eDITORIALE
Crollo della democrazia
e crollo del buon senso
di Ida Magli Italiani Liberi | 01.11.2011
Nel
momento in cui sto scrivendo questa breve nota (1 novembre 2011 ore 11)
la borsa italiana perde più del 5% Cosa c’è di diverso da ieri?
L’Italia è sicuramente la stessa, anzi. Approfittando del giorno
festivo, molti sono andati tranquillamente fuori città mentre
Berlusconi, Bersani, Vendola e compagni litigano come il solito (anzi,
data la festività, forse un po’ meno del solito). I commentatori
affermano tutti che: “La Grecia ha terrorizzato i mercati annunciando
l’intenzione di indire un referendum popolare sui nuovi prestiti
concordati con l’Ue”. Che cosa significa? Semplicemente che, nella
democraticissima unione europea, chiedere un parere al popolo su ciò
che decidono i governanti, dovrebbe essere proibito, come ha già
rilevato Angela Merkel con il suo sdegno per l’iniziativa del Premier
greco: il loro No, infatti, è sicuro.
Non c’è dubbio che le cose stiano così. Se, però, noi, semplici
cittadini privi di qualsiasi potere, non troviamo il modo per far
ragionare i nostri governanti, andremo tutti a fondo partendo proprio
da questo presupposto. La debolezza dell’unione europea, infatti, causa
prima della mancanza di fiducia dei mercati, dipende prima di tutto da
questo dato di fatto: non esiste la comunità dei popoli, non esiste
nessuno Stato a nome “Ue”. D’altra parte, però, i singoli Stati hanno
rinunciato (decisione illegittima e pertanto invalida) a battere
moneta, per cui a garantire la moneta europea non c’è nessuno: né gli
Stati nazionali che vi hanno rinunciato né lo Stato Ue che non esiste.
Né si dica che allora bisogna rafforzare i legami politici unendosi di
più perché la comunità dei popoli, ossia la forza di uno Stato, quella
che lo fa nascere e vivere, non si crea a tavolino, per finzione, come
è stato fatto fino adesso per l’Europa. Si sono create le istituzioni:
parlamento, commissione, consiglio, che avrebbero dovuto costituire
l’ossatura dello Stato, ma talmente vuote di realtà che giunti a dar
loro un’anima, neanche i politici più ostinati nel loro europeismo sono
riusciti a farle indossare l’essenza e dei simboli di uno Stato: l’Ue
non possiede né Costituzione né Bandiera né Inno. Al posto di una
costituzione l’Europa ha firmato un trattato fra Stati (il trattato di
Lisbona); l’inno è stato eliminato e la bandiera la si può esporre,
sempre che qualcuno lo voglia, soltanto il giorno della festa
dell’Europa, cosa che nessuno fa. Soltanto i governanti italiani si
sono ostinati a farla sventolare ovunque: il loro spirito di finzione
si rivela anche in questo.
Adesso, però, di fronte al baratro in cui stiamo sprofondando, un
baratro che non è soltanto economico e finanziario, ma anche di perdita
di dignità e di rispetto, dobbiamo trovare il modo per costringere i
politici a riappropriarsi della sovranità monetaria e a
nazionalizzare la banca d’Italia. Lo diciamo anche soltanto in nome del
buon senso. Si parla tanto di “contagio”: ebbene dalle malattie
contagiose ci si salva scappando lontano dalla loro fonte. Il Premier
greco sicuramente ha parlato di un referendum pensando di poter portare
così, con l’avallo dei cittadini, la Grecia fuori dall’euro. Il nostro
governo non ha bisogno di referendum: esiste già da molto tempo una
maggioranza di parlamentari, di economisti, di esperti e di semplici
cittadini che è convinta non vi sia altro da fare. Inutile scaricarsi
le colpe gli uni con gli altri: il gravissimo errore è stato compiuto
quando è stato deciso (con l’interessato entusiasmo di Ciampi e di
Prodi) di far entrare l’Italia nell’euro. Perciò la situazione
rimarrebbe la stessa anche se si cambiassero le persone di governo,
anzi diventerebbe ancora più grave con l’aggiunta dell’instabilità. Si
pensa di far andare al governo un economista o un banchiere? Sarebbe la
decisione peggiore perché, pur essendo proprio questo lo scopo degli
economisti e dei banchieri che hanno voluto l’unificazione europea, il
potere racchiuso esclusivamente nelle mani dei banchieri sancirebbe
formalmente la fine della democrazia. Quindi non c’è altra via
d’uscita: abbandonare l’euro.
Ida Magli
|
|