eDITORIALE
Cambiare il sistema è indispensabile di Ida Magli ItalianiLiberi | 11.08.2011
I banchieri,
insieme ai loro più fedeli complici, i politici e i giornalisti, non
vogliono piegarsi davanti alla realtà. La realtà grida ormai da molto
tempo che la globalizzazione della vita economica, dei mercati, delle
finanze, delle scelte politiche (per non parlare della globalizzazione
dei popoli e delle culture) è sbagliata. Tanto sbagliata che, laddove è
stata assunta nella forma più assoluta, come in Europa, ha già portato
a gravissime crisi. Quando l’idea (o l’ideologia) resiste di fronte ai
fatti che la smentiscono e alla ragione che ne dimostra gli errori,
questa resistenza si chiama nei termini tecnici psichiatrici “delirio”.
Siamo, dunque, di fronte a una patologia grave dei nostri governanti, i
quali non ci permettono neanche di dirlo: non passa nulla, né nei
giornali né nei programmi televisivi della Rai o di Mediaset, di ciò
che gran parte dei cittadini pensa (e che tutti penserebbero se fossero
informati rettamente) dell’euro, dell’Unione europea, dei banchieri,
che hanno fatto del gioco della Borsa il loro Dio ma ai quali i nostri
politici si sottomettono. Adesso però non si può più sopportare questa
mancanza d’informazione e di discussione perché per salvarci bisogna
cambiare totalmente il sistema economico che è stato imposto in Europa
con il Trattato di Maastricht.
Prima di tutto bisogna abbandonare l’euro perché “una moneta uguale per
economie diverse è follia”, come scriveva pochi giorni fa l’economista
del “Giornale”, Nicola Porro. Soltanto che, in base all’idea delirante
di cui parlavo, in quello stesso articolo Porro ritiene logico non
soltanto rimanere nella “follia della moneta unica”, ma anzi
rafforzarla ubbidendo ai dettami della Banca centrale europea e dei
banchieri che la guidano. Obbedire ai banchieri? Ma non sono stati
loro, economisti e banchieri, a progettare e a imporre il macroscopico
errore del mercato unico e della moneta unica europea? Sì, sono stati
loro e in primis per l’Italia Prodi e Ciampi, che hanno svenduto le
maggiori proprietà dello Stato e inflitto agli Italiani addirittura una
tassa supplementare per “farci entrare in Europa”. Certamente Porro lo
sa, ma è qui che brilla la logica: più hanno dimostrato di aver
sbagliato fin dall’inizio e di continuare a sbagliare, e più dobbiamo
obbedire, svenandoci ancora, vendendo quel poco che ancora l’Italia
possiede, gettando nella fornace del loro gioco a perdere, pensioni,
risparmi e chissà, magari anche il Colosseo in analogia del Partenone
chiesto come cauzione alla Grecia.
Dunque, a sentire quali progetti stanno facendo contro di noi i
politici, bisogna obbedire all’Europa, farci guidare dall’Europa. La
quale Europa naturalmente non è un’astrazione, tanto meno un’idea: è la
signora Merkel, è il signor Sarkozy, è il signor Trichet e pochi altri.
Il signor Jean-Claude Trichet, cittadino francese imposto dalla Francia
nella battaglia con la Germania per la presidenza della Banca
centrale europea, è un banchiere dal passato burrascoso, gravemente
macchiato da due macroscopiche “disavventure” (certamente molto più
gravi per noi che economicamente ne dipendiamo che non quelle sessuali
del signor Strauss-Khan che pure ha dovuto rinunziare al suo posto di
presidente del Fondo monetario internazionale): l’accusa di aver
elargito con disinvolta spensieratezza alla mafia piuttosto che alle
popolazioni, l’immensa somma assegnata alla Russia dal Fondo monetario
internazionale per aiutarne la ricostruzione dopo la caduta del Muro; e
l’essere stato a lungo sotto processo, uscendone per il rotto della
cuffia, per il clamoroso fallimento del Crédit Lyonnais. Anche non
volendo dubitare dell’onestà del signor Trichet, rimane il fatto che di
tutto ha dato prova, lungo la sua disastrata carriera di banchiere,
salvo che di abilità e di saggezza, disperdendo in malo modo i nostri
soldi (non dimentichiamoci mai che i soldi sono sempre i nostri).
Perché mai dovremmo affidarci alle sue ricette e a quelle dei suoi più
cari amici e colleghi, i Bini Smaghi, i Monti, i Draghi?
Gli indici di Borsa vanno a picco, gli investitori non si fidano
dell’Europa, delle varie soluzioni che i banchieri propongono per i
suoi debiti, ma perché dovrebbero? Non soltanto siamo governati da
cattivi economisti e da cattivi banchieri, ma è ormai evidente a tutti
che l’Unione europea esiste solo sulla carta e che di conseguenza non
si può fidarsi della parola di nessuno per quanto riguarda gli impegni
sui debiti degli Stati. E’ sufficiente un solo esempio: il giorno in
cui Sarkozy ha attaccato la Libia, ha dimostrato a tutto il mondo, non
soltanto che l’Ue non esiste, ma che il Presidente di uno degli Stati
più importanti è il primo a non credere nell’Unione e a non mantenere
la parola data. Sarkozy non ha forse firmato il Trattato di Lisbona,
quel Trattato costitutivo dell’ Unione che impegna ognuno degli Stati
membri a salvaguardare la pace e a non prendere nessuna iniziativa che
possa danneggiare gli altri? Eppure nessuno degli Stati membri ha
protestato. Ognuno si è comportato a modo proprio: la Germania si è
dichiarata “neutrale”, il governo italiano ha fatto come al solito la
scelta più dannosa per l’Italia unendosi alla guerra, e in pratica il
Trattato di Lisbona è stato dichiarato nullo. Pertanto l’Unione non
esiste e i suoi governanti hanno dato abbondanti prove di non meritare
alcuna fiducia. Ma queste prove non le hanno date soltanto agli
investitori: le hanno date a noi, che abbiamo già pagato caro il
passaggio all’euro e che adesso dobbiamo pagare i loro errori. Una
cosa, però, non è più proponibile: farci credere ancora all’Europa e
chiederci di obbedirle. I
politici perciò si debbono convincere che bisogna cambiare tutto il
sistema, abbandonando l’euro e la Bce. Farsi governare dai banchieri è
stato letale per l’Europa in quanto il primato della libertà del
mercato è il peggior dogma che sia mai stato stabilito. Il mercato non
è un Dio: gli uomini non possono inginocchiarsi al suo servizio. E’
indispensabile ripristinare confini, controlli, dazi sulle merci,
riconoscendo finalmente che è assurdo, stupido, antigienico e
antieconomico far viaggiare ortaggi e frutta, pollame e latticini per
tutto il mondo. L’Italia non è la Siberia: la nostra più grande
ricchezza è il sole e la terra, cantata fin dall’antichità dai poeti
per la bellezza dei suoi frutti. Chi se non un folle e un sadico, può
aver deciso che bisognava distruggerla? Altrettanto folle e
stupido è il dogma del “consumare sempre per produrre sempre per
consumare sempre”. Basta: si può e si deve risparmiare, non sulle
spalle dei cittadini, dei lavoratori, ma riappropriandosi delle norme
della ragione, della logica. L’ideologia mercatistica globale sulla
quale i banchieri hanno voluto che fosse costruita l’Europa, è fuori
dalla logica e dalla ragione e giustamente è fallita. I politici
guardino in faccia questa realtà e dicano di no all’Europa. Ida Magli Roma, 11 Agosto 2011
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