eDITORIALE
L'impero
sulle nostre spalle
di Ida Magli ItalianiLiberi | 18.12.2011
La
verità sulla storia degli Italiani non è ancora mai stata raccontata
perché sono i vincitori a scriverla e i vincitori sono sempre i
governanti, i Capi, non il popolo. Una cosa però è sicura: è stata
sempre uguale a quella che stiamo vivendo in questo periodo. Gli
Italiani, debbono sacrificarsi, pagare, soffrire, combattere, morire
affinché i politici di turno possiedano il proprio Impero. E’ questo
che hanno perseguito, sotto le vesti dell’unificazione europea, dalla
fine della seconda guerra mondiale ad oggi: possedere un Impero, alla
pari di ogni governante, Dittatore, Re, Papa o Imperatore del passato.
Contrariamente al passato, però, questa volta l’impero non era
possibile conquistarselo con gli eserciti combattenti: la seconda
guerra mondiale, con le sue catastrofiche conseguenze, con l’atomica e
le due potenze mondiali in lotta fra loro, costringeva a seguire un
percorso nuovo. E’ nata così una grande idea: farsi l’Impero tutti
d’accordo, con la pace, con il denaro, con le banche.
Quando mai, però, un governante può dire ai sudditi che vuole farsi un
impero eliminando la Patria, togliendo di mezzo la Nazione,
consegnandone l’indipendenza e la libertà agli stranieri? Di solito
almeno questa consolazione ai sudditi la si lascia: che combatta, si
sacrifichi e muoia per la grandezza della patria, per amore verso la
propria terra e i propri figli. Quindi questa volta ai poveri cittadini
d’Europa sono state raccontate menzogne su menzogne: diventeremo
ricchi, non dovremo adoperare il passaporto, avremo il mercato più
potente del mondo, saremo d’esempio a tutti per la nostra giustizia,
per la nostra ineguagliabile democrazia. Democrazia, democrazia,
democrazia! Se si facesse un concorso per stabilire quale parola è
stata usata più di frequente dal 1950 ad oggi nella povera Italia
condannata a costruire l’impero europeo, sicuramente “democrazia” lo
vincerebbe. Lo vincerebbe perché i governanti l’hanno pronunciata (e la
pronunciano) ogni volta che ne hanno eliminato un pezzo fino a
giungere, come oggi, ad eliminarla tutta. Per costruirsi l’impero
bisognava distruggere gli Stati, possibilmente senza che i sudditi se
ne accorgessero. Ma è stato facilissimo, addirittura più facile di
quanto i governanti non pensassero, perché i poveri cittadini d’Europa,
e quelli italiani soprattutto, erano talmente lontani dal supporlo che
perfino adesso, di fronte all’evidenza, non riescono a crederlo. Via i
confini fra gli Stati! Quale immensa, meravigliosa democrazia. Ma uno
Stato come fa ad essere “Stato” se non è padrone di un territorio? Non
chiedetelo a nessuno perché queste sono domande che in democrazia non
si fanno. Via la moneta nazionale! Quanto è democratico dipendere dalla
Banca centrale europea. Ma uno Stato come fa ad essere “Stato” se non
possiede la propria moneta? Non domandatelo a nessuno perché le domande
sulle banche non è democratico farle. Anzi: le banche sono diventate a
poco a poco il più democratico corpo di polizia che esista al mondo; un
corpo separato, mille volte più efficiente dei poveri carabinieri, al
servizio esclusivo della dittatura dei banchieri, con la propria
torretta di guardia ogni cinquanta metri. Ha un solo compito, il
compito determinante: informare di ogni nostro respiro, tramite lo
straordinario braccialetto elettronico che si chiama “conto corrente”,
i grandi Capi stranieri, mai eletti e sconosciuti ai cittadini, che
hanno messo fine all’ultima parvenza degli Stati nazionali unificando
democraticamente fiscalità e bilanci dell’Impero. E le celebrazioni per
i 150 anni dell’Unità d’Italia? Che le abbiamo fatte a fare? Ah! Questa
è stata una carta superba che la buona sorte ha messo a disposizione
dei governanti più traditori che gli Italiani, pur con una tragica
storia di tradimenti alle spalle, abbiano mai avuto. Quale maggior
fortuna che quella di godersi gli onori dell’esaltazione dello Stato
mentre lo si pugnala?
Quasi tutte le dittature sono nate con il consenso delle autorità
legittime. Nessuna, però, ha avuto, una maschera grottesca, addirittura
inverosimile, come l’attuale: il voto dei parlamentari in carica per
uccidere lo Stato sul quale governa. La battaglia per l’euro, infatti,
è la battaglia finale che è stata scatenata appositamente per
sbaragliare gli Stati nazionali. Il problema non è il debito, come
ormai tutti sanno, ma il non possedere la banca nazionale che emetta la
moneta. Nessuno si illuda che la battaglia sterminatrice non sarà
portata fino in fondo, malgrado sia evidente che l’Unione europea
finirà come al solito, con il conflitto fra gli Stati più forti,
perché era questo lo scopo fin dal principio: distruggere con il gioco
del denaro quello che non si poteva distruggere con i cannoni.
Non
credo che i parlamentari italiani siano tutti privi di una sia pur
minima briciola di senso dell’onore e del dovere verso quei poveracci
che hanno avuto fiducia in loro. Prima di consegnarsi alla storia come
traditori e assassini dell’Italia, si rendano conto che, rifiutando il
proprio consenso e pretendendo il ritorno alla sovranità monetaria,
sarebbero ancora in grado di salvare gli Italiani in modo legittimo dal
prossimo futuro di insurrezione e di guerra in Europa. E’ un appello
che scrivo nella speranza di un ultimo ravvedimento; ma anche perché i
testimoni della orribile tragedia che stiamo vivendo, hanno il dovere
di lasciare agli storici di domani una documentazione certa sui
responsabili della fine della civiltà europea.
Ida Magli
www.italianiliberi.it
Roma, 17 Dicembre 2011
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