eDITORIALE

Denaro e suicidi

di Ida Magli
ItalianiLiberi | 20/05/2010



 Nell’azienda di France Telecom si sono suicidati, dall’inizio del 2008, cinquanta dipendenti, tutti dirigenti e tecnici. Secondo il rapporto trasmesso alla giustizia francese dall’Ispettorato del Lavoro, questi suicidi sono la diretta conseguenza della soppressione di 22.000 posti di lavoro e il trasferimento di 10.000 dipendenti effettuato dall’azienda negli ultimi due anni e mezzo. Si tratta di una notizia sconvolgente e che pure nessuno, neanche a sinistra, ha adeguatamente commentato. Non è soltanto la perdita del posto di lavoro che può indurre cinquanta persone (che probabilmente non sarebbero rimaste sul lastrico trattandosi di personale qualificato) ad uccidersi, ma la sparizione improvvisa dell’ambiente in cui si vive, della professione in cui si crede, e la spietatezza con la quale questo ambiente viene dichiarato inutile e trasformato nelle macerie di una città bombardata. Questi cinquanta suicidi, la disperazione delle loro famiglie, sono a carico dei finanzieri e dei banchieri che hanno provocato la crisi. I primi responsabili, però, sono coloro che hanno voluto un’Europa simile all’America, fondata su un modello di economia e di mercato di per sé votato al fallimento perché chiuso nel circolo irrazionale del “consumare per produrre”. Per non parlare, poi, del sistema finanziario che nessuno oggi può continuare a difendere e tanto meno a far vivere senza andare contro gli interessi delle nazioni e dei popoli, chiamati a pagare con pesantissimi tributi l’impunità dei banchieri che sono i veri sovrani e che hanno fissato le regole della speculazione a misura della propria etica.

  Chi ha posto il mercato e il denaro a fondamento dell’unione europea, ne ha in pratica ucciso la civiltà, la storia, condannando a morte la personalità dei suoi popoli. E’ una morte che si sente, si respira nell’aria, perfino più della morte che sentivano i tedeschi negli anni di maturazione e di sviluppo del nazismo ( i politici non la sentono perché vivono nel loro mondo, quello del potere, del tutto diverso da quello dei sudditi). Allora, come adesso, ci si uccideva per l’impossibilità di sopravvivere al deserto di ideali, di speranze, di valori; erano gli scrittori, però, i poeti a uccidersi, non i tecnici. La nostra, infatti, è la più tragica delle morti: non abbiamo più scrittori, non abbiamo più poeti che diano voce ai nostri sentimenti, che gridino come gridava Reinhold Schneider nel 1944: “Dobbiamo strappare la storia alla violenza della politica!”; che assegnino a se stessi, come Josef Weinheber quando i russi erano già alle porte di Vienna, l’estremo compito di  “rappresentare la sostanza di tutta la poesia occidentale prima che essa venga travolta nel generale naufragio dello spirito”. Il generale naufragio dello spirito si è concluso oggi, con la consegna di tutto ciò che possediamo – libertà, pensiero, patria, poesia – ai miseri signori di Francoforte, quelli che valutano le nazioni in pil e che inesorabilmente ci portano alla rovina insieme alla loro fame di un denaro che frutti denaro. Nessuno condanna quest’orrida fame; neppure la Chiesa, che sembra aver dimenticato come sia più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago…

  Dobbiamo, dunque, poiché lo spirito è naufragato, rimanere nell’ambito dell’economia e costringere i politici, i tedeschi soprattutto, a guardare in faccia ciò che è ormai chiaro a tutti: l’attuale sistema finanziario è giunto al capolinea. L’enorme massa di denaro predisposta per salvarlo, non soltanto non può salvarlo, ma il suo peso insostenibile è stato trasferito sulle spalle dei contribuenti insieme alle misure restrittive che finiranno per dar luogo, oltre alle inevitabili rivolte, alla più grave crisi recessiva che si sia mai verificata fino adesso. Il giocattolo “unione europea” era consapevolmente sbagliato fin dall’inizio perché il suo scopo era la moneta unica quale giustificazione della presa del potere da parte di economisti e banchieri. Con la crisi attuale, forse provocata a questo scopo, essi vogliono completare il disegno riunendo tutto il potere nelle loro mani con il governo dell’economia. I politici ci pensino bene: tradiscono se stessi insieme ai loro popoli.

Ida Magli
17 maggio 2010


 
 















 
 
 
 

 

 
 
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