eDITORIALE

La Germania, costretta
al salvataggio della Grecia, rimpiange
d’essere passata all’Euro

di NICHOLAS KULISH
New York Times | 10/02/2010

BERLINO - Mentre l’Europa si prepara a dare garanzie d’emergenza per arginare il panico dei mercati causato dai membri più in deficit del blocco dell’Euro, il Paese al quale tutta la regione guarda in cerca di leadership, la Germania, è dilaniato da forti dubbi sull’esperimento europeo, del quale per molto tempo è stato uno dei principali sostenitori.
    I riluttanti leader tedeschi sono ora obbligati ad aiutare la Grecia a rimanere solvibile; altrimenti il rischio è di vedere il mercato attaccare uno dopo l’altro i membri più deboli dell’Unione, dal Portogallo alla Spagna all’Italia, minacciando la stabilità dell’euro, la moneta unica europea per creare la quale la Germania si batté strenuamente.
    Fonti ufficiali dicono che, durante una riunione congiunta con i ministri delle Finanze dei sedici paesi che hanno adottato l’euro, con Jean-Claude Trichet, presidente della Banca Centrale Europea, si sono dovute prendere delle misure per tranquillizzare i mercati e allentare la pressione sulla Grecia. Ma mercoledì sera - alla vigilia del summit di tutti i 27 paesi dell’Unione europea che si terrà giovedì - non si era ancora deciso quale forma avrebbe assunto questo salvataggio, se con prestiti, garanzie su prestiti o con la promessa di acquistare titoli governativi greci.
    E’ apparso comunque chiaro che la Germania, con l’assist della Francia, dovrà prendere l’iniziativa: “I tedeschi sono gli unici ad avere tasche capienti” ha detto Daniel Gros, direttore del centro Europeo per gli Studi Politici di Bruxelles. “Se fosse stato solo per la Grecia, potevano pensare anche di lasciarla affondare, ma la questione minaccia l’intera euro-zona”.
    Berlino è stata molto taciturna sulla questione. In parte per esercitare pressioni sulla Grecia, dove mercoledì il pubblico impiego ha manifestato contro i tagli che il governo ha promesso per ripianare il suo enorme deficit. Ma un salvataggio finanziario della Grecia sarebbe politicamente difficile da far digerire per il governo del Cancelliere Angela Merkel. Si tratta proprio della pietra angolare finanziaria sulla quale l’opposizione aveva messo in guardia, quando la Germania aveva rinunciato al suo prezioso Marco. Una mossa alla quale all’epoca la maggior parte della popolazione tedesca era contraria, in netto contrasto con i suoi leader politici.
Se il governo tedesco trasferisse dei fondi alla Grecia, la gente in Germania penserebbe che i suoi peggiori timori si sono avverati” ha detto Thomas Mayer, il capo economista della Deutsche Bank. Il ruolo del salvatore è stato affidato alla Germania in mancanza di alternative. Il blocco dell’euro ha miriadi di leggi e regolamenti che hanno lo scopo di evitare che i suoi membri più ricchi debbano correre in soccorso degli altri con economie più deboli. Ma i mercati hanno ignorato le regole, e hanno oscillato alla notizia non confermata che la Germania aveva deciso di salvare la Grecia, il che sottintende che tutti soffriranno se ciò non venisse fatto. Dato che quella tedesca è l’economia europea più grande e con la maggiore flessibilità fiscale, la Germania è cruciale per qualsiasi sforzo da parte dell’euro-zona per salvare la Grecia.
Ma le preoccupazioni in Germania sono molto più profonde di quelle innescate da una singola crisi. Vi si aggiunge il fatto che durante quella stessa settimana la Germania ha perso un primato di cui andava molto orgogliosa, quello di campione delle esportazioni mondiali. Ha dovuto cederlo alla Cina e questo ha fatto crescere la paura di un declino del proprio status internazionale e della propria importanza globale.
 La Germania inoltre deve fronteggiare una crisi demografica, perché la popolazione non solo sta invecchiando ma si riduce di numero. Nel mese scorso il governo ha annunciato che, per la prima volta dal 1995, il numero degli abitanti è sceso sotto gli 82 milioni di persone. Ciò significa che ci saranno meno persone in grado di ripagare un debito nazionale sempre crescente, che per quest’anno prevede un deficit di 118 miliardi di dollari.
    Dopo la rielezione della Merkel in settembre, e una trionfante apparizione sul palcoscenico mondiale a novembre, in occasione del ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, il suo indice di fiducia è calato fino al livello più basso degli ultimi tre anni. Critiche crescenti sono state rivolte al suo governo per la litigiosità della coalizione che lo compone, soprattutto quando si tratta dei tagli delle tasse e del bilancio. Sulla crisi della Grecia la Merkel è stata molto reticente, parlando molto di più di altri argomenti populisti come la caccia agli evasori fiscali che nascondono fondi in Svizzera. “E’ una decisione deliberata quella di mantenere il silenzio”, ha detto Jakob von Weizsächer, economista del Bruegel, un istituto di ricerche sulla politica economica a Bruxelles, che un tempo lavorava per i ministeri dell’economia a Berlino “in realtà stanno pensando cosa possono fare”.
    Questa pressione è diventata evidente in un comunicato emesso dai partner della coalizione del governo Merkel, i Liberi Democratici, in cui si criticava aspramente l’idea di un salvataggio della Grecia. Non vi deve essere “nessun aiuto finanziario diretto per la Grecia” - diceva il comunicato - “perché manderebbe un segnate totalmente sbagliato alle altre nazioni europee, ovvero che nessuna nazione deve più fare sacrifici per risparmiare”
    Ma anche i Tedeschi che si oppongono all’euro hanno dovuto riconoscere che il salvataggio è probabile. Joachim Starbatt, professore di Economia dell’Università di Tübingen, è uno dei quattro professori che intentarono causa presso la Corte Costituzionale Tedesca nel 1998 per fermare l’unificazione della moneta europea, ricorso che fu respinto dalla corte perché ‘ovviamente privo di fondamento’. Il professor Starbatty ha detto d’esser convinto che la Germania si piegherà alle pressioni e dovrà dare sostegno a misure per proteggere la Grecia dalla pressione dei mercati. “Guardando le cose con realismo, penso che vedremo una qualche forma d’aiuto che non sarà di troppo danno per la nazione donatrice” ha detto.
Peter Bofingerm, professore di Economia dell’Università di Würzurg e membro del Consiglio indipendente di esperti economici del governo tedesco, nella sua relazione dello scorso novembre ha detto che il Consiglio raccomandava che l’Unione Europea desse della garanzie per i nuovi Buoni governativi emessi per salvare la Grecia, purché questa presentasse un piano realizzabile per rimettere in ordine le proprie finanze. Dopo che i governi europei hanno aiutato a stabilizzare le istituzioni finanziarie durante la crisi, era necessario dare un segnale che essi non erano autorizzati a rompere l’unione monetaria, ha detto il prof. Bofinger: “E’ importante anche per i politici mostrare che non ti permetteremo di mettere in pericolo la nostra nave. Abbiamo fatto così tanto per salvarti, tu ti sei quasi autodistrutto ma ti abbiamo salvato”.
Stephen Castle ha contribuito con un reportage da Bruxelles.


New York Times
 
Germany, Forced to Buoy Greece, Rues Euro Shift
 
 
By NICHOLAS KULISH

Published: February 10, 2010

BERLIN — As Europe edges toward emergency guarantees to stem market panic over one of the most profligate members of the euro bloc, the country that the region turns to for leadership, Germany, is suffering from growing doubts about the European experiment it long championed.
Reluctant German leaders now find themselves forced to help Greece remain solvent, or risk watching markets attack one weak member after the next, from Portugal to Spain to Italy, threatening the stability of the euro, the European currency Germany fought so hard to create.

In a conference call with the finance ministers from the 16 countries that use the euro and the president of the European Central Bank, Jean-Claude Trichet, officials said that some action had to be taken to calm markets and take pressure off Greece. But what form that rescue would take — be it loans, loan guarantees or a promise to buy Greek government bonds — still had not been decided Wednesday night, ahead of a summit meeting involving all 27 European Union governments on Thursday.

What did appear clear was that Germany, with an assist from France, would have to take the lead. “The Germans are the only ones with deep pockets,” said Daniel Gros, director of the Center for European Policy Studies in Brussels. “If it was just Greece, they could consider letting them go down the drain, but it threatens the entire euro zone.”

Berlin has been mostly silent on the matter. That is partly to put pressure on Greece, as civil servants struck there Wednesday to oppose cutbacks that the government has promised in order to rein in its enormous budget deficit.

But a bailout will be politically awkward for Chancellor Angela Merkel’s government. It is precisely the financial millstone that opponents warned about when Germany gave up its treasured mark, a move that a majority of people here, in contrast to their political leaders, opposed at the time.

“If the German government would just transfer money to Greece, people in Germany would feel their worst fears had come true,” said Thomas Mayer, chief economist at Deutsche Bank.

The role of savior has been thrust upon Germany by default. The euro bloc has myriad rules and regulations intended to avoid the need for prosperous members to rush to the aid of those with weak economies.

But the markets have ignored the rules, fluctuating with unconfirmed reports that the Germans have agreed to rescue the Greeks, which often carry the implicit warning that everyone will suffer if they do not. As the largest European economy with the most fiscal flexibility, Germany is crucial to any euro zone effort to save Greece.

The apprehension in Germany runs much deeper than a single crisis. It comes in the same week that Germany gave up its most cherished title, world export champion, to China, heightening fears of a declining stature and importance globally.

Germany also faces a demographic challenge, managing a population that is not only graying but shrinking. Last month the government announced that the population dropped below 82 million last year for the first time since 1995. That means fewer people trying to pay off a growing national debt, with a projected budget deficit of $118 billion this year.

After Mrs. Merkel’s re-election in September and triumphant turn on the world stage in November for the 20th anniversary of the fall of the Berlin Wall, her approval ratings have fallen to their lowest levels in more than three years. Criticism of her government over infighting in the governing coalition — mostly over tax cuts and the budget — has risen steadily. She has been noticeably reticent about the crisis in Greece, speaking out far more forcefully on populist issues like tracking down tax dodgers hiding money in Switzerland.

“It’s a conscious decision to keep quiet,” said Jakob von Weizsäcker, an economist at Bruegel, an economic policy research institute in Brussels, who used to work for the economics ministry in Berlin. “In reality, they are thinking about what they could do.”

The pressure was apparent in a harsh statement against the idea of a bailout issued Wednesday by the coalition partners in Mrs. Merkel’s government, the Free Democrats. There should be “no direct financial help for Greece,” the statement said. “It would send the absolutely wrong signal to other euro countries that no country has to strain to save any more.”

But even German opponents of the euro said a bailout appeared likely. Joachim Starbatty, a professor of economics at the University of Tübingen, was one of four professors who sued before the German Constitutional Court in 1998 to stop the formation of the currency union, which the court rejected as “obviously without foundation.”

Professor Starbatty said he believed that Germany would bow to pressure and back measures to protect Greece from market pressure. “Looking at it realistically, I think you’ll see some form of help that isn’t too damaging for the donor countries,” he said.

Peter Bofinger, professor of economics at the University of Würzburg and a member of the German government’s independent council of economic experts, said in its report that last November, the council recommended that the European Union could give guarantees for newly issued government bonds from a country in Greece’s predicament, if it had presented a workable plan for getting its finances in order.

After European governments helped stabilize financial institutions during the crisis, it was necessary to send a signal that they would not be allowed to break the currency union, Professor Bofinger said. “It’s important also for politicians to show, we will not allow you to rock our boat. We did so much to save you, you destroyed yourself almost, but we saved you.”

Stephen Castle contributed reporting from Brussels.


New York Times - feb 10, 2010


 
 















 
 
 
 

 

 
 
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