eDITORIALE
Incapacità di comunicazione del governo berlusconiano di Ida Magli Italiani Liberi | 31.01.2011
Mi sono decisa, una volta superata la questione della sfiducia al ministro Bondi e dopo quanto ha scritto Guerri in sua difesa (ilGiornale 25-01-2011),
a dire quello che penso da molti anni e che mi ero sempre trattenuta
dallo scrivere perché riguarda un campo che non è di mia competenza:
l’incapacità degli uomini di Berlusconi e di Berlusconi in persona, di
curare la propria immagine. Sembra un’affermazione assurda visto che si
è sempre attribuito il successo di Berlusconi in gran parte alle sue
capacità di comunicatore, ma la verità è che l’ambiente berlusconiano
non fa nulla per curare la propria immagine in positivo, specialmente
nel campo più sensibile per chi governa un paese come l’Italia: la
cultura. La quasi assoluta mancanza di comunicazione ne è la prima
causa. Prendiamo l’argomento trattato da Guerri due giorni fa: io non
sapevo nulla del museo dannunziano e di tutte le altre cose, molto
belle, che Guerri ci ha raccontato, così come non sapevo nulla di
quanto ha detto Bondi nel discorso fatto alla Camera in propria difesa,
per esempio sugli introiti dei biglietti per i musei, e suppongo non ne
sapesse nulla neanche la maggioranza degli Italiani. Come mai? E’
evidente che non se ne parla, o perlomeno che non se ne parla nella
maniera giusta, quella che l’uomo della televisione per definizione
come Berlusconi dovrebbe conoscere a meraviglia, ossia facendo
circolare le notizie attraverso l’aria, senza che ci sia da parte dei
cittadini una precisa volontà di informarsi.
Per quanto riguarda la cultura l’immagine dei governi berlusconiani è
un vero disastro. Mancano di una qualsiasi “presa” culturale, nel
cinema, nella musica, nella pittura, nella letteratura, o almeno così
appaiono. Non sanno, forse, gli uomini di Berlusconi che l’Italia è
considerata il museo del mondo, che non si può essere a capo
dell’Italia senza tenere presente prima di tutto la sua fama di regina
delle arti, dell’intelligenza creatrice e comportarsi di conseguenza?
Perché, al momento del crollo di Pompei, il ministro Bondi non ha fatto
la cosa più elementare e più soddisfacente per l’opinione pubblica
mondiale, turbata da un simile avvenimento? Perché non ha chiamato
immediatamente e col maggior clamore possibile qualcuno delle centinaia
d’ingegneri del Politecnico che stanno a pochi passi da lui e che sono
fra i migliori che esistano affidandogli la cura dell’area di Pompei?
Perché non ha convocato solennemente i rappresentanti della stampa
mondiale per farne l’annuncio? Se l’ha fatto non si è saputo.
Quest’osservazione vale ovviamente per tutti gli altri campi di azione
del governo; ma tanto più è importante per il fatto che la “destra” non
riesce a togliersi l’immagine di povertà intellettuale e culturale che
l’accompagna. E’ falsa? Può darsi. I governi berlusconiani, però, hanno
fatto di tutto per avvalorarla. In tutti questi anni non è stata creata
né una “collana” di libri né una rivista specificatamente scientifica o
artistica, né una galleria d’arte, né una scuola di musica … qualcosa
insomma che potesse procurare al berlusconismo una qualche briciola di
rispetto da parte degli intellettuali e di cui potessero trarre vanto
gli intellettuali della sua area. Se l’ha fatto, è certo che non
se n’è parlato. Sarebbe bastato curare delle belle edizioni critiche
dei tanti e tanti autori del Risorgimento in occasione del centenario;
ristampare, con aggiornamenti e adeguata revisione, la bellissima
Storia letteraria d’Italia edita da Vallardi, voluta e realizzata da
coloro che hanno sentito la gioia e l’onore di essere i primi a
governare l’Italia unita. Si parla tanto di mercati, ma bisogna che i
governanti si convincano: la grandezza dell’Italia non è e non può
essere riposta nei mercati.
Ida Magli Roma, 27/01/2011
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