eDITORIALE
SCENARI
Dal «popolo viola» al governo del mondo
di Ida Magli Il Giornale | 06/03/2010
Pare
che sia stato il finanziere Soros ad assegnare il colore viola al
“Popolo di Internet”. Averlo chiamato “popolo” è con tutta evidenza una
mistificazione in quanto fino a ieri si è identificato come Popolo un
gruppo residente stabilmente in un determinato territorio, unito dalla
lingua, dalla religione, dal passato storico. La somma di molti
individui, quindi, non è un Popolo; ma il passaggio dal virtuale al
reale, chiamando a raccolta i frequentatori della Rete, è stato deciso
per cominciare a dare forma a quella omogeneizzazione mondiale delle
persone, dei mercati e dei governi cui lavora già da molti anni l’alta
finanza. Il vero colpo di genio è stato quello di fornire ad una massa
“liquida” come quella di internet, una specie di “identità” e di comune
appartenenza attraverso un colore unificante. Milioni di persone senza
nome e senza volto, assolutamente ignote l’una all’altra, ma unite dal
“viola”, sono apparse d’un tratto nelle strade e nelle piazze delle
città, convinte di somigliarsi, di ri-conoscersi, e hanno fatto le
prime prove di quella che nelle intenzioni dei grandi finanzieri che
oggi possiedono il mondo, sarà la reductio ad unum dei popoli e la
capacità di governarli a livello globale.
La
strategia usata per far sì che nessuno si accorgesse della gravità
dell’avvenimento, è quella del dire e non dire, lanciare il sasso e
ritirare la mano, scherzare e fare sul serio, con la convinzione, ben
fondata, che giornalisti e politici comunque sarebbero stati al gioco,
o perché complici, o perché incapaci di capire. Infatti, il “popolo
viola” ogni tanto fa capolino fra le varie notizie del giorno, e subito
scompare senza che nessuno se ne preoccupi o cerchi di approfondire
l’entità e il significato del fenomeno. Ma Soros non è persona da
prendere sottogamba: la sua acutissima intelligenza, e l’assoluta
freddezza (o cinismo che dir si voglia) con cui l’adopera, sono
strumenti troppo temibili per non doverli tenere sempre sotto
osservazione.
Ci sono soprattutto due dati
“strani”, sia per la loro modalità che per la loro coincidenza, sui
quali riflettere. Da una parte l’improvviso cambiamento d’umore nei
confronti dell’UE da parte di alcuni politici ed organi di stampa, fino
a ieri osannanti. La crisi economica ha influito senza dubbio su
qualche ripensamento; ma gli economisti che oggi parlano senza
reticenze della possibile crisi dell’euro perché: “nessuna moneta può
essere forte senza un’organizzazione politico-statuale alle spalle”,
sono gli stessi che hanno sempre respinto con disdegno chiunque facesse
la medesima, e ovvia, affermazione. La “sacralità” dell’UE, inoltre, è
stata imposta con una tale forza fin dall’inizio che il maggior
quotidiano italiano ne ha innalzato la bandiera sulla testata quando
ancora non esisteva neppure la moneta unica. Cosa più significativa del
fatto che nessun quotidiano porti sulla testata neanche la bandiera
italiana e il Corriere porti soltanto quella europea? Da qualche tempo,
però, ogni tanto questa bandiera viene “coperta” da immagini quanto mai
profane: calciatori, cantanti…Maria de Filippi! Contemporaneamente,
compaiono sul Corriere i servizi più critici sulle “spese folli” del
Parlamento Europeo, sul possibile scricchiolio dell’euro, perfino sulla
eventualità che la Grecia esca dall’UE. Insomma il Corriere della Sera
sta aggiustando il tiro proprio quando l’alta finanza ha dato inizio
alla battaglia di primavera: il Popolo Viola e il governo mondiale.
Alcuni interrogativi sono inevitabili. Che il dissesto economico e
monetario sia voluto? Che la moneta unica europea debba lasciare il
posto alla moneta unica mondiale? Difficile saperlo per chi non si
trova nell’ambito degli invisibili posti di comando. Una risposta,
però, si può intravedere nella scelta del colore viola. Tutti sanno che
si tratta di un colore che “porta male”. Ma il suo “portare male” è
molto complesso e indica una sfida con la “potenza” (radice “vi”), e di
conseguenza con la “potenza virile” (vis), con tutto ciò che è sacro e
che non deve essere “violato”, penetrato con violenza, posseduto.
Una sfida superba da parte di chi oggi ha in mano le ricchezze del
mondo e vuole passare dal possesso delle ricchezze al possesso del
mondo stesso.
Ida Magli 4 marzo 2010
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