eDITORIALE
Fantasmi della realtà e potere dei banchieri di Ida Magli ItalianiLiberi | 06.07.2011
Si
stanno rappresentando in questi giorni, in diversi paesi d’Europa,
straordinarie commedie dell’assurdo. Gli attori più in vista sono gli
uomini di Governo - in Francia, in Spagna, in Grecia, in Germania, in
Italia - ma sono coadiuvati talmente bene in questa recita da tutti gli
altri responsabili della vita politica e sociale, e prima di tutto dai
giornalisti, che noi, poveri cittadini-sudditi, non riusciamo a capire
perché il loro frenetico agire ci sembri così privo di una concreta
direzione di senso e temibile proprio per questo. Lo
spettacolo offerto dagli “attori” italiani è tragico e surreale al
tempo stesso. Berlusconi, Tremonti, Bossi, recitano a meraviglia
i loro piccoli scontri sul bilancio, sul trasferimento di qualche
Ministero al Nord, sulla necessità del governo centrale di aiutare lo
smaltimento dei rifiuti a Napoli, come se davvero questi fossero i
problemi politici di una Nazione che non soltanto deve provvedere alla
vita ordinata di 60 milioni di persone ma che, per la sua posizione
geografica, per i suoi impegni con l’Ue e con la Nato, è al centro di
interessi economici e militari a livello mondiale. Le opposizioni
stanno al gioco con una puntualità e una solerzia quasi incredibili,
tenendo ben fissa l’attenzione dei cittadini, ma in apparenza anche la
propria, sui piccoli particolari di queste dispute come se davvero
fossero racchiusi qui i maggiori problemi degli Italiani. Se qualche
volta la polemica sembra diventare più forte, è soltanto perché lo
scambio di invettive ha assunto termini maggiormente violenti e
volgari, ma si tratta in tutti i casi di invettive a vuoto: servono ad
alimentare la commedia. Della politica vera, dei drammatici problemi
veri, non parla nessuno, né al governo né all’opposizione. I problemi più importanti
Sono
problemi che chiunque è in grado di vedere e che, volendo limitarsi
esclusivamente ai più gravi ed impellenti, possiamo indicare nel modo
seguente:
- L’
inesistenza dell’Europa come realtà politica, dalla quale però
dipendiamo come se esistesse (la vicenda della guerra in Libia decisa
da Sarkozy ne è una soltanto una delle ultime e sconvolgenti prove).
- L’
appartenenza dell’Italia alla Nato, organizzazione militare che non si
sa più a quale direttiva politica obbedisca data la mancanza di
un’autorità politica europea e la contemporanea perdita di potere dei
singoli Stati d’Europa (nessuno s’interroga, per esempio, su quale
ruolo stia svolgendo nella politica estera l’Inghilterra, sempre
sorella degli Stati Uniti ma con un piede dentro e uno fuori dell’Ue).
- Il
potere assoluto dei banchieri, a livello mondiale ed europeo, che ha
completamente esautorato i politici nazionali e sta mano a mano
svuotando l’essenza stessa dei singoli Stati costringendoli a vendere i
loro possessi e finanche il proprio territorio (la Grecia è soltanto la
prima di una catena già pronta).
- L’irrazionalità
di una sola moneta come espressione e strumento di 17 Stati totalmente
differenti per il loro peso politico e le loro dimensioni economiche.
E’ evidente che, o si disfa al più presto questa costruzione sul vuoto,
oppure si verificherà un catastrofico fallimento collettivo. C’è forse
bisogno di una qualsiasi dimostrazione in questo campo? L’euro è
soltanto il diverso nome del marco. Un marco privo, però, dello Stato
di cui era espressione. Per questo la Germania ha funzionato fino
adesso come lo “Stato ombra” dell’euro. Ma è chiaro che la Germania non
può continuare a reggere questa mastodontica finzione senza farsi
trascinare anch’essa nel baratro: prestarsi soldi fra debitori
(l’Italia, tanto per fare un esempio, ha iscritto nelle uscite del
proprio bilancio il denaro prestato alla Grecia) è una pratica da
“pazzi”, che nessun “povero” metterebbe in atto e che nessun usuraio
accetterebbe, ma che i banchieri della Bce e del Fmi fingono di trovare
normale e necessaria, spingendola fino all’estremo al solo scopo di
rimanere alla fine “proprietari”, concretamente proprietari di
tutta l’ Europa dell’euro.
- L’eliminazione
degli intellettuali dalla leadership, concordemente attuata da tutti i
partiti europei, fatti esperti dallo scontro-sottomissione degli
intellettuali nella Russia bolscevica. I partiti più importanti in
Europa sono anche oggi quelli essenzialmente comunisti, reduci del
comunismo e più o meno suoi eredi. L’Italia ne rappresenta la più
fulgida testimonianza: il Presidente della Repubblica è appartenuto per
tutta la vita, fino dai tempi di Stalin, al Partito comunista. Con il
trattato di Maastricht gli intellettuali sono stati praticamente
aboliti; non si sente più nessuna voce che possieda autorità tranne
quella dei banchieri. Segno evidente di una tragica realtà: se sono
morti gli intellettuali, è morta la civiltà europea.
- La
complicità di tutti i mezzi d’informazione con il disegno dei politici
e dei banchieri. Una complicità così assoluta quale mai si era
verificata prima nella storia perché non obbligata da nessuna censura.
Gli oltre 500 milioni di cittadini d’Europa coinvolti nell’operazione
disumana di lavorare senza saperlo al proprio suicidio, vi sono stati
condannati non tanto dai politici quanto dai giornalisti. Senza il
silenzio dell’informazione non sarebbe stato possibile condurre in
porto un disegno di puro potere quale quello in atto.
Politici e banchieri in commedia
Se ciò che ho messo sinteticamente in luce è il quadro generale, per
quanto riguarda i piccoli avvenimenti di quest’ultimo periodo a casa
nostra non si può fare a meno di rilevare gli errori compiuti dai
partiti di governo. Il Pdl e la Lega avrebbero avuto il dovere di
piegarsi almeno per un momento a riflettere sui motivi delle sconfitte
riportate nelle ultime elezioni e nei referendum. Per farlo, però,
sarebbe stato necessario abbandonare il gioco della finzione come unica
attività dei politici, uscire dalla “rappresentazione”, scendere dal
palcoscenico dell’assurdo, cosa che evidentemente non hanno il coraggio
di fare. Che non sia facile è chiaro. Bisognerebbe, infatti, rivelare
agli Italiani che la sovranità e l’indipendenza della Nazione non
esistono più, che tutte le funzioni vitali della società e del potere
sono state consegnate in mani straniere e che quello che sembra ancora
autonomo ed efficiente è di fatto pura apparenza. E’ sufficiente un
solo esempio.
Tutto il gran parlare e il gran manovrare
che si verificato in questi giorni intorno ai nomi del Signor Draghi,
del signor Bini Smaghi e di altri importanti banchieri, appartiene al
mondo della “rappresentazione”, della “commedia surreale”. In realtà i
politici e il governo italiano non possiedono in questo campo alcun
potere. Il signor Draghi, il signor Bini Smaghi, il signor Trichet
(presidente della Bce) sono, chi in un modo chi in un altro, i
proprietari, i possessori, gli “azionisti” delle Banche centrali. La
Banca d’Italia, la cui direzione il signor Draghi sta per lasciare
nelle mani del probabile signor Bini Smaghi, non è per nulla la Banca
“di” Italia, non appartiene allo Stato italiano; quel “di”, particella
possessiva, è un falso perché si tratta di una banca di proprietà di
cittadini privati, possessori, come il signor Draghi, di parti
del suo capitale, e continua a portare il nome di quando era
effettivamente di proprietà dello Stato italiano ed emetteva la moneta
dello Stato, esclusivamente allo scopo di ingannare i cittadini
italiani. Stesso discorso si può fare per la Banca centrale europea,
anch’essa proprietà di ricchissimi banchieri privati come i Rothschild,
i Rockfeller e gli altri banchieri possessori del capitale della Banca
d’Inghilterra, della Banca d’Olanda e ovviamente anche della
Banca d’Italia come il signor Draghi. Lo Stato italiano, quindi, non
ha, come nessun altro Stato europeo, alcun potere sulle nomine e tutto
il gran parlare che si è fatto sul rispetto delle “procedure” da parte
del Governo, sull’approvazione da parte del Parlamento europeo della
nomina di un “illustre italiano” nelle vesti del signor Draghi, è stata
una commedia, finzione allo stato puro: i banchieri si scelgono, si
cooptano fra loro, tenendo nascosto il proprio potere dietro la
copertura dei politici.
In conclusione: non c’è nessuno,
in Italia, che non lavori a ingannare i cittadini, ivi compresi - è
necessario ripeterlo e sottolinearlo - i giornalisti, la cui complicità
è determinante in quanto costituisce il fattore indispensabile alla
riuscita della rappresentazione.
Rimane la domanda
fondamentale: perché i politici hanno rinunciato al proprio potere
trasferendolo nelle mani dei banchieri? Nessuno ha ancora dato una
risposta soddisfacente a questo interrogativo ed è questo il motivo per
il quale siamo tutti paralizzati: siamo prigionieri in una rete
fittissima ma non sappiamo contro chi combattere per liberarcene. Il regno di Bruxelles
Laddove i banchieri non sono soli a comandare, troviamo insieme ad essi
altri privati, non soggetti a nessuna votazione democratica, quali i
Commissari dell’Ue e i Consiglieri del Consiglio d’Europa, di cui
probabilmente gli Italiani non conoscono neanche il nome. In quel di
Bruxelles le commedie dell’assurdo abbondano, tanto più che, lontani da
qualsiasi controllo, si sono moltiplicati i ruoli, gli attori e i fiumi
di denaro necessari alle rappresentazioni. Gli obbligati “passaggi” di
alcune normative attraverso il Parlamento europeo, per esempio,
costituiscono soltanto una delle innumerevoli, mirabili finzioni che
sono state ideate per ingannare i poveri sudditi dell’Ue. Infatti le
decisioni importanti vengono prese in ristretti gruppi di élite
(il Bilderberg, l’Aspen Institute, per esempio) e la loro consegna al
Parlamento obbedisce ad un rituale pro-forma, ad un’apparente
spolverata di democraticità, così come soltanto pro-forma vengono
consegnate poi per la ratifica finale ai singoli Parlamenti nazionali.
Il nostro Parlamento, ubbidientissimo e servile come nessun altro, a
sua volta le approva senza preoccuparsi neanche di farcelo
sapere. A tutt’oggi l’80% delle normative in vigore in Italia è dettato
da Bruxelles, ma gli Italiani credono ancora di essere cittadini di uno
Stato sovrano.
Insomma, dobbiamo guardare in faccia la
realtà: lo Stato italiano esiste soltanto di nome e noi, suoi sudditi,
serviamo a tenere in vita, con i nostri soldi e la nostra credulità,
una miriade di istituzioni “crea carte” e “passa carte” prive di reale
potere. Si tratta, però, di istituzioni che, come succede sempre negli
Stati totalitari, creano per sé a poco a poco il potere che non
possiedono costruendo e organizzando cerchi sempre più larghi di nuove
istituzioni, di inestricabili burocrazie. Non per nulla un esperto
della Russia bolscevica quale Bukowski ha affermato che l’Ue ne
costituisce una copia. Non si tratta di un’affermazione esagerata: gli
avvenimenti che lo provano sono sotto gli occhi di tutti, anche se per
la maggioranza dei cittadini, accecati dalla “rappresentazione” della
democrazia, è difficile accorgersene. Ma presto la burocrazia mostrerà
la durezza della sua faccia. Dittatura europea e Val di Susa
E’
di questi giorni lo scontro dei cittadini con il governo “democratico”
a causa della cosiddetta “Alta velocità” in Val di Susa. Si tratta di
un’opera imposta dall’Ue, ovviamente non per collegare Torino a Lione,
affermazione incongrua e ridicola, ma per poter fingere che l’Europa
sia un unico territorio, trasformando le Alpi e l’Italia in un
“corridoio” europeo (non sono io ad avergli dato questo nome: l’hanno
chiamato così coloro che si sono autoproclamati proprietari
dell’Europa). “Traforare le Alpi”per far passare un treno da Torino a
Lione è un’operazione talmente folle che è impossibile trovare
aggettivi sufficienti a definirla. L’insensibilità dei padroni
dell’Europa e dei loro servi italiani per ciò che è la “natura”, il
territorio, il paesaggio, come la prima e assoluta bellezza di cui è
divinamente ricca l’Italia, sarebbe sufficiente a negarne l’autorità e
il potere. Deve essere comunque chiaro a tutti, e affermato con
assoluta determinazione, che il territorio di una Nazione è proprietà
del suo popolo, e non può essere alienato in nessun modo se non per
espressa volontà del popolo. I politici odierni non sono
monarchi, non possiedono, come un tempo i re, i territori che
governano. Il governo italiano ha dimostrato in questa occasione, più e
meglio che in molte altre, il suo disprezzo per la democrazia,
opponendo la forza della polizia alla sovranità dei cittadini, mentre
il suo primo dovere sarebbe stato quello di rifiutare l’imposizione
dell’Ue per un’opera ingegneristicamente mostruosa, rischiosa
fino all’impossibile, priva di una qualsiasi giustificazione.
Appellarsi al denaro fornito dall’Ue, come i politici sono soliti
fare, costituisce l’ennesima prova del disprezzo che nutrono per
l’Italia, per il suo territorio, per la sua bellezza. Una prova,
inoltre, della loro incapacità a credere che esista qualcuno al mondo
la cui anima non somigli a quella dei banchieri.
Ida Magli Roma, 5 Luglio 2011
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