eDITORIALE
Ci lasciano soli contro i clandestini di Ida Magli il Giornale | 15.02.2011
Quale
lingua adoperano quando parlano fra loro la Commissaria UE Cecilia
Malstrom e il Ministro Maroni? Fra le ventisette lingue riconosciute
nell’Unione europea c’è una grande scelta, ma evidentemente il nostro
Ministro non riesce a farsi comprendere visto che la signora
Malstrom afferma una cosa del tutto incredibile: che l’Italia ha
rifiutato l’aiuto offertole per far fronte all’ondata immigratoria.
Suvvia, gentile signora!L’’Italia ha sicuramente chiesto almeno quello
che l’Ue sarebbe stata tenuta a fare subito senza alcuna richiesta
perché i confini dell’Italia sono anche i confini dell’Unione. Ma si
tratta con tutta evidenza di un’Europa che esiste soltanto sulla carta
e nei trattati; e fa quasi ridere il viaggio in Africa del vaporoso
“ministro degli esteri” dell’Ue, debole rappresentante di uno Stato che
non esiste e che per giunta, essendo donna, è la persona meno adatta a
farsi prendere sul serio da un governante musulmano che non le tocca la
mano per non contaminarsi e che la considera in base al Corano “di un
grado inferiore”. Detto
questo, però, veniamo alla “realtà”, una realtà gravissima e che
dobbiamo affrontare senza illusioni. Il progetto d’inclusione
nell’Europa dei cosiddetti “paesi mediterranei” è saltato prima ancora
che si fosse cominciato a realizzarlo perché era, come tutti i progetti
dell’Unione, un sogno di potenza fatto sulla carta, in omaggio a quella
geopolitica che ha dimostrato, fin dai tempi di Hitler, di condurre
soltanto al fallimento. Alla geopolitica, e di conseguenza ai progetti
dell’Unione europea, mancano i popoli. Che siano paesi “bagnati dal
Mediterraneo” non cambia nulla al fatto che i popoli non ci somigliano
per niente perché sono africani, musulmani, organizzati in forma
tribale, sempre in guerra tanto fra loro quanto con i propri pseudo -
governi. L’Italia deve quindi per prima cosa abbandonare
l’atteggiamento inclusivo e protettivo dell’UE e ripristinare
immediatamente i propri confini e le dogane con relativo severissimo
controllo, sospendendo lo sciagurato trattato di Schengen, un trattato
che un paese come l’Italia, aperto a tutti gli approdi, non avrebbe mai
dovuto firmare.
Naturalmente i confini vanno protetti adeguatamente sul mare con
pattugliamenti e navi apposite, nella nostra area e quindi senza
bisogno di consenso della Tunisia o di qualsiasi altro paese,
visto che questi hanno già dichiarato che non accettano interferenze
nella loro zona. Sembra evidente che non ha senso lasciare che la
Tunisia proclami l’orgoglio del proprio territorio e l’Italia non
faccia altrettanto. A questo punto si alzeranno come il solito le mille
voci che reclamano la solidarietà con i “poveracci”, con i “disperati”
che scappano, il dovere di accogliere i rifugiati e tutta la sequela di
norme che l’Europa si è data per affermarsi come la più perfetta e la
più generosa delle democrazie. Il governo italiano non deve ascoltarle
in base al suo primo dovere: proteggere, salvaguardare la vita e i beni
degli Italiani. Cosa che, anche mettendo in atto il massimo rigore,
sarà difficilissimo fare. Rimane,
però, anche da prospettare la situazione nei suoi veri termini: quello
che succede in Africa, nell’Est europeo, in Medio Oriente, solo
apparentemente è dovuto a ribellioni contingenti, a moti terroristici,
a faide tribali o a lotte di potere militari. La vera causa si trova
dietro a questi fatti, anche se nessuno raccoglie le analisi degli
storici, le denunce di economisti, di politici, di giornalisti che da
anni provano questa realtà. I sommovimenti che si sono susseguiti
ininterrottamente nell’ex Iugoslavia, in Albania, in Romania, in
Grecia, in Somalia, in Tunisia, in Algeria fino a quello odierno in
Egitto, il più drammatico perché in un certo senso segna una specie di
crisi finale, sono stati preparati e fatti scoppiare di proposito
affinché l’Europa fosse invasa, sconvolta e infine distrutta nella sua
realtà culturale e politica. Questo significa che l’unificazione
europea aveva questo scopo: con la distruzione degli Stati rendere più
facile l’immigrazione di massa e l’annientamento dell’europeità.
Ida Magli Roma, 14 febbraio 2011
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