eDITORIALE
Berlusconi e la sua fine: tante speranze e pessimo risultato
di Ida Magli Italiani Liberi | 15.11.2011
Aggiungiamo
Silvio Berlusconi al lunghissimo elenco dei governanti traditori
dell’Italia. Dispiace, dispiace molto, ma la conclusione è purtroppo
soltanto questa. Avrebbe potuto almeno, una volta deciso di uscire di
scena, fare un grande gesto per rimanere alla storia, cosa che
viceversa non succederà perché nulla ha fatto che possa interessare la
storia. Avrebbe potuto, perso per perso, invece che inginocchiarsi
davanti ai banchieri, ribellarsi al colpo di stato ordito dal
Presidente della Repubblica e affermare, com’era suo dovere, che
avrebbe difeso i diritti democratici degli Italiani. I motivi per
prendere questa decisione erano due, e tutti e due talmente evidenti
che nessuno, salvo che i suoi miserrimi nemici, avrebbe potuto
contestarli.
Il primo non era opinabile: difendere la Repubblica dal colpo di stato
di Giorgio Napolitano era un preciso dovere del Capo del Governo, sia
nella sua qualità di Capo del governo che in quella di Capo del partito
di maggioranza presente in Parlamento. Invece, non soltanto non ha
fatto neanche il più piccolo gesto di resistenza e non ha dato
come giustificazione delle sue dimissioni la volontà di tener fede al
giuramento di fedeltà alle leggi della Repubblica, ma si è addirittura
vantato, nel suo ultimo discorso televisivo, di non essere mai stato
“sfiduciato”, di essersi sacrificato per il bene dell’Italia. Quanti ne
ha conosciuti l’Italia, lungo il passare dei secoli, di traditori delle
Leggi e delle Costituzioni, che sono venuti meno ai loro giuramenti
“per il suo bene”! Tragico destino degli Italiani! Essere stati sempre
odiati, traditi, dai loro governanti. Non c’è stato né Papa né Re
né dittatore né generale in fuga che non si sia giustificato così.
Neanche un minimo soprassalto di orgoglio, di dignità, di rispetto per
la verità: nulla. Berlusconi ha dunque avallato, con la sua
vigliaccheria, l’azione eversiva con la quale è stato installato a capo
del governo un banchiere, firmando per giunta la sua repentina nomina a
senatore a vita, espediente truffaldino messo in atto dal Presidente
della Repubblica per fingerne l’appartenenza “politica”. Una messa in
scena atroce che ricorda agli Italiani i peggiori momenti della loro
storia e che li ha colti tanto di sorpresa da lasciarli incapaci di
capire, di parlare, di ribellarsi. Avevano riposto fiducia e
ammirazione in Giorgio Napolitano come nel migliore dei loro
Presidenti. Non riescono ancora a rendersi conto di quanto è successo.
Ma il risveglio arriverà presto, prestissimo. Arriverà a causa della
macroscopica menzogna con la quale è stata giustificata tutta
l’operazione. E’ il secondo motivo di cui parlavo all’inizio: il
fallimento dell’unificazione europea.
Il progetto di unificazione europea ha dimostrato nel modo più evidente
che era sbagliato fin dall’inizio e che è fallito. Nulla di quanto si
voleva realizzare è andato a buon fine. L’Europa unificata, che doveva
diventare il mercato più ricco del mondo, è viceversa molto più povera
e la moneta unica sta per far andare in fallimento molti degli Stati
che l’hanno adottata. Il costo di quanto è stato fatto non è in pratica
calcolabile. Sarà, però, sufficiente pensare agli ordini che sono stati
dati da un Parlamento europeo in preda all’isterismo di un immenso
potere privo di limiti, ed eseguiti in timore e tremore dai poveri
agricoltori europei, per averne almeno un’idea. Distruggere le migliori
produzioni di frutta e di verdura, ammazzare magnifiche mucche e
splendidi maiali, gettare a mare, sotto lo sguardo irato del Dio dei
poveri e degli affamati, fiumi di latte, di vino, di olio, è soltanto
una delle innumerevoli prove di quale oscura e profonda palude di non-
senso un’ Europa allucinata sia stata costretta ad attraversare. Così
del resto hanno fatto i rivoluzionari bolscevichi per ridurre alla
“giusta” pianificazione le produzioni dei kulaki; così hanno fatto i
Kmer rossi per distruggere il capitalismo stracciando tutte le
banconote che lo rappresentano. In Europa non c’è stato bisogno, ameno
fino ad ora, di fucilare nessuno (non illudiamoci: presto arriverà
anche l’uso della forza) perché tutti hanno obbedito, incapaci di
credere che la democrazia potesse diventare, come, di fatto, è
diventata, la più folle delle dittature. Ma adesso, forse, siamo al
dunque. La crisi economica imperversa, innestata da banchieri di
primissimo piano in preda all’incontinenza dostojesckiana dei giocatori
d’azzardo e che, in premio delle migliaia di miliardi che hanno mandato
in fumo, adesso guidano da par loro, nel peggiore dei modi, l’economia
dei singoli Stati. L’unificazione politica, poi, che era lo sbandierato
scopo di tutta l’operazione, si è rivelata talmente fuori dalla
realtà che, com’era logico aspettarsi, Francia e Germania hanno preso
il comando a viso aperto, senza remore nel decidere per tutti le guerre
e le alleanze, manifestando con assoluta sicurezza la loro superiorità
e il loro potere sulle nazioni suddite.
Di fronte a questo quadro qualsiasi persona fornita di buon senso
penserebbe di dover abbandonare la vecchia strategia e di doverne
inventare una nuova. Invece governanti e banchieri insistono nel non
voler prendere atto del fallimento e dicono il contrario: non si tratta
di fallimento, ma di non aver ancora fatto tutto quello che si doveva
fare. Evidentemente settanta anni di sforzi, di prove, di perdite, di
sconfitte, non bastano. Non bastano perché - è questo il punto –
non siamo ancora falliti del tutto, non si sono ancora impadroniti di
tutto. Lo scopo vero, infatti, era questo: la distruzione dell’Europa.
La distruzione degli Stati nazionali e la consegna di tutto il potere,
incluso quello politico, ai banchieri. Pensate forse che quello che
riusciamo a capire noi che non siamo degli specialisti dell’economia,
non potevano capirlo coloro che hanno ideato questo progetto? Credete
forse che lo sfacelo attuale non lo avessero previsto? Suvvia! I
signori Ciampi, Prodi, Monti, Draghi, saranno pure più bravi di noi nel
far di conto. E nel caso avessero davvero sbagliato, perché mai
dovremmo affidarci a loro per salvarci? Non vedete, dunque, cari
Italiani, che è tutto fuor di senso?
Un’accelerazione
sulla strada della consegna totale del potere ai banchieri l’ha data il
Presidente della Repubblica italiana. Non meravigliamoci: come già
detto, i governanti italiani sono i migliori complici delle nostre
sfortune. E’ stato, però, così rotto il patto, il patto della
democrazia. Non siamo più tenuti, quindi, neanche noi, i cittadini, a
tenervi fede. I parlamentari potrebbero ancora, però, non votando un
governo illegittimo e pretendendo di andare alle elezioni, salvare
almeno le forme della democrazia. I parlamentari del Pdl in particolare
non hanno nessun obbligo di obbedienza nei confronti di Berlusconi,
dato l’enorme errore che ha compiuto. Sarebbe l’unico modo anche per
fermare la crisi economica: dire ad alta voce a coloro che ci stanno
strangolando che non staremo più al gioco; che, non appena eletto il
nuovo parlamento, ci sottrarremo al cappio dell’euro, riprendendoci la
sovranità monetaria e l’indipendenza. Non ci sono altre strade di
salvezza. Qualche parlamentare vorrà alzare la testa e ricordarsi di
essere italiano?
Ida Magli
15 novembre 2011
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