eDITORIALE

Chi è che vuole
a tutti i costi
il suicidio della Grecia?

di Raffaello Volpe
Italiani Liberi | 27/03/2010



  Prestare denaro alle aziende facendole indebitare fino all’insolvenza e occultarne gli enormi passivi, per poterle poi acquisire a prezzi stracciati, è un “metodo” da sempre presente nella storia dell’economia. Gli usurai l’hanno sempre fatto con i piccoli proprietari, molti dei quali alla fine si suicidavano. Quello che colpisce è la sua progressiva estensione a tutto il pianeta, in particolar modo negli ultimi vent’anni. È così che le multinazionali, di supporto alle connesse super banche mondiali di proprietà dei “soliti noti”, si sono appropriate della maggior parte delle aziende esistenti. A questa accelerazione di conquista diede avvio la liberalizzazione dei mercati iniziata da Reagan e dalla Thatcher. Contributo non secondario lo si ebbe con l’abrogazione negli Stati Uniti del Glass Steagall Act , la legge americana promulgata nei primi del novecento e poi revocata, mentre erano rispettivamente presidente Bill Clinton e Ministro del Tesoro Robert Rubin. Venne eliminata in questo modo la distinzione fra banca commerciale, con funzione di raccolta dei risparmi, e banca di investimenti finanziari, creando le premesse per i cronici conflitti d’interessi che esistono tutt’oggi. Con l’assimilazione delle banche commerciali a quelle finanziarie è caduta la principale difesa a garanzia della maggior parte dei cittadini: metterli al riparo il più possibile dai fallimenti della propria banca e dal controllo da parte di altre. Al contrario, coloro che detengono le maggiori superbanche mondiali si sono progressivamente assicurati il controllo totale sul denaro di chiunque sulla faccia del pianeta. Si è sostituito così un modello economico mondiale eterogeneo, differenziato in modo da permettere alle sue differenti unità (aziende, banche ma anche gli Stati stessi…) di difendersi dagli eccessi delle speculazioni e dei rischi, con un modello economico “universale”, tendente invece a inglobare, assorbire sempre di più fino a raggiungere dimensioni gigantesche e per ciò stesso pericolosamente non identificabile.

Questa premessa era indispensabile per poter capire la relativa novità che la crisi della Grecia reca in sé. Già altri Stati erano crollati pochi anni or sono, come il Giappone e l’Argentina, senza però trascinare altri Stati nel disastro. Oggi, invece, se cadesse la Grecia, a breve la seguirebbe l’unione europea con tutti i suoi Paesi membri. Il metodo ben collaudato per provocare la bancarotta delle aziende, cui abbiamo brevemente accennato all’inizio, è stato utilizzato anche per la Grecia. I veri detentori del potere globale, dopo essersi assicurati il possesso del mercato mondiale, si stanno adesso concentrando su quello delle nazioni. Non si tratta della sola Grecia, quindi, ma di impossessarsi in un colpo solo di tutti i Paesi che aderiscono all’unione europea. La conquista dell’Europa equivale alla metà dell’obiettivo di maggiori proporzioni di possedere l’Eurasia, che dal punto geostrategico equivarrebbe al possesso del pianeta (per via della presenza dei due terzi delle risorse di materie prime del pianeta…). Appare più chiaro adesso quale fosse il vero scopo perseguito nel promuovere l’unificazione degli Stati europei, e che naturalmente ci è stato sempre tenuto nascosto: indebolire le economie delle singole Nazioni, rimuovendo le difese delle stesse. Averne soppresso le monete di emissione, per esempio, ha permesso di eliminarne sia l’identità che l’idea stessa di “confine” necessaria alla sopravvivenza del gruppo anche sotto l’aspetto economico. Ecco perché il baratro sul quale la Grecia si trova terrorizza: perché già si sa che l’effetto domino coinvolgerà tutti. L’appello alla Germania per un aiuto alla Grecia, in deroga agli stessi vincoli europei, è stata la mossa successiva ma inevitabile; in effetti si tratta solo di un posticipo della crisi, utile ad amplificarne tanto gli effetti quanto ad ottenere un allargamento del coinvolgimento di altri Paesi. La Germania è lo Stato economicamente più solido nell’unione europea; comprometterlo con l’acquisto dei bonds greci, affinché la Grecia stessa non fallisca, costituisce forse un tentativo per far crollare l’intera economia europea in un colpo solo.

Ma chi ha portato sull’orlo del collasso finanziario i nostri vicini greci? Diamo un’ occhiata ai fatti. Goldman Sachs e Jp Morgan Chasel, le due più grandi banche sopravvissute fortunosamente alla crisi del 2008 ( o meglio, sopravvissute in quanto troppo grandi perché l’America potesse lasciarle fallire) hanno non solo garantito prestiti, con i ben noti “derivati spazzatura” alla Grecia per anni, non solo hanno contribuito con i governi greci ad occultare i dati economici e quindi anche il debito crescente, ma hanno addirittura speculato sul debito greco aggravandolo. Esattamente come se si trattasse di un’azienda qualsiasi, all’improvviso abbiamo scoperto che la Nazione greca è in realtà a due passi dal fallimento. Quello che resta difficile da comprendere è quanta complicità vi sia fra i governanti greci e le superbanche coinvolte, nonché impunite, per quello che possiamo considerare un reato gravissimo, una truffa sbalorditiva, ma mai dichiarata e tanto meno perseguita come tale: la distruzione dell’economia di una Nazione. Per quale motivo George Papandreou, l’attuale Primo Ministro, ha affidato proprio a Petros Christodoulou la gestione del debito nazionale, avendo quest’ultimo avuto un passato nelle due stesse banche che hanno portato la Grecia al collasso? Tutto ciò non è solo il segno di una resa; a pensar male qualcuno direbbe che esisterebbe una complicità ben programmata fra governanti e proprietari di banche, dove le vittime predestinate sono sempre le persone, in questo caso i Popoli. Come quello greco, che adesso si trova stretto fra il rischio del collasso economico del Paese e la diminuzione di reddito per poter far fronte alla crisi, anche noi come tutti gli altri popoli d’Europa, potremo trovarci fra breve nelle strette dell’identico “ricatto”. Si sta prospettando in questi giorni un “aiuto” alla Grecia che più eloquente di così non potrebbe essere. Si organizza alla svelta, passando sopra ai Trattati così solennemente firmati, quali quello di Maastricht e quello di Lisbona, che non prevedono nulla del genere, un Fondo Monetario Europeo, ossia un Fondo formato dai soldi di tutti noi, che presterà alla Grecia la somma indispensabile per salvarla dal fallimento garantendosi sul rientro del prestito, non soltanto con il controllo delle drastiche misure economiche già programmate dal Governo Greco, ma – è qui che si rivela il vero scopo della manovra – con il sequestro dei beni demaniali del Paese.

Non ultimo si consideri quest’altro aspetto. La Goldman Sachs, che è una delle banche proprietarie della Federal Reserve e quindi anche fra i padroni effettivi del dollaro americano, ha partecipato con fortissima determinazione alla creazione dell’euro e dell’unione europea, investendovi moltissimo sia economicamente che politicamente. Che senso ha generare qualcosa che poi programmaticamente verrà distrutto? Forse, nella ventilata sostituzione dell’euro con la nuova moneta mondiale (ancora senza nome) è leggibile l’intento di impossessarsi definitivamente dell’Europa. Sarebbe superfluo aggiungere che più che di un incubo si tratta di delirio di onnipotenza, ma dalla deriva imprevedibile per gli stessi responsabili di questo imminente disastro.

Raffaello Volpe
9 marzo 2010


 
 















 
 
 
 

 

 
 
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