseguenze
negative di un’unione politica ed economica che hanno progettato con
sfrontata sicumera? Hanno voluto la morte degli Stati, della civiltà e
delle popolazioni d’Europa: questa è l’unica certezza dalla quale
dobbiamo partire se vogliamo ancora sperare di poter salvare qualche
cosa dalla catastrofe che ci attende. I cincischiamenti politici cui
assistiamo in Italia come in Francia, in Germania, in Belgio, in
Olanda e in tutti gli altri paesi dell’Unione, di fronte ai problemi
più gravi quali l’invasione immigratoria e la crisi economica,
costituiscono la prova più evidente della volontà di non risolverli.
D’altra parte è sufficiente un minimo di buon senso per rendersene
conto. Non era stato proclamato da tutti i leader che l’euro nasceva
per dare la massima forza al mercato europeo ed evitare il fallimento
delle economie più deboli? Ebbene, è avvenuto il contrario: è stato
l’euro e il mercato unico a condurre alla catastrofe attuale Grecia,
Spagna, Irlanda, Portogallo, Belgio, Italia… Lo sapevano, lo volevano:
io prego coloro che mi leggono di convincersi di questa verità
altrimenti nulla potrà salvarci. Tutti i nostri politici, tutti i
nostri giornalisti, sono complici di questo incredibile tradimento.
Anche quando non lo sono stati in forma attiva (come hanno fatto Prodi,
Ciampi, Visco, Monti, che ci hanno costretto ad aderire all’euro
svendendo la maggior parte dei beni dello Stato e ci hanno imposto
lunghissimi anni di impoverimento per equilibrare il cosiddetto “debito
pubblico”), lo sono stati perché hanno mantenuto il silenzio di fronte
anche ai fatti più evidenti. Ma soprattutto perché hanno finto, e
continuano a fingere, che la grande maggioranza dei cittadini non
sapesse e non sappia. Respinta l’informazione dalle sedi ufficiali e
dalla stampa, i siti internet dedicati con grande competenza a questi
problemi si sono moltiplicati, senza però che partiti e giornalisti ne
abbiano preso atto in nessun modo, li discutano o ne contestino
l’attendibilità. Della “sovranità monetaria” si parla un po’ dovunque;
si propongono leggi d’iniziativa popolare (come quella di Savino
Frigiola cui hanno aderito gli Italiani Liberi); si presentano analisi
documentate e puntuali delle possibilità per l’Italia di evitare il
fallimento quali l’uscita dall’euro o anche dall’Unione europea come
quella di Di Marino (link al documento).
Ma niente: politici e giornalisti continuano a tacere. La strategia del
silenzio è stata messa in atto perfino di fronte al mio libro “La
dittatura europea”, scritto da un notissimo professore universitario di
antropologia e pubblicato da una delle maggiori case editrici
dell’establishement quale Rizzoli. Nessuno si è sentito chiamato in
causa, malgrado vi siano citati centinaia di nomi quali responsabili
del progetto di distruzione dell’Europa. Sembrerebbe aver risposto
indirettamente soltanto Antonio Di Pietro che ha presentato (come
auspicavo nel libro data la presenza nel suo partito di Elio lannutti,
autore del volume “La Repubblica delle Banche”) un’interpellanza
parlamentare sulla questione della sovranità monetaria (link al documento). Inutile dire che i giornalisti non ne hanno parlato e non so neanche quale sia stata la risposta del Ministro dell’Economia.
Cosa bisogna fare dunque per riuscire a rompere il silenzio? Ricorrere
alla violenza? Io ho riposto molte speranze in Mario Borghezio, amico
di vecchia data per le sue battaglie contro la burocrazia di Bruxelles.
Borghezio ha molto elogiato “La dittatura europea” al momento della sua
pubblicazione e mi ha aiutato a farla conoscere organizzandone la
presentazione a Milano e a Torino. Naturalmente quello che ci divide,
come per tutti i Leghisti, è l’unità d’Italia, problema che però
abbiamo in silenzioso accordo sempre accantonato per poter combattere
insieme contro il pericolo più grave ed imminente costituito dal blocco
massonico dell’Unione europea. E’ questo il motivo per il quale oggi
sarebbe una giornata importante, non per la salvezza del governo di
centro destra, come ripetono i giornalisti, ma se Borghezio affrontasse
la questione europea distanziandosi da quanto propone Bossi.
Bossi infatti ha venduto come tutti gli altri l’anima all’Ue e sa bene
di offrire caramelle ai suoi elettori con lo spostamento di
qualche ministero al Nord e la richiesta al suo stesso Governo di
abbassare le tasse. Illudere i Leghisti, però, non è facile perché sono
i più consapevoli fra i cittadini italiani dei problemi della sovranità
monetaria, del legame fra Unione europea e “debito pubblico”, e
soprattutto del legame fra l’Ue e l’invasione immigratoria. I leghisti,
insomma, sanno che seppure si liberassero della Roma ladrona,
rimarrebbero soffocati da un mostro del ladrocinio quale Bruxelles. La
“Padania”, infatti, sarebbe costretta ugualmente a usare l’euro,
dovrebbe obbedire alle normative europee in tutti i campi, normative
che costituiscono ormai l’80% di quanto imposto dallo Stato, dovrebbe
accettare l’immigrazione in base al trattato di Schengen e all’imbelle
sottomissione di un Maroni o di chi per lui alla volontà dell’Europa.
E’ di un Ministro dell’Interno leghista come Maroni, infatti, la più
distruttiva decisione in fatto di immigrazione: distribuire gli
immigrati in tutti i Comuni d’Italia (ripeto quanto ho già detto:
coloro che ci governano, vogliono
la nostra morte, collaborando al massimo con la volontà mortifera
dell’Ue. Chi può credere, infatti, che siano diventati tutti
imbecilli?). D’altra parte il “mercato unico” uccide (e in parte ha già
ucciso) proprio le zone più ricche e produttive, quindi in Italia il
Nord, in quanto è evidente che soltanto i prodotti molto specializzati
e poco diffusi si sottraggono alla legge della competitività imposta
dall’Ue. Il modello mercantile dell’”usa e getta”, del consumo a tutti
i costi, è privo di qualsiasi ragionevolezza, concepisce soltanto il
presente ed è per questo che l’Unione europea l’ha imposto a tutti gli
Stati membri, dato che si tratta di Stati che debbono morire, di Stati
per i quali non è previsto nessun futuro.
Da quando è
uscita “La dittatura europea” i politici con i quali mi sono trovata a
discutere dei problemi dell’euro, mi hanno invitato molte volte a
“lanciare l’amo”. E’, in pratica, indispensabile, per proporre la
riappropriazione della sovranità monetaria, che qualcuno offra
pubblicamente l’occasione ai politici di parlarne, visto che nessuno
ritiene di poterlo fare senza un appiglio esterno. Purtroppo, però,
come ho già detto, i giornalisti sono bravissimi a mantenere i segreti
che contano, e non mi hanno ancora mai dato questa possibilità.
La
mia speranza è che oggi un politico rude e coraggioso come Mario
Borghezio lanci l’amo che tutti attendono: proponga di abbandonare
l’euro prima di essere travolti dall’immane catena di crac che ci
attende inesorabilmente dietro la sagoma dell’Ue.
Ida Magli Roma, 19 Giugno 2011
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