eDITORIALE
La crisi dell'euro
non è sanabile
di Ida Magli Italiani Liberi | 30.11.2011
La
crisi dell’euro non è sanabile. Nessuno vi può riuscire, che sia o non
sia un esperto banchiere o persona di fiducia del mondo intero. Non vi
può riuscire neanche bruciando nel crogiolo dell’euro tutti i beni che
gli Italiani e gli altri popoli d’Europa possiedono. Si sente dire in
questi giorni che alcune grandi banche americane stanno preparandosi al
crollo della moneta unica: non è possibile che i capi dei governi
europei, responsabili della vita e dei beni di centinaia di milioni di
persone, si rifiutino di ammettere questa possibilità preparando una
qualche via di fuga, un’estrema uscita d’emergenza. E’ un loro preciso
dovere predisporre un ordinato ritorno alla moneta nazionale in caso di
necessità, invece di aspettare il caos del crollo globale. Gli
strumenti a disposizione non mancano. Faccio un solo esempio: la lira
non è ancora andata fuori corso. Si può cominciare ad emettere una
parte dei titoli di Stato in lire esclusivamente per il mercato
italiano e a far circolare la doppia moneta, così come si è fatto nel
primo periodo del passaggio all’euro. Sappiamo bene quanto siano capaci
di creatività i tecnici della finanza: la mettano all’opera.
L’importante, tuttavia, è che si riconosca il fallimento del progetto
di unificazione europea e della moneta unica. Soltanto se ci si
convince che l’euro è debole perché è privo della forza degli Stati che
lo dovrebbero garantire, si capirà che nessuna terapia lo può guarire.
La forza degli Stati non è costituita dal nome dei governanti, ma dai
loro popoli, dalla loro storia, lingua, arte, religione, civiltà.
Perfino il mercato, idolo dei banchieri, si è indebolito in Europa
perché, con l’unificazione, si è trovato ridotto al minimo comune
denominatore. E’ una delle prime cose che ci hanno insegnato a scuola:
non si possono sommare le mele con le pere. E’ proprio quello che hanno
voluto fare i progettisti dell’Unione: francesi più tedeschi più
spagnoli più italiani ecc., tutti mele o tutti pere, come se la
ricchezza dei popoli d’Europa non consistesse soprattutto nella loro
straordinaria diversità creativa. Tragica ignoranza o spaventosa
presunzione del potere? Sarà la storia a rispondere a questa domanda.
La crisi dell’euro è dovuta quindi, a parte i numerosi motivi
specificamente tecnici del mercato e della finanza, al fatto che era
sbagliato il progetto di unificazione europea entro il quale l’euro
doveva vivere. Unificare i popoli, però, è un’operazione antropologica.
Per questo è stato evidente fin dal primo momento ad una persona come
me che fa di professione l’antropologo, vederne tutti gli errori e
rendersi conto che l’euro, frutto principale dell’unificazione, sarebbe
fallito. Ne avevo previsto il crollo, infatti, fin da prima che
entrasse in circolazione, ossia nel 1997, quando ho pubblicato per
l’editore Rizzoli il libro “Contro l’Europa”. Gli anni sono passati, ho
scritto decine di articoli (molti pubblicati anche sul “Giornale”)
sempre ripetendo che la costruzione europea era sbagliata e che le
conseguenze negative, per l’Italia in particolar modo, sarebbero state
gravissime, ma sono stata purtroppo costretta ad assistere
nell’impotenza al sicuro disastro. Nell’estate dell’anno scorso Rizzoli
mi ha chiesto di scrivere un secondo libro sull’Europa. A novembre è
uscito “La Dittatura europea” dove si trovano descritti passo per
passo, tutti gli avvenimenti cui stiamo assistendo. Soltanto un nome è
diverso: prevedendo che un banchiere sarebbe diventato capo del
governo, facevo il nome di Draghi. Allora Draghi non era ancora stato
nominato alla Bce, ma si tratta di personaggi interscambiabili. Qualche
giorno dopo avrei fatto sicuramente il nome di Monti.
Non sta bene dire “Ve lo avevo detto?”. E’ compito specifico dello
scienziato fare delle previsioni il più possibile vicine alla realtà e
per un antropologo era facilissimo capire che si stavano compiendo
macroscopici errori. Se adesso lo metto in rilievo è nella speranza che
finalmente qualcuno lo creda e corra ai ripari. Siamo ancora in tempo a
salvare l’Italia e la civiltà europea.
Ida Magli
www.italianiliberi.it
Roma, 27 novembre 2011
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