eDITORIALE
Il
drappellone del Palio di domani è stato dipinto dal musulmano alì
Hasson. Gli organizzatori della festa hanno dimostrato una vera e
propria forma di disprezzo per San Giorgio
Lo sfregio: San Giorgio islamico di Ida Magli il Giornale (link) | 01/07/2010
La
fantasia eresiarca dei nostri amministratori non conosce limiti. È
vero, il palio di Siena non ispira, almeno oggi, nessuna spiritualità;
ma da qui a consegnarne il simbolo, lo stendardo con la figura di un
Santo, alle mani di un fedele di un'altra religione, si passa
dall'eventuale devozione che gli organizzatori della festa
evidentemente non possiedono, a una vera e propria forma di disprezzo.
Disprezzo per i Santi in generale e per San Giorgio in particolare.
Il disprezzo per i Santi, per le immagini dei Santi, è stato sempre
considerato una forma di eresia nella Chiesa cattolica: la battaglia
per il diritto alla «raffigurazione» dei temi e dei personaggi sacri è
stata probabilmente la battaglia più grave, e quella più significativa,
nella storia del cristianesimo d'Occidente. Una battaglia che ha
segnato la differenza fra la spiritualità orientale e quella
occidentale. Probabilmente i cristiani attuali non se ne rendono conto:
il ricordo della guerra iconoclastica fa parte di vaghe nozioni
scolastiche che soltanto oggi, con la presenza dell'islamismo,
diventano pressanti. Eppure l'iconoclastia è stata ispirata nella
Chiesa d'Oriente soprattutto dal peso del divieto dell'Antico
Testamento per le raffigurazioni, presente nei numerosi cristiani
giudaizzanti e dal rinnovarsi della sua forza attraverso le severe
norme del Corano in proposito. La «rappresentazione» in qualsiasi
forma, infatti, è vietata a causa del timore che i credenti possano
crearsi in questo modo degli idoli da adorare. Il cristianesimo, però,
nato nello spirito della salvezza e della libertà portato da Gesù, non
ha avuto timore di nulla, e si è anzi abbandonato con gioia alla
Bellezza attraverso tutte le arti, una bellezza cui l'Italia con i suoi
artisti ha dato il massimo contributo.
Dunque, l'abbiamo detto: un fedele musulmano, non soltanto non ha
«Santi» da pregare perché anzi gli è vietato credervi, ma non può né
creare, né toccare, tanto meno pregare un'immagine. Se il pittore
musulmano cui è stato affidato l'incarico, ha potuto dipingere lo
stendardo con l'immagine di San Giorgio, è perché si tratta di un'altra
religione, del personaggio di un'altra religione, quella in cui non
crede e che pertanto non gli crea problemi di infedeltà. I problemi non
sono suoi, sono nostri. Che cosa vogliono gli amministratori cittadini,
amministratori della mistica Siena? Che ci si riduca a prendere in giro
la nostra stessa religione? Che si sbeffeggi, ponendogli sulla testa il
simbolo di un'altra religione, un Santo? Un Santo cui tutto il medioevo
è stato devotissimo perché ha combattuto per la sua fede e ha sconfitto
il nemico? Lo sanno, gli organizzatori del Palio, che è stato Gesù a
liberare i suoi discepoli (anche le donne e io che sono una donna non
me lo dimentico) dall'obbligo di portare sempre la testa coperta? A
esortarli alla libertà, alla confidenza, ad alzare gli occhi, la fronte
verso Dio, invece che sbatterla in terra? Se vogliono offenderci per
far piacere ai musulmani, lo dicano chiaramente perché noi tutti,
credenti e non credenti, ne chiediamo le dimissioni. Non è lecito (come
recita perfino la legislazione della laicissima Unione europea)
offendere nessuna religione, a prescindere dal fatto che vi si creda
oppure no. E perché dunque la nostra?
Ma qui ritengo che si intraveda una strada pericolosa oltre che vile:
quella che da pseudo scherzo iniziale diventerà a poco a poco una forma
di sincretismo e infine l'islamizzazione del cristianesimo. Cosa ci
vuole a cominciare a dipingere segni e simboli musulmani, a cominciare
dai berretti, sugli innumerevoli quadri di Santi che possiede l'Italia? © IL GIORNALE ON LINE S.R.L. - Via G. Negri 4 - 20123 Milano - P.IVA 05524110961
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